Dalla scuola in via Sele alla villa confiscata alla criminalità, ecco come vivono sei famiglie brindisine

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) “Tutti insieme appassionatamente” è il famoso film con  Julie Andrews dei lontani anni ’60, ma è anche la storia moderna di sei famiglie che da sette mesi vivono nella villa confiscata alla criminalità in contrada Chiodi a Brindisi. Sono gli ex inquilini della scuola di via Sele al quartiere Perrino di Brindisi, gli abusivi che per anni il Comune ha tentato di mandare via e a cui poi, finalmente, ha assegnato, seppur in via temporanea, così dicono, una struttura confiscata alla criminalità immersa nel verde in Strada Flaminia in contrada Chiodi, una zona rurale del Comune di Brindisi. Queste persone, nove in tutto, vivono insieme in un immobile confiscato nel 2014 alla criminalità brindisina e  ristrutturato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale P.O.Fers 2007-2013 per la riconversione dei beni confiscate. Grazie a questo fondo il Comune lo ha recuperato e pur avendo una destinazione d’uso finalizzata a favorire il riuso sociale, anche in termini occupazionali, per anni non era mai riuscito ad utilizzarlo sino a quando non ha deciso di trasferire le sei famiglie di via Sele tamponando così l’emergenza abitativa.
La struttura si sviluppa su tre piani, conta di almeno una ventina di stanze arredate con letti, armadi, scrivanie e poltroncine. Per ciascuna di queste camere vi è un bagno interno. Oltre queste stanze vi sono almeno un’altra decina di ambienti da utilizzare a seconda del bisogno. Vi è anche una cucina nuovissima e una sala con tavoli e sedie. Un’ascensore attraversa la struttura e consente di muoversi agevolmente. Vi è anche un seminterrato con altre stanze vuote e persino una lavanderia già predisposta con gli allacci per la lavatrice. Una saracinesca, poi, collega il semiterrato con l’esterno, proprio come se fosse un garage. All’esterno non manca lo spazio, oltre a un piazzale antistante la struttura , ve ne è un altro alla spalle con tanto di area per il barbeque. Un vasta area ricoperta di terra ricorda che un tempo, in quel punto, sorgeva una piscina di grandi dimensioni. La piscina per comodità è stata eliminata. Intorno alla villa vi è anche un terreno di pertinenza. “E’ tutto nuovo- dice Antonio Epicoco, uno degli inquilini che vive al piano superiore con la compagna Teresa- siamo contenti. Ciascuno ha occupato una stanza e creato i suoi spazi. Non è stato difficile perché ci conosciamo tutti da anni. E’ come una grande famiglia”. Antonio mostra orgoglioso quella camera arredata con cura, oggetti e foto che rappresentano gli affetti di una vita. In un angolo anche il frigo e una stufetta per tenere caldo l’ambiente. “Qui purtroppo i riscaldamenti non funzionano- dice- ciascuno si arrangia come può. Ora fa freddo e in qualche modo dobbiamo provvedere. In verità anche l’acqua non è potabile ed allora a turno dobbiamo recuperarla e potarla qui”.
Benché ciascuno abbia la sua stanza gli inquilini hanno da condividere delle aree ed esigenze comuni. Una di queste è la cucina ed il soggiorno. Quando si entra in queste stanze si respira profumo di pulito, l’intera struttura, nonostante sia in totale autogestione, è ben tenuta. “La cucina è a disposizione di tutti ma sono pochi quelli che vengono anche a farsi un caffè- dice Antonio- il soggiorno, invece, è un luogo dove spesso ci si incrocia per scambiarsi due parole e stare un po’ insieme”. Le sei famiglie hanno appena trascorso Natale e Capodanno nella loro nuova casa. Inutile dirlo, hanno festeggiato insieme. A dire il vero qualcuno avrebbe voluto raggiungere i parenti in città ma quei pochi chilometri che separano la villa dal centro abitato per chi non ha un’auto e non può usufruire dei mezzi pubblici diventano una distanza considerevole. Tutti gli inquilini non lavorano e vivono del reddito di cittadinanza ad eccezione di Osvaldo De Nunzio, impiegato nella partecipata della Provincia “Santa Teresa”. “Sono l’unico a avere la macchina e tutte le volte che posso mi metto a disposizione degli altri- dice Osvaldo- ma il problema è un altro: qui non c’è una fermata dell’autobus. La più vicina è ad un chilometro e mezzo”.
Il risvolto della medaglia, se da un lato queste persone hanno trovato un casa dignitosa in cui vivere, alcuni servizi , tuttavia, mancano. Uno di questi è proprio il servizio di trasporto pubblico. La villa si trova sulla strada provinciale che collega il quartiere La Rosa di Brindisi alla frazione di Tuturano. E’ notoria la pericolosità di questa strada che la scorsa settimana è stata teatro dell’ennesimo incidente. Qui le macchine sfrecciano a tutta velocità e non appena calano le tenebre è buio pesto. “Rischiamo la vita a camminare lungo questa strada a piedi- dice Franco Montenegro, un altro inquilino della casa- come si fa ad uscire. E’ troppo pericoloso. Anche se dovessimo raggiungere la prima fermata dell’autobus, bisogna percorrere più di un chilometro”. Stando a quanto racconta questa gente, sino all’estate scorsa la fermata c’era ma poi sarebbe stata soppressa per motivi di irregolarità. “Noi facciamo un appello a chi di dovere- dice anche Valentino Pepe Esposito, che vive in una stanza al primo piano della villa- vi prego create un’altra fermata. A volte ho provato a chiedere al conducente del pullman di lasciarmi vicino casa ma mi ha risposto che non è possibile, non è regolare e lui questa responsabilità non se la prende”. In questo modo le sei famiglie trascorrono gran parte del loro tempo isolate dal resto della città, una situazione che pesa soprattutto durante la stagione invernale quando fa buio presto. “Ma anche se avessimo bisogno di raggiungere di notte una farmacia per un’emergenza- dice Antonio- come dovremmo fare? Dovremmo chiamare l’autoambulanza? Io non mi sto lamentando per la casa, ci mancherebbe, anzi io devo ringraziare il sindaco Riccardo Rossi che ci ha dato questa opportunità e il consigliere Massimiliano Oggiano che ci viene sempre a trovare. Lui è l’unico che si ricorda di noi. Ma sinceramente il problema dei mezzi pubblici è un problema serio”. Ed a proposito di problemi seri, c’è anche quello della residenza. A distanza di sette mesi queste persone pur avendo richiesto il cambio di residenza in Strada Flaminia non hanno mai ricevuto alcuna comunicazione dagli uffici comunali. “Devo fare il rinnovo della patente e della carta d’identità- dice Osvaldo- sono andato tante volte al Comune ma sono stato rimbalzato da un ufficio ad un altro. E’ possibile che ancora non si sa nulla della mia residenza e come se io non l’avessi da nessuna parte. E’ possibile? E come me anche gli altri hanno lo stesso problema. Ho l’impressione che si siano dimenticati di noi”. Antonio, Valentino, Osvaldo, Franco ma anche tutti gli altri che vivono in questa contrada sanno di essere in qualche modo fortunati oggi ad avere un tetto sulla testa, anche se il Comune insiste nel dire che è una soluzione temporanea, in cuor loro però sperano di poter tornare in città e condurre una vita più normale possibile. Entro il mese di gennaio l’Ufficio Casa approverà la nuova graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari. In lista vi sono 476 famiglie e gli inquilini della villa sperano di essere tra questi. “Ci hanno detto che siamo tra i primi in graduatoria- dice Antonio- io lo spero. Perché alla fine anche noi vogliamo pagare ed avere un alloggio popolare, certo in base alle nostre possibilità. Ma qui nessuno si perde d’animo”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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