BRINDISI- (da Il7 Magazine) Anni trascorsi sui libri aspettando di chiudere un lungo ciclo di studi e sentire finalmente quelle parole: “La proclamo dottore”. L’emozione di un momento che mai si ripeterà nella vita ma Paolo Zacheo quelle parole le ha potute ascoltare solo attraverso un video. Lo scorso 5 marzo questo giovane brindisino di 26 anni si è laureato in Comunicazione all’Unimore, università di Modena a Reggio Emila, via skype. Le misure disposte dal Governo italiano per contenere il contagio da coronavirus non hanno lasciato altra scelta se non adeguarsi ad un decreto che non consentiva di poter svolgere le sedute di laurea in una stanza alla presenza dei docenti. “La mia seduta di laurea era fissata per il 5 marzo e sino all’ultimo momento non sapevamo se ci sarebbe stata visto l’emergenza sanitaria” racconta il ragazzo. Come da disposizioni il rettore dell’università ha sospeso le lezioni e le sedute di laurea in programmazione ma ha dato l’opportunità per quelle più imminenti di potersi svolgere tramite collegamento on line. “E’ stato un colpo scoprire che non mi sarei potuto laureare come tutti- dice Paolo- Arrivi fino in fondo e capisci che è fatta, così non vedi l’ora di vederti lì e sentirti proclamare dottore con la tua famiglia accanto che ha lottato per e ha fatto tanti sacrifici. Ma così non è stato”. Paolo il 5 marzo era a casa a Reggio Emilia, ha indossato il suo abito nuovo, ha acceso il computer e si è collegato al sito della sua università, la Unimore. Le sedute virtuali di laurea sono cominciate alle 9.00, erano 71 gli studenti pronti per ricevere la proclamazione. Lui ha aspettato trepidante il suo turno. Verso la metà della mattinata è stato chiamato. In collegamento skype i suoi insegnanti, appena qualche minuto ed è stato proclamato dottore in Comunicazione. “Ero emozionato ma ero anche dispiaciuto perché ero solo e la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto, era a casa”. Da Brindisi papà Antonio, mamma Rossella e la sorellina Marina hanno seguito attraverso un link fornito dall’università, la laurea di Paolo. Nessuna festa, nessuno abbraccio solo quella commozione di vedere il proprio figlio attraverso un video che consegue quel titolo di studio inseguito con tanti sacrifici. “Eravamo in pigiama, io e mia moglie- dice Antonio Zacheo, il papà di Paolo- del resto nessuno poteva vederci. Ma che potevamo fare. E’ stato emozionante ma non è stato come averlo accanto”. Antonio racconta quella mattina con una punta di amarezza e delusione resa ancora più forte dal non poter abbracciare il figlio neppure ora visto che non è consentito viaggiare e spostarsi. “Ci siamo rimasti tanto male quando abbiamo saputo che la seduta di laurea si sarebbe svolta in questa maniera- dice Antonio- noi eravamo pronti, da mesi programmavamo questo giorno con amici e parenti. In famiglia abbiamo l’abitudine di partecipare alle sedute dei laurea di tutti. Ed ora che era il turno del nostro Paolo non abbiamo potuto fare nulla”. Mesi di preparativi per una festa che, potremmo dire, è stata solo rinviata ma di quella seduta resta solo un video. “Abbiamo lavorato una vita intera e questo era il momento di raccogliere tutti insieme i frutti- dice ancora papà Antonio- non vedevamo l’ora. Avevamo affittato una casa per noi e i parenti che sarebbero venuti a Modena, avevamo acquistato gli abiti, prenotato il locale per la festa. Lo stesso Paolo aveva scelto con cura il suo vestito per la laurea ed aveva acquistato il biglietto per poter poi scendere a Brindisi il giorno dopo. Ed invece non si è potuto fare nulla”. Paolo si è laureato così ma fortunatamente a fargli compagnia c’erano gli amici dell’università. Lo scorso 5 marzo a Modena era ancora possibile uscire e spostarsi. La giornata per quanto non fosse come lui l’aveva immaginata si è conclusa con una piccola festicciola tra ragazzi, il giorno dopo Paolo sarebbe dovuto partire per raggiungere la famiglia a Brindisi. “Avevo già il biglietto e in giro si era diffusa la notizia che a breve sarebbe stato firmato il nuovo decreto- dice Paolo- non ci ho pensato neppure per un attimo. E’ stata una questione di responsabilità. Ho telefonato ai miei genitori ed ho detto loro che sarei rimasto qui”. Mentre migliaia di persone correvano alla stazione per raggiungere il sud, Paolo ha seguito il suo senso civico ed è rimasto chiuso nella sua casa di Modena. “Ho preferito salvaguardare la mia famiglia, non volevo metterli in pericolo- dice- ho avuto quel senso civico che forse a molti altri è mancato”. La famiglia del ragazzo ha apprezzato questa decisione e lo ha elogiato per questo. “Quando abbiamo programmato la partenza di Paolo- dice papà Antonio- abbiamo subito avvertito il medico di base. Stavamo in ogni caso seguendo il protocollo. Sono un vigile del fuoco e proprio io non avrei mai sottovalutato questa situazione. Poi le norme si sono fatte più stringenti ed a quel punto Paolo ha fatto la scelta più giusta: restare a Modena”. La lontananza da casa è difficile da sopportare se si immagina che il proprio figlio si trova ad oltre 800 chilometri di distanza, ma questa famiglia, come tante altre in questo momento, ha compreso la situazione e cerca di superare con l’affetto anche la lontananza. “C’è preoccupazione, tanta- dice papà Antonio- ma io sono orgoglioso della scelta che ha fatto mio figlio. Si è dimostrato responsabile, ha compreso la gravità della situazione ed ha agito di conseguenza. Per il resto, ci sentiamo sempre, siamo sempre in contatto e speriamo che al più presto tutto si risolva. Ora è importante rispettare le regole, stare a casa. Solo così potremo aiutare noi e gli altri. Non eravamo lì per la sua laurea ma non importa, lo festeggeremo non appena tornerà a casa”.
Il decreto a firma del premier Conte prevede la chiusura di scuole e università sino al 3 aprile ma se i contagi non diminuiranno e non sarà superata l’emergenza sanitaria c’è la seria probabilità che il termine venga prorogato. La situazione migliorerà solo se ciascuno farà la sua parte e mostrerà quel senso di responsabilità civile come fatto da Paolo e la sua famiglia.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
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