BRINDISI – (da il7 Magazine) Sulla scrivania i colleghi le avevano lasciato un fascio fiori. Sono stati lì per qualche giorno. Eleonora Manta, 30 anni di Seclì, lavorava presso gli uffici dell’Inps di Brindisi. Il suo ufficio era al secondo piano del palazzo in piazza Vittoria, condivideva la stanza con altri due colleghi. Si occupava della gestione delle pensioni, in particolar modo negli enti pubblici. Un sorriso per tutti, una persona solare, mai una parola fuori posto, sempre gentile e disponibile. Eleonora un anno fa aveva vinto il concorso all’Inps, anche se il suo sogno era quello di diventare magistrato. Dopo la laurea in Giurisprudenza ci aveva provato, ma non aveva passato tutte le prove. Chi la conosce dice che la ragazza non intendeva mollare, voleva indossare quella toga. Era una gran studiosa, al corso di formazione per il concorso in magistratura era tra i più bravi. Era caparbia Eleonora, e aveva tanti traguardi da raggiungere. Ogni mattina dalla provincia di Lecce si recava a Brindisi, aveva ottenuto e conquistato quel posto. Dopo il concorso c’erano stati i mesi di formazione con il personale degli uffici di piazza Vittoria. Si era creato un bel gruppo tra i nuovi arrivati. Qui sono ancora tutti sconvolti per la sua morte, per quella del suo fidanzato Daniele De Santis, arbitro di 33 anni. Dopo due giorni dall’arresto di Antonio De Marco, il 21enne, reo confesso, accusato di aver ammazzato i due fidanzati, nessuno ha molta voglia di parlare. I suoi colleghi più vicini si sono stretti nel dolore. Quella scrivania e quella sedia vuota senza il sorriso di Eleonora fa ancora troppo male. Un dolore intriso di rabbia per aver perso una collega e un’amica solo perché era felice. È questa la motivazione che ha dato De Marco agli inquirenti: “Erano troppo felici, e mi è salita la rabbia”, ha detto durante la confessione. L’arrestato era stato messo diverse ore sotto torchio, sino a quando in nottata ha ceduto.
L’aria negli uffici dell’Inps è tesa, ogni parola sembra superflua, parlano gli sguardi. È così difficile credere a quello che è accaduto. Quella splendida ragazza, bella e solare, è stata massacrata solo perché era felice. Fuori sulla parte esterna del palazzo ci sono ancora due manifestati, uno dei colleghi e l’altro della direzione Inps. “I colleghi tutti – si legge – profondamente commossi piangono l’improvvisa scomparsa della carca e stimata collega Eleonora”.
“Come si fa a commentare una tragedia simile – afferma una collega più anziana all’uscita da lavoro – non troviamo le parole. Siamo sgomenti e sconvolti. Era una ragazza bravissima, impossibile credere a quello che è accaduto”.
L’assassino di Eleonora e Daniele è stato identificato dopo una settimana di indagini, durante la quale la Procura e i carabinieri di Lecce non si sono fermati un istante, hanno cercato indizi ovunque, anche nel suo ufficio. Tra gli amici, i colleghi. I fari erano puntati su tutto. Tutti all’inizio potevano essere i potenziali responsabili. È stata battuta anche la pista del lavoro di entrambi i fidanzati. Ci sono stati sopralluoghi e acquisizioni, sino a quando negli ultimi giorni il cerchio non si stretto sullo studente di Scienze Infermieristiche. De Marco dai carabinieri è stato prelevato all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dai racconti durante l’arresto pare sia scoppiato a ridere. Ha massacrato i due fidanzati con 60 coltellate impugnando un coltello da caccia. Ha colpito ovunque. È stato tradito dalle immagini di video sorveglianza delle telecamere lungo il percorso e dalla sua grafia. Gli investigatori nelle vicinanze della casa dei ragazzi, dove è stata consumata la tragedia, hanno trovati cinque foglietti in cui il 21enne aveva scritto il percorso che avrebbe fatto e le modalità con cui avrebbe ucciso Eleonora e Daniele. Aveva scritto tutto, aveva intenzioni di torturarli e poi di ammazzarli. Nello zaino che portava con se aveva messo tutto il necessario, dalle striscette stringitubo alla soda per poi ripulire il pavimento di sangue e non far trovare tracce. Nel decreto di arresto si legge che l’azione criminale è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di compassione e pietà verso il prossimo. I ragazzi avrebbero invocato più volte a De Marco di fermarsi ma lui avrebbe proseguito nell’azione meticolosamente programmata inseguendoli per casa, raggiungendoli all’esterno senza fermarsi. Sui foglietti era descritto con inquietante meticolosità il “cronoprogramma dei lavori”. La ricostruzione di quello che è accaduto nella casa e sul pianerottolo al secondo piano di via Montello a Lecce è stato possibile anche grazie alla testimonianza di alcuni vicini e alle richieste di intervento che la sera del 22 settembre sono arrivate a carabinieri e polizia. “C’è una persona accasciata qui che urla ci ha ammazzati, ci ha ammazzati”, ha riferito un inquilino del palazzo al 113. Poco dopo ai carabinieri era arrivata un’altra telefonata di un altro inquilino: “C’è qualcuno che sta accoltellando qualcun altro sulla scala, non si apre il portone dovete sfondarlo, perché io non posso scendere ad aprirlo, c’è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno”. Hanno sentito le urla i vicini, hanno sentito i ragazzi implorare il loro carnefice, ma quando sono arrivati i soccorsi Eleonora e Daniele erano già morti.
Lucia Portolano
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