BRINDISI – La lettere del direttore generale dell’Asl di Brindisi Giuseppe Pasqualone a tutti i dipendenti che in questi giorni sono in trincea nei presidi brindisini.
“Le mie due figlie, quando la sera torno a casa, stranamente da due settimane mi guardano e senza avvicinarsi mi chiedono: papà come stai? “Bene”, rispondo. Sorrido e faccio finta di non capire il motivo di quella domanda. Ma ognuno di noi lo sa benissimo.
In questi giorni più che mai hanno capito che il loro papà sta facendo una cosa eccezionale – inteso come eccezione alla normalità -. In verità sanno da sempre il lavoro che faccio, ma soprattutto in questi giorni di paura collettiva sanno che il loro papà decide e pianifica insieme ad altri come organizzare il lavoro di quegli stessi medici e infermieri che loro vedono in tv, vestiti come dei marziani scesi sulla terra, che marziani non sono. Sono bensì eroi, in verità lo sono da sempre, ma in queste ore più che mai hanno l’arduo compito di metter su l’armatura da guerriero e combattere una guerra fantasma.
Come stai, mi chiedono le mie figlie. La stessa domanda che vorrei fare ad ognuno dei 5 mila operatori (medici, infermieri, personale tutto) che in questi giorni combattono nelle mille trincee di questa sanità pubblica che oggi rappresenta il meglio della nostra società. Quello che fate Voi ogni giorno è il lavoro più importante del mondo: salvare la vita della gente, ridare serenità e felicità.
In questi giorni il vostro impegno è richiesto in una situazione di emergenza come mai in tempo di pace e probabilmente nella storia degli ultimi decenni. Oggi più che mai c’è bisogno di voi; la società, i nostri genitori, i nostri figli, le persone che non conosciamo hanno bisogno del vostro aiuto.
La nostra è una struttura che qualcuno ha chiamato Azienda: non so perché è stato utilizzato questo termine per indicare un’attività che non è riconducibile al business, alla economia, quanto invece alla solidarietà e al rispetto e la cura verso l’Altro.
La pagina di questa storia che porta il nome di Covid19 siamo noi, oggi, a scriverla. Voi soprattutto. I nostri figli, i nostri nipoti un giorno racconteranno con orgoglio: “Di quella volta in cui un virus alieno sbarcò sulla terra e i nostri padri lo sconfissero”.
Sono fiero di Voi. Tutti noi siamo fieri di Voi. E sono sicuro lo saranno anche i nostri figli e le nostre future generazioni.
Grazie a tutti. Nessuno escluso”.
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