BRINDISI- Nel Brindisino, come nel resto d’Italia, nel settore della pesca l’impatto del COVID 19 ha avuto gravi ricadute economiche e occupazionali. L’attività di pesca si è ridotta notevolmente e, almeno nella prima fase, c’è stata una riduzione d’attività anche del 70%. La chiusura di esercizi commerciali, per effetto del lockdown, ha determinato il crollo dell’intero settore. Il comparto viveva già una profonda crisi per via di troppe chiusure d’azienda per effetto del disarmo e non riesce più ad essere attrattivo per i giovani. Il Covid-19 ha contribuito a complicare ulteriormente la situazione. La Flai Cgil è vicina agli operatori del settore della pesca per garantire l’assistenza di tutela relativa agli ammortizzatori e alla previdenza attraverso l’apertura dello sportello, presso il comune di Fasano del Centro Servizi Territoriale della pesca, all’interno della campagna “Di Persona”, lanciata dalla Cgil, che prevede la riapertura di tutte le sedi al pubblico, in assoluta sicurezza, con il rispetto di tutte le misure anti contagio, anche il sabato mattina. In questo momento storico, all’indomani di una emergenza sanitaria terribile, le imprese di pesca hanno bisogno di certezze e della liquidità necessaria per non dover negoziare tra tutela del reddito e tutela della sicurezza. «Non c’è più tempo da perdere – dice il Segretario provinciale della Flai Cgil di Brindisi Antonio Ligorio -, bisogna immediatamente avviare un’interlocuzione. Faccio appello al Prefetto affinché convochi un tavolo specifico per affrontare le problematiche della pesca, coinvolgendo i rappresentanti del settore, la Capitaneria di porto, il Presidente della provincia e i Sindaci dei comuni della fascia costiera del Brindisino, per affrontare le varie problematiche specifiche avanzate dai pescatori e che porti alla stesura di un documento che richieda lo sblocco e il relativo trasferimento delle risorse già stanziate agli operatori». Sul fronte della sicurezza, mentre in tutto il Paese giustamente si è proceduto a tutelare la salute e sicurezza con Protocolli anti Covid, vorremmo non si dimenticasse che non è più tollerabile il procrastinarsi dell’assenza dei decreti attuativi, specifici per la pesca, del D.Lgs. 81/2008 per consentire lo svolgimento del lavoro nel rispetto della tutela della salute e sicurezza di chi vive in mare. Gli aiuti che si stanno mettendo in campo sia di natura nazionale che europea, sono importanti per la ripresa. Serve un sostegno economico forte sia per i lavoratori che per le imprese. I decreti “Cura Italia” e “Rilancio” vanno verso questa direzione, insieme alle modifiche del FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) a sostegno delle imprese della pesca, per le aziende che si occupano di stoccaggio e conservazione dei prodotti e acquacoltura la quale vede nel territorio brindisino aziende di valenza nazionale. Il problema sta nel fatto che gli aiuti nazionali tardano ad arrivare e per quelli di natura europea la condizione non è migliore, invece le risorse devono essere immediatamente trasferite ad un settore che, non va dimenticato, ha contribuito a garantire il rifornimento dei banchi dei supermercati quando tutti temevamo per il nostro approvvigionamento di cibo. Senza poi dimenticare le reiterate richieste, provenienti dalle marinerie, per i pagamenti dei fermi pesca per gli anni 2018 e 2019 alle imprese e le indennità di fermo obbligatorio 2019 ai lavoratori, che certamente in un momento così drammatico avrebbero assicurato un importante ristoro in un settore dove le retribuzioni sono strettamente correlate al reddito d’impresa lo stesso vale per la Cigs in deroga per i lavoratori, anche questa in forte ritardo. È necessario aprire un confronto su questi aiuti. Crediamo siano un’opportunità da cogliere per rilanciare il settore, ma ragionando su come e dove canalizzare le risorse per riuscire a raccogliere il massimo del risultato possibile. «Bisogna progettare un percorso – conclude il Segretario Antonio Ligorio – che dia a queste risorse un obbiettivo utile al rilancio della pesca italiana. In questi anni abbiamo visto decine e decine di progetti che avevano lo scopo di rilanciare il settore: dalla pulizia del mare con la raccolta delle plastiche, a progetti per attrezzi più selettivi per tutelare la risorsa, alla diversificazione dell’attività, alla commercializzazione, alla vendita di prodotti online, al km 0, solo per citarne alcuni, che possono tornare anche utili in questa fase, dove il lavoro, la difesa della salute e della sicurezza a bordo delle imbarcazioni, l’importanza dei beni essenziali come il cibo, devono portare alla consapevolezza che la pesca ed i pescatori sono una risorsa per la collettività».
BrindisiOggi
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