BRINDISI- I capitali della criminalità organizzata calabrese investiti nella provincia brindisina , dove i clan ritrovano vigore . E’ quanto emerge dal rapporto semestrale della Dia, Direzione Investigativa Antimafia, consegnata al Ministero dell’Interno. Da luglio a dicembre 2019 i risultati investigativi prodotti dalle forze dell’ordine consegnano una fotografia del territorio mostrando chiaramente le dinamiche e le evoluzioni dei sodalizi operanti su tutto il territorio brindisino. Nello specifico, si legge nella relazione, benché non si siano evidenziate particolari situazioni di criticità, il crimine organizzato e mafioso brindisino ha continuato ad esercitare la sua influenza sia in città che in provincia, attraverso i canonici settori che, come per il passato, continuano ad essere quello delle sostanze stupefacenti, del racket estorsivo e delle rapine. Soprattutto emerge una seconda generazione di criminali ben più “scalpitante e violenta, responsabile di numerosi reati che spaziano dallo spaccio di sostanze stupefacenti alle rapine, ai furti e ai reati contro la persona”. Le indagini correlate ai singoli episodi delittuosi, alcuni sfociati in gravi episodi di sangue, dice il rapporto della Dia, hanno fatto luce su un critico quadro legato alla criminalità diffusa, dove gruppi composti da un numero variabile di giovani, anche incensurati, ricorrono all’uso spregiudicato e disinvolto delle armi, senza una regia operativa di più alto calibro. Abbassando drasticamente il livello di percezione dell’illecito, i giovani criminali potrebbero prestarsi a diventare il vivaio della criminalità organizzata. Le novità emergono quando si parla dei sodalizi criminosi, se nel capoluogo, mentre il gruppo Brandi appare ormai fortemente indebolito dall’azione di contrasto degli ultimi anni, che ha portato a condanne divenute definitive nel giugno 2019, i Morleo continuano a operare nel settore del narcotraffico. In provincia, invece, continuano ad essere attivi i due schieramenti malavitosi dei mesagnesi, gruppi Rogoli, Campana, Vitale, Pasimeni e Vicentino, e dei tuturanesi, gruppo Buccarella, tra le cui file vi è attualmente una figura di spicco della criminalità mesagnese, recentemente scarcerata. La presenza dei due gruppi si fa sentire anche nei comuni confinanti con la provincia leccese , con alternanze di accordi e divisioni interne per la gestione degli affari illeciti, frutto perfino di decisioni prese dai boss ristretti nelle carceri. A Torre Santa Susanna e ad Oria resta attivo il sodalizio criminale capeggiato dai Bruno dove controlla il mercato della droga. “Nel solco del passato, il traffico di sostanze stupefacenti resta il fenomeno di più vasta portata criminale, che garantisce sicuri e stabili guadagni, parte dei quali impiegati per il mantenimento delle famiglie dei detenuti- dice il report- In tale ambito illecito, già in passato si è riscontrata, soprattutto nella zona nord della provincia brindisina, una forte influenza della criminalità barese”. Ma il territorio brindisino suscita anche l’interesse delle consorterie calabresi per il reinvestimento dei capitali illeciti. Il 30 luglio 2019, la DIA di Bologna ha confiscato beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro1056, riconducibili a un pregiudicato originario di Cutro e domiciliato a Parma. L’uomo è stato tratto in arresto nel 2015 e successivamente condannato, nell’ambito della nota inchiesta “Aemilia”, per associazione di tipo mafioso, reimpiego di capitali di provenienza illecita ed estorsione, avendo agito al fine di agevolare i cutresi Grande Aracri. Tra i beni confiscati figurano beni immobili, uliveti e vigneti siti ad Ostuni. Nel semestre in esame, emergono anche le consolidate relazioni criminali con gruppi albanesi, ai fini dell’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti, operanti nel paese di origine o dimoranti in provincia di Brindisi. Il porto della città di Brindisi continua a rappresentare un raccordo centrale non solo per il traffico di droga ma anche per quello delle merci contraffatte, del contrabbando di tabacchi lavorati esteri e dei rifiuti illeciti. La Dia riporta anche numerosi i reati contro il patrimonio e gli atti d’intimidazione e di danneggiamento, compiuti in danno di commercianti e imprenditori, oltre che nei confronti di funzionari della pubblica amministrazione o pubblici ufficiali, alcuni dei quali, per la loro efferatezza, potrebbero essere connessi a strategie estorsive della criminalità organizzata. Le estorsioni non sembrano, peraltro, risparmiare i titolari e i gestori di strutture turistico ricettive, in particolare stabilimenti balneari e locali notturni, né tanto meno alcune fette di mercato, conclude la Dia, quale quello delle aste immobiliari, “pilotate”, in alcuni casi, da soggetti vicini ai sodalizi mafiosi. Infine nelle aree rurali si registrano oltre ai reati predatori, quali furti di prodotti e mezzi agricoli, anche altre dinamiche criminali, ben più complesse, connesse a finalità estorsive.
Lu.Pez.
Commenta per primo