BRINDISI- Non è la svista in un solo piano, o qualche incivile che ha pensato bene di rubarne uno, ma nell’ospedale Perrino di Brindisi la sicurezza anticendio manca dal primo all’ultimo piano. Brindisioggi si era già occupato del pericolo incendio al nosocomio, mostrando la mancanza di un idrante al piano terra. Ma approfondendo la storia abbiamo scoperto che le pompe anticendio mancano in quasi tutti reparti, dal primo sino al terrazzo. Anche al decimo dove si trova l’Unità operativa di Pediatria, così come all’Utin, e nel delicato reparto di Terapia intensiva.
In molti casi sono state tolte la manichetta e la lancia dall’idrante posizionate sulla parete, proprio quelle che permettono di distribuire e diffondere l’acqua in caso di incendio. Tolte, sradicate da tempo e nessuno le ha mai sostituite, non esiste manutenzione. In caso di incendio non ci sarebbe il modo di intervenire, nei piani alti con pazienti allettati la zona potrebbe trasformarsi in una trappola infernale. Nel caso in cui prendesse fuoco un armadietto, o un materasso bisognerebbe gettare secchi d’acqua. E qualcuno lo chiama ospedale d’eccellenza.
La struttura non è assolutamente a norma, a questo bisogna aggiungere porte anti panico rotte e senza maniglioni. In questo nostro viaggio tra i reparti abbiamo contato ben 20 idranti rotti o meglio inefficaci, alcuni inesistenti. ( Vedi Foto)
Ma il fatto non sorprende, visto che come abbiamo segnalato qualche mese, l’ospedale è sprovvisto del certificato prevenzione incendi che la legge obbliga dal lontano 1982.
Proprio così, il Perrino non è dotato del certificato che viene rilasciato dai vigili del fuoco con il quale si assicurano gli standard minimi di prevenzione contro gli incendi. Sembrerebbe che dopo la nostra segnalazione qualcosa si sia mosso nell’ufficio tecnico del Perrino, sono loro che devono richiedere la documentazione, i tecnici avrebbero deciso di mettere a posto la struttura. Ma a quanto pare per la sicurezza bisogna ancora attendere, e quindi il certificato è ancora lontano.
Eppure per molto meno fanno chiudere i locali e non si rilasciano autorizzazioni ai privati.
Lucia Portolano
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