BRINDISI- (Da Il7Magazine) Ha aperto il suo locale di pizza al taglio lo scorso 26 giugno, subito dopo il primo lockdown, oggi a sette mesi di distanza rischia la chiusura e non ha diritto ad alcun ristoro. E’ questa la storia di Daniele Gugliemo, un giovane di 40 anni che vive a San Pietro Vernotico tra le mille difficoltà di un’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio centinaia i attività di ristorazione come la sua. “Ho creduto ed investito nel futuro, ma oggi, a 40 anni, sopravvivo grazie ai miei genitori”. Daniele Guglielmo, come tutti coloro che hanno aperto un’attività commerciale nel corso di quest’anno, non ha diritto ad alcun ristoro da parte del Governo e le ultime disposizioni del Decreto Natale in materia di apertura e chiusura dei locali non fanno altro che penalizzarlo ulteriormente. Il Governo ha stanziato contributi a fondo perduto per le attività di ristorazione pari a 645 milioni di euro, ma di quei soldi Daniele non vedrà neppure un centesimo nonostante la sua attività sia aperta solo il sabato e la domenica. “Ho inaugurato la mia attività lo scorso 26 giugno. Il locale è aperto al mattino come ristoro e come ristorante d’asporto sino alle 14- racconta- Il primo lockdown mi è servito per costruire il locale. Ero convinto che una volta finita l’emergenza tutti sarebbero usciti da casa e non si sarebbero fatti mancare la pizza”. Daniele ha un locale di pizza al taglio a San Pietro Vernotico: “La Teglia”. E’ un locale un po’ diverso dagli altri, non si basa sulle ordinazioni ma sui prodotti sempre pronti e freschi che sforna e mette in vetrina. Aprire questo locale per Daniele è stato un investimento ma anche un atto di coraggio. “Sino a questo momento mi ero occupato di altro, dal 1994 avevo una concessionaria di moto e un noleggio di Segway. Ad un certo punto ho pensato che la gente avesse più bisogno di mangiare che andare in moto- dice- La pizza al taglio era un’attività che a San Pietro Vernotico mancava. Ho cercato di essere innovativo. Il mio è un locale di 130 metri quadri, ho due collaboratori e poi c’è mia mamma che mi da una mano”. La scelta di aprire “La Teglia” durante l’estate è stata una scelta vincente, almeno all’inizio, nella convinzione che la pandemia si sarebbe risolta subito, ma a settembre la situazione si è ribaltata. “In estate si è lavorato tantissimo. La situazione sembrava essersi bloccata tanto che ad certo punto eravamo in otto a lavorare, avevo anche l’opportunità di mettere i tavolini fuori. Il Comune, visto il periodo difficile, ha concesso il suolo pubblico a titolo gratuito- racconta Daniele- Poi tra settembre ed ottobre è cambiato di nuovo tutto. I contagi sono aumentati di nuovo, la gente ha cominciato ad avere di nuovo paura del Covid ed a restare a casa. Alla fine sono arrivato a lavorare il dieci per cento di quanto lavoravo prima. Così mi sono ritrovato a ad aprire solo il fine settimana, ma questo evidentemente non da sicurezza alla gente”. Anche le imminenti festività non sono state di aiuto, la gente presa dai regali e dai limiti dettati dalle misure anti Covid non si ferma neppure per l’asporto. “In questo periodo di festa è ancora peggio- conferma Daniele- Gran parte dei soldi sono stati spesi in regali e anche se le persone decidono di fare una passeggiata preferiscono spostarsi a Lecce”. Così a conti fatti tra tenere aperto o tener chiuso il locale, per Daniele è più conveniente chiudere. “Oggi se io chiudo il locale il mio reddito è zero. Ma se apro devo necessariamente riempire la vetrina, trattandosi di una pizza al taglio, e quindi mi ritrovo a guadagnare zero e ad aver speso, per dire dieci- dice- Al tempo stesso non è un bel segnale chiudere per una attività nuova che ha appena iniziato. Io sono in perdita da ottobre. Lavori 15 , 16 ore al giorno e sei lì davanti alla vetrina nella speranza che entri qualcuno. Non c’è nulla di più brutto che aspettare. La mia famiglia mi da una mano ma io ho perso la serenità”. Oltre danno la beffa, Daniele non ha diritto a ristori da parte del Governo e deve arrangiarsi da solo . Subisce gli effetti della pandemia e delle misure anti Covid ma non può chiedere aiuto a nessuno se non alla sua famiglia che continua a sostenerlo in questo momento di grande difficoltà.
“Non ho diritto ad alcun ristoro perché il locale è stato inaugurato solo qualche mese fa. Ed intanto le spese sono tante. Ogni volta che apri la saracinesca devi preparare qualcosa di diverso. Devi avere il forno sempre acceso perché giustamente se arriva un cliente e ti chiede qualcosa di particolare devi essere pronto a soddisfare la richiesta. Il frigo deve essere sempre pieno- spiega- Devi pagare il pizzaiolo, 54 euro al giorno, sia che guadagni e sia che non guadagni, giustamente. Ma c’è stato un giorno che abbiamo raggiunto il minimo storico, ho incassato 38 euro. Quando prima in estate incassavo 500, 600 euro al giorno. In questo momento sono arretrato di due mensilità con l’affitto. Per realizzare questo locale ho investito 50mila euro”. In questo momento il suo futuro è molto incerto e la sua consolazione è la sua famiglia. “Mio padre ha 68 anni e mia madre 64, mi danno una mano- conclude Daniele- Senza di loro in questo momento avrei chiuso”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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