BRINDISI – Sarebbe potuta diventare la battaglia di tutti, quella di un’intera comunità che lotta per migliorare le cose: da una parte un ambiente più salubre, dall’altra un’economia più solida con la salvaguardia dei posti di lavoro. Ed invece in poche ore si è trasformata nella guerra di pochi, una guerra che ha creato fazioni e contrasti nell’intera città. È accaduto esattamente quando una parte delle forze politiche ha raccontato il provvedimento di blocco delle attività di Versalis ( presunta fonte dell’inquinamento di quei giorni) come il risultato di una vecchia battaglia. Il risultato di una “storia”. Ed è esattamente in quel momento che l’atto del sindaco ha perso qualsiasi valore di collettività. A tanti in quell’istante, e soprattutto ai tanti lavoratori del Petrolchimico, si è insinuato il dubbio che il blocco fosse solo “un atto politico”, quello, che una parte che oggi governa, attendeva da anni. E non un atto emesso per il benessere di tutti. Non si vuole entrare nel merito dell’opportunità o no di aver emesso quel blocco, prima ancora di conoscere i dati, che ancor oggi lasciano qualche vuoto e si attende la relazione definitiva dell’Arpa. La valutazione qui è in merito allo scontro sociale che ha inasprito i toni di un dibattito che richiede competenza, capacità di confronto, pochi pregiudizi ed anche meno insulti sui social. Qualcuno ad un certo punto ha dimenticato che ha in mano il governo della città, ed ha pensato di stare ancora a raccogliere le firme per strada e di combattere contro qualcuno. E no, non ci sono nemici da combattere, c’è un territorio da governare e c’è una collettività da rappresentare. Essere al governo significa trovare soluzioni, fare sintesi degli interessi, difendere un territorio e la sua gente. Tutta la sua gente, con il rispetto anche di chi si trova dall’altra parte. E come non capirli i lavoratori che hanno paura di non poter più portare a casa uno stipendio. Stretti tra i sindacati che fanno ormai da portavoce dell’azienda e il timore che questa possa sbaraccare e andare via, che si sente così tanto sicura da non presentarsi neanche ad un tavolo con il sindaco e il presidente della Regione. Un presidente che su questa vicenda al momento resta in silenzio, mentre nelle stesse ore esulta all’idea di una nuova centrale a gas a Brindisi. E sia chiaro una volta per tutte: nessun lavoratore va in fabbrica per morire.
Il muro contro muro porta a non vedere altri orizzonti, una battaglia si vince quando si è uniti. La politica ha il compito di creare i presupposti per tale l’unità, altrimenti resta sempre il dubbio che si vogliano tutelare gli interessi di pochi con conseguenze disastrose. E chi perde, ancora una volta, è Brindisi.
Lucia Portolano
Ciò che è scritto nell’articolo di cui trattasi è la solita pappardella che sentiamo da almeno mezzo secolo, che dice tutto e non dice nulla, proprio grazie a questo tipo di modus operandi ci ritroviamo in una città ad alto rischio ambientale con un’industria pesante che, in maniera spudoratamente menefreghistica e autoritaria, fa’ciò che vuole infischiandosene della popolazione e delle istituzioni. Questa è la verità nuda e cruda. Intanto la gente continua ad ammalarsi e a morire di bruttissime malattie mentre i medici si affannano a lanciare allarmi inascoltati e i sindacati che fanno le marionette al servizio non certo degli operai. Avanti Sindaco non ti fermare, spiace che questo parere non sarà pubblicato, oppure cancellato dopo poche ore.
Considerazioni da condividere appieno, ma che denotano una mancata presa di coscienza da parte delle forze politiche e sindacali e direi anche di una parte della cittadinanza al problema grave dell’inquinamento, i quali antepongono piccoli interessi privati, ma essendo privati pur piccoli, diventano fondamentali e impediscono alla società civile di affrontare in maniera compatta il problema. Quando purtroppo l’inquinamento e l’avvelenamento colpisce un cittadino con prognosi gravi di tumore il problema ricade all’interno della sua famiglia senza assurgere alle cronache come questione cittadina. Quando si vedrà un cambio di rotta in tal senso forse la città avrà preso coscienza.
Condivido e faccio mio quanto giustamente e concisamente è stato espresso dalla redazione nell’articolo di cui sopra.E ciò mi induce a porre un quesito: vi sarà mai quell’uomo politico che , eletto in democratiche consultazioni elettorali, e quindi divenuto uomo della “cosa pubblica” , sappia amministrare e dirigere il territorio con scelte e modalità che prescindano TOTALMENTE dalla propria ideologia politica e si pongano come fine solo il meglio per i propri cittadini ? Ciò di certo, come è sotto gli occhi di tutti, non avviene né a Brindisi né nel governo ( per modo di dire) della nostra Nazione. Brindisi perde? Non credo: per perdere bisogna stare in partita, in campo. Brindisi è fuori oramai da qualsiasi campo e partita…..possiamo solo rantolare…a bordo campo.