Bonifica Micorosa: lavori fermi da mesi, l’azienda vuole più soldi e chiede un risarcimento da 13milioni

BRINDISI – (da il7 Magazine) Da mesi non si vede più nessun operaio a lavoro nel cantiere di Micorosa. È rimasto solo il custode ingaggiato dal consorzio che nel 2015 si è aggiudicato l’appalto per la messa in sicurezza di oltre un milione di metri cubi di fanghi tossici, provenienti dalle lavorazione dell’ex Petrolchimico. Una storia vecchia 30 anni con oltre 50 ettari pieni di inquinanti. Un paesaggio lunare a due passi dal mare e dal parco naturale protetto Saline Punta della Contessa, una bomba ecologica che pesa da anni sulla salute dei brindisini.

I lavori ormai sono fermi, prima sospesi per l’emergenza Covid e poi mai ripartiti perché il consorzio incaricato per le opere ha sollevato alcune riserve nel proseguimento dell’appalto tanto da fare un esposto al Tar di Bari, e chiedere al Comune di Brindisi un risarcimento di 13milioni di euro. La mancata esecuzione della messa in sicurezza e bonifica di Micorosa è un danno ambientale incalcolabile. In realtà il progetto definitivo redatto da Sogesid, la società in house del ministero dell’Ambiente incaricata anche per la direzione dei lavori, non ha predisposto una vera e propria bonifica, ma più che altro una messa in sicurezza dei luoghi. Le opere prevedono un incapsulamento tra terreno e telo impermeabile dei fanghi inquinanti. Una maniera per isolarli e tombarli. Da oltre 30 anni sono a cielo aperto ed hanno inquinato falda, aria e mare. Una battaglia quella della bonifica durata anni. Nel 2015  Co.Me.Ap si è aggiudicata la gara d’appalto con un ribasso del 74,3 per cento per un valore economico di 17 milioni di euro al netto dell’iva. Un tale ribasso fece discutere molto. L’Ance (l’associazione nazionale costruttori edili) sollevò delle perplessità, e l’allora consigliere di opposizione Massimiliano Oggiano presentò un’interrogazione su quello che definì eccessivo e anomalo il ribasso. Ma la Commissione giudicatrice dichiarò congruo il valore dei prezzi applicati all’offerta economica del consorzio. Il Comune era guidato dall’amministrazione di centrosinistra di Mimmo Consales.

Nel 2018 ci fu la consegna dei lavori. Co.Me.Ap è un consorzio siciliano con aziende di Catania. Per fare la bonifica di Micorosa sono venuti dalla Sicilia. I lavori secondo capitolato d’appalto devono concludersi in 730 giorni, quindi la fine è prevista per ottobre 2020. Ma qualcosa è andato storto. Al momento risultano effettuate solo il 7 per cento delle opere. Su un’area di 54 ettari sono stati interessati ai lavori solo 7 ettari, su questi è  stato posato uno strato di copertura di terreno vegetale, si tratta infatti di una prima fase, mentre su 2mila metriquadrati c’è stata anche la posa del telo impermeabile. Tutto il resto è rimasto come era. I fanghi tossici sono alla luce del sole.

Cosa è accaduto in questi mesi?  Il consorzio ad aprile di quest’anno è riuscito a maturare ed a ottenere il primo step di pagamento di circa un milione di euro, durante l’emergenza Covid i lavori sono stati sospesi. Ma proprio al primo pagamento Co.Me.Ap, ha presentato delle proprie riserve chiedendo al Comune  9milioni  di euro in più addebitali, a suo dire, ad alcuni ritardi della stazione appaltate (Comune di Brindisi), alla direzione lavori (Sogesid), ma anche a calcoli e spese che ora tornano più. Le aziende hanno chiesto di rivedere la valutazione circa la quantità del terreno necessario per la copertura a causa del fatto che i rifiuti si sarebbero abbassati nel tempo. Ma hanno rivendicato anche un adeguamento dei prezzi sulle forniture in quanto questi sarebbero aumentati rispetto a quelli calcolati nel 2015, tra questi anche il prezzo della impermealizzazione. Insomma il consorzio non si trova più nei 17milioni di euro, i prezzi di mercato negli ultimi 5 anni sarebbero aumentati.

Il Comune, attraverso l’ufficio Rup guidato dal funzionario Gaetano Padula, ha respinto le riserve, pur mostrandosi aperto al dialogo. A seguire c’è stato anche un incontro tre le aziende, il sindaco Riccardo Rossi e l’assessore all’Ambiente Roberta Lopalco. Il consorzio ha risposto con un ricorso al Tar di Bari, ed depositato due settimane fa una richiesta di 13milioni di euro come risarcimento danni. Ora l’amministrazione comunale sta valutando l’ipotesi di rescissione del contratto di appalto. Sulla questione è stata interessata anche la cabina di regia regionale che era stata istituita per il monitoraggio dei lavori. Contemporaneamente all’appalto pubblico era partito infatti l’appalto privato di Eni rewind, che con lo stesso progetto di Sogesid, ha dato il via ai lavori di messa in sicurezza dei fanghi che si trovano sui terreni accanto a Micorosa. Le opera stavano andando di pari passo. Eni al momento sta continuando le sue, mentre l’appalto pubblico si è bloccato. E rischia di restare al palo. Non sembra proprio che Co.Me. Ap. voglia riprendere i lavori.

La bonifica di Micorosa è stata finanziata con fondi Cipe rivenienti da un accordo di programma sottoscritto il 17 luglio 2012 dal ministero dell’Ambiente, dal ministero dello Sviluppo Economico, dalla Regione Puglia e dal Comune di Brindisi. Erano stati stanziati 48milioni di euro di cui 37milioni per la gara d’appalto di Micorosa, poi diventati 17milioni visto il ribasso del 74 per cento. Il resto delle risorse è ancora nelle mani della Regione che non le ha dirottate verso altri interventi. Soldi comunque della città di Brindisi costituiti con un fondo versato dalle aziende della zona industriale.

Il Comune a giorni deciderà il da farsi, non si può attendere altro tempo. Tocca all’amministrazione comunale decidere ed emettere l’atto in quanto stazione appaltante. I consiglieri di opposizione Massimiliano Oggiano, Roberto Cavalera, Gianluca Quarta, Carmela Lomartire, Gabriele Antonino, Ercole Saponaro e Luciano Loiacono hanno presentato un’interrogazione al sindaco con cui chiedono di conoscere quali sono stati i controlli messi in campo dal 2018 ad oggi per i lavori svolti, e quali urgenti iniziative intende adottare in qualità di massima autorità sanitaria ed igiene pubblica e ambientale per scongiurare il rischio di un disastro ambientale dovuto al blocco dei lavori.

Lucia Portolano

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*