Luperti parla dopo l’assoluzione: “La politica ha utilizzato il mio cognome, e quell’inchiesta per appendermi al palo”

BRINDISI – (da il7 Magazine) Aveva scelto il rito abbreviato e si era sempre professato innocente. Dopo due anni arriva la sentenza di assoluzione per Lino Luperti, ex assessore all’Urbanistica della giunta Consales, ed ex consigliere comunale. Assolto perché il fatto sussiste, così ha stabilito il giudice del tribunale di Brindisi Vittorio Testi. Luperti era accusato di abuso d’ufficio in un procedimento che vedeva coinvolti anche alcuni dipendenti della Multiservizi, la società partecipata del Comune di Brindisi. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Giuseppe De Nozza, Luperti avrebbe abusato del suo ruolo e della sua amicizia con uno dei dipendente di quella società per far rimuovere la carcassa di un topo da un’abitazione privata. Insomma avrebbe fatto pressione su di lui, sul quale avrebbe avuto una particolare influenza. La notizia di Luperti indagato arrivò a poche ore della consegna delle liste per le amministrative del 2018, l’ex assessore era candidato a sostegno di  Roberto Cavalera, candidato sindaco del centrodestra. Luperti alle precedenti elezioni comunali era stato il consigliere più suffragato. Dopo il nuovo avviso di garanzia, l’ex amministratore decise di non candidarsi. “Lo faccio per mia moglie e per le mie figlie, per ritrovare serenità”, disse nella sua ultima conferenza stampa.

Come vive oggi questa assoluzione?

“Sono contento perché finalmente è stata dimostrata la mia innocenza. Non avevo commesso nessun reato, ma bisognava aspettare i tempi della giustizia. E questi sono arrivati. In quel momento molti politici giocarono su questa vicenda, l’hanno usata contro di me, mi hanno appeso ad un palo. Ma è il gioco delle parti, per alcuni questa è la politica. Hanno sfruttato quel momento per mettermi in un angolo. E ci sono riusciti, da 5 anni non occupo più nessun ruolo politico amministrativo”.

È cambiata la sua vita da quell’inchiesta e dalla sua decisione di non candidarsi?

“Non candidarmi è stata una delle mie migliori scelte, d’altronde non credevo fermamente in quel progetto politico. Stavo commettendo un errore. E quella parentesi mi ha insegnato tanto, da quello che è accaduto ho capito che per candidarsi bisogna credere realmente in un progetto politico. Ammetto che mi ha fatto bene, e non più intenzione di mettere la faccia per qualcuno, salvo non ci creda fermamente”.

Ritiene di aver commesso degli errori durante la sua esperienza politica amministrativa?

“Io sono uno leale. Forse ho sbagliato a credere in alcune persone. La politica è squadra, se credi che da solo puoi cambiare il mondo allora stai sbagliando tutto. E io da qualche gruppo sono stato scaricato”

A chi si riferisci?

“Nessuno in particolare. Ci sono stati tanti momenti e occasioni diverse. Io credo nella amicizie, e forse è questo quello che ho sbagliato. In politica non esiste l’amicizia. Molte volte mi sono sentito sfruttato, ma vi assicuro che non accadrà più. La gente comune però mi apprezza per quello. Si fida di me, e questa è una grande gratificazione, forse la più grande. Ho rapporti quotidiani con tantissima gente e  non solo in campagna elettorale, come fanno altri. Anche oggi dopo la notizia dell’assoluzione ho ricevuto tanto affetto, con messaggi privati e sui social”.

Ha un cognome pesante, suo padre è ritenuto uno degli ex boss della criminalità organizzata. Quanto ha pesato sulle sue vicende politiche e su quelle giudiziarie?

“Non mi hanno indagato per il mio cognome, la magistratura fa il suo lavoro. Le indagini sono partite dopo le denunce di alcuni politici.  Qualcuno di loro ha sfruttato il mio cognome per mettermi da parte. Io sono fastidioso, scomodo, non prendo ordini da nessuno e in politica questo dà fastidio. So bene di non essere simpatico né a destra, né a sinistra passando per il centro”.

È stato più volte attaccato per le vicende legate a suo padre, ma lei non ha mai preso le distanze da lui.

“Io sono il figlio di Tonino Luperti, mio padre mi ha mandato a scuola e mi ha fatto studiare perché voleva che io avessi una vita diversa dalla sua. Io non ho precedenti, ho una bella famiglia, due figlie. Lavoro da 22 anni, faccio una vita tranquilla. Non capisco di cosa dovrei vergognarmi, e da cosa dovrei prendere le distanze.  Mio padre ha avuto il suo passato ed ha pagato con la vita quella scelta. Ha pagato le sue colpe con la morte. Io odio quel mondo che mi ha tolto una delle cose più preziose, mio padre. Odio quell’ambiente,  ha tutto il mio disprezzo”.

Ritornerà in politica?

“Non lo decido io, ma lo faranno i cittadini. Una cosa è certa, in questi ultimi dieci anni ho capito tante cose. Se ci sarà qualcosa in cui credere, un’ idea, un gruppo, una squadra, allora potrei anche candidarmi. Ma non accadrà come le ultime volte. Fare politica è responsabilità per il cambiamento della città, e non spartizione. Non ho nessuna voglia di confrontami con chi porta avanti l’atteggiamento del “a me che mi tocca”. Io un lavoro ce l’ho ed ho trovato anche tanta serenità, perché devo ammettere che in questi anni ci sono state cose che mi hanno fatto stare male. E non voglio neanche creare dolore o fastidio alle mie figlie”.

Nel 2017 lei fu uno dei promotori della caduta della sindaca Angela Carluccio, fece un accordo con l’attuale sindaco Riccardo Rossi, per produrre la fine di quella legislatura. Come valuta l’operato dell’attuale governo cittadino che si è candidato come alternativo a quella esperienza amministrativa?

“Io non feci nessun accordo. La Carluccio è caduta per i suoi comportamenti, con me non aveva più rapporti, ed ha mostrato tante scorrette con il mio gruppo politico. Rossi si è presentato come una speranza per tanti, molta gente ci ha creduto. Ma la sua amministrazione si è mostrata inconcludente. Ha nella sua squadra di governo ottime persone, una tra tutte l’assessore ai Servizi sociali Isabelle Lettori con la quale mi sono confrontato per un progetto, ma manca chi dà l’ input. E quello è compito del sindaco.  Lui deve dare la linea, l’identità, ed invece sembra che Rossi si perda nel non decidere. Lui non sceglie, non azzarda e crea anche tensioni con altre istituzioni. Per non parlare poi delle sue tante incoerenze, un Rossi completamente diverso dal passato. Brindisi ha bisogno di slancio e coraggio, anche se purtroppo al momento non vedo alternative”.

Lucia Portolano

1 Commento

  1. Amministrare una città e come saper amministrare una azienda, se nkn hai esperienza di gestione difficilmente riuscirai a sopravvivere ad una, esperienza sicuramente Inoegnativa, tenendo presente che sei continuamente sotto gli occhi di tutti che ti osservano ma soprattutto ti criticano per le tue scelte

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