BRINDISI- (Da Il7 magazine) Disabile perseguitata dalle multe, vince 27 ricorsi, ma l’Abaco di Brindisi le invia altrettanti solleciti di pagamento. E’ una storia che del paradossale se non fosse che proprio in questi ultimi giorni l’agenzia di riscossione tributi incaricata dal Comune di Brindisi sta inviando cartelle pazze a centinaia di cittadini ora impegnati a dimostrare l’illegittimità delle richieste di pagamento. In particolare una donna albanese che da diversi anni vive qui a Brindisi, ha ricevuto negli ultimi ventiquattro mesi ben 27 multe per aver violato l’accesso in una zona a traffico limitato. La signora, diversamente abile, ha attraversato l’area del lungomare Regina Margherita con la sua auto. L’intero percorso è una ZTL, zona a traffico limitato, e quindi non percorribile con i mezzi a meno di non avere un’autorizzazione. La signora ha un regolare pass disabile che le consente non solo di parcheggiare negli stalli gialli a lei dedicati ma anche di attraversare queste zone vigilate. Nonostante questo negli ultimi due anni è stata sanzionata per la medesima violazione, nella medesima zona, per ben 27 volte.
“E’ venuta da noi in lacrime- ha detto l’avvocato Marco Elia che con l’avvocato Marco Masi assiste i consumatori che si rivolgono all’Adoc- la signora si sentiva perseguitata, era molto provata da questa situazione e noi non abbiamo esitato ad aiutarla”. Gli avvocati così si sono messi subito a lavoro facendo ricorso al Giudice di Pace e dimostrando l’illegittimità delle sanzioni amministrative. Ventisette ricorsi, tutti accolti. Il giudice ha dato ragione alla donna che evidentemente per legge non aveva alcuna limitazione ad attraversare una ZTL con il suo pass per disabili e nella sua condizione. Ma probabilmente la trafila giudiziaria non è stata sufficiente e l’Abaco, l’agenzia di riscossione dei tributi, dopo due anni ha ripresentato il conto inviando alla donna 27 solleciti di pagamento con tanto di mora. “Hanno inviato i solleciti come se nulla fosse accaduto, come se le sentenze del giudice non ci fossero mai state- racconta incredulo l’avvocato Elia- assurdo. Ma come si fa a commettere un errore così eclatante”. A questo punto, per l’ennesima volta la donna si è dovuta rivolgere all’avvocato affinchè “sbrogliasse la matassa”. Il perché l’Abaco commetta simili sviste è davvero inspiegabile soprattutto se si considera che la signora in questione è solo una delle centinaia di vittime di questa tipologia di errore. “Io penso che ci sia un difetto di comunicazione tra l’Abaco ed il Comune di Brindisi- dice l’avvocato- altrimenti è follia. Ma anche davanti a questo difetto di comunicazione è necessario che si prendano di provvedimenti. Negli ultimi tempi centinaia di cittadini si sono rivolti all’Adoc ed hanno chiesto assistenza legale. Ma non pensate, tutto questo ha un costo anche se si vince il ricorso”. Per poter fare chiarezza ed aver ragione del torto subito aprendo un ricorso, il cittadino deve pagare un contributo unificato di 43 euro, a meno di non aver il gratuito patrocinio. In ogni caso ci sono da pagare bolli, una quarantina di euro, eventuali accessi agli atti, 35 euro, certificato storico di residenza, 16 euro. Spese che in ogni caso, indipendentemente dalla sentenza, è necessario ed indispensabile affrontare. A conti fatti affrontare un ricorso per non pagare una multa ingiusta si spende, a fondo perduto, intorno alle 200 euro. “Alla fine per una multa di 20 euro si spende il doppio- dice l’avvocato- senza nessun rimborso. Abbiamo avuto casi, e questi sono i più frequenti, di multe mai notificate perché recapitate ad un indirizzo sbagliato. In queste situazioni la gente lo scopre quando arriva a casa il sollecito di pagamento da parte di Abaco. Ovviamente si procede facendo ricorso, si richiede il certificato storico di residenza e si dimostra, così, davanti al giudice, che la persona in questione abita ad un indirizzo differente. La causa la si vince ma nel frattempo è stato speso tempo e denaro. Accade più o meno la stessa cosa quando vengono recapitati solleciti di pagamento per multe già pagate. Spesso accade che non si ha più la ricevuta, in quel caso si richiede l’accesso agli atti alla Polizia Locale e si dimostra l’errore dell’agenzia di riscossione dei tributi”. Molte di queste cause vengono chiuse in transazione, ossia non si arriva al giudizio, molte altre al contrario vedono la parola fine solo quando il Giudice di Pace emette la sentenza. Nel frattempo non solo ha perso tempo e denaro il contribuente ma anche lo stesso Comune di Brindisi contro il quale si fa ricorso. L’amministrazione così, di fatto sostiene spese, che di rimando peseranno sulle tasche dei cittadini, per sviste, errori che l’Abaco commette. “Non è la prima volta infatti che il Comune di Brindisi per tramite della concessionaria per la riscossione dei tributi avanzi richieste prive di fondamento o nelle modalità non conformi alla legge considerate le numerose sentenze di condanna emesse dai Giudici di Pace- spiega l’Adoc- È opportuno ricordare come nell’ultimo semestre del 2019 la concessionaria del Comune di Brindisi abbia inoltrato una serie infinita di intimazioni relative al mancato pagamento, per lo più, di sanzioni stradali. I Giudici di Pace di Brindisi hanno accolto le opposizioni proposte dai legali dell’Adoc-UIL di Brindisi, gli avvocati Marco Elia e Marco Masi e fondate sulla mancanza dei titoli per la riscossione, nonché sulla mancata esibizione della documentazione in originale. L’aspetto più assurdo e che tante di queste intimazioni riguardavano multe stradali già integralmente pagate, annullate con ricorso oppure notificate ad indirizzi erronei o mai notificate. Sulla scorta di tale inconcepibile situazione centinaia sono stati i ricorsi. Non è chi non veda come tale modus operandi da parte della concessionaria debba essere ampiamente stigmatizzato in quanto costringe il cittadino a dover spendere tempo e risorse finanziarie per l’annullamento di intimazioni che giammai dovevano essere notificate. Una situazione inaccettabile che determina danni economici ai cittadini in un momento di grave sofferenza e alla stessa collettività per i costi dei contenziosi”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Laddove l’articolo indica che “tale modus operandi da parte della concessionaria debba essere ampiamente stigmatizzato” io direi che in tale comportamento debba intravedersi il reato di tentata estrorsione, perchè tale è il risultato per il cittadino che non riuscisse a dimostrare di aver pagato somme di denaro ben presenti nelle casse e nei documenti contabili della concessionaria.
L’episodio ( di per se stesso alquanto disgustoso e ripugnante per la natura dell’azione e per l’essere di chi l’ha ripetutamente compiuta) non mi sorprende affatto. Esso fa parte dell’italico cieco accanimento istituzional-legislativo nei confronti dell’inerme cittadino. Due sono le origini ( come ho sempre ribadito) alla base di ciò. Da una parte la malafede e disonestà intellettuale di quel legislatore ( che credeva di essere il furbo) che ha fatto leggi per le quali si cerca di dissuadere il cittadino dal difendere i propri diritti, frapponendo pastoie burocratiche , balzelli e tariffe ( che non si recuperano manco a ricorso vinto) elevati che rendono sconveniente far valere le proprie ragioni spudoratamente violate dall’ente pubblico o altra sua emanazione . In parole povere “Tu cittadino-servo-suddito paga e basta, anche se hai ragione, e non rompere altrimenti se ti respingo il ricorso ti faccio pagare pure il doppio (cosa che accade realmente )”.Dall’altro canto il tumore, il cancro con metastasi delle 130.000 ( alcuni parlano di 150.000, altri di 200.000 , ma nessuno sa bene il quanto) leggi, decreti, direttive ed orpelli giuridici vari che fanno marcire come un cadavere in decomposizione il corpo sano ( o quello che ne rimane) della nazione. Ed in questo ramificato e diffuso tumore legislativo risulta ancor più difficile ed oneroso far valere i propri diritti , difendersi dalle vessazioni subite soprattutto se provenienti dalla cosa pubblica.In parole povere ” vae victis”( guai ai vinti) : sei sopraffatto prima di iniziare a difenderti e preparati a subire la rapace azione del potere perché hai osato di non genufletterti e non piegare il capo in segno di servile ossequio. Una domanda a chi mi legge ( se non mi censurano) : avete mai udito di qualche politico che voglia mettere fine a questo scempio?
Tranquilla, i solleciti arrivano anche a chi ha pure pagato…