BRINDISI – ( da il7 Magazine) Calo di affluenza con 4mila votanti in meno rispetto alle primarie del 2014, e l’unica provincia, quella di Brindisi, in cui non vince il candidato scelto per la guida dalla Regione Puglia. Il Pd brindisino si scontra con un duro risultato. Il neo segretario provinciale Francesco Rogoli alle prese con l’analisi del voto, e giustifica tutto con il mancato attivismo del partito negli ultimi mesi dovuto a questioni organizzative dopo le dimissioni dell’ex segretaria provinciale.
Perché questo risultato? Come mai questa disaffezione alle primarie: non sono piaciuti i candidati o c’è un allontanamento dal centrosinistra?
“C’è stato un calo in tutta la regione, ma se vanno a votare 80mila persone bisogna rilevare che è accaduta comunque una cosa importante. A Brindisi hanno votato 4mila persone in meno e bisogna fare i conti con questo dato. In alcuni settori queste primarie non sono sembrate realmente contendibili. C’è stata una frammentazione tra coloro che voleva rappresentare un’alternativa al presidente uscente, e questo non ha favorito. Nello stesso tempo ritengo che sia mancato un dibattito sul destino dei territori, e che quindi sia mancato il coinvolgimento dei cittadini”.
Molti sindaci del Brindisino si erano schierati pubblicamente con Emiliano, ritiene che il risultato abbia indebolito alcuni di loro?
“Non penso questo. Emiliano in questa provincia non ha prevalso perché c’era Amati che si presentava come un candidato più radicato. Non penso che a Brindisi si possa identificare il consenso del sindaco Rossi con quello di Emiliano. Erano comunque delle primarie di coalizione”.
Ma a Mesagne Emiliano ha stravinto, quanto ha influito il sostegno del sindaco Matarrelli e del consigliere regionale Vizzino?
“Ogni città ha dinamiche differenti, con Mesagne Emiliano ha rapporto più antico. Il voto non va attribuito solo ai singoli”.
Il Pd al momento ha delle spine nel fianco: a Latiano hanno votato solo 90 persone, a nel capoluogo 450, dato basso anche a San Vito dei Normanni.
“In alcune realtà è mancato il voto organizzato. A Brindisi per esempio il sindaco e il partito democratico erano impegnati per le difficoltà amministrative dell’ultimo periodo con la redazione del necessario piano di predissesto. E sicuramente le scelte fatte, alcune di queste dolorose hanno influito negativamente sulle primarie.
Ed ora cosa accade. Metterete in discussione il ruolo di qualcuno?
“Assolutamente no, le primarie servono per scegliere democraticamente i candidati non per dare il potere a qualcuno del partito di far saltare la testa di qualche dirigente. Ora bisogna prima di tutto riorganizzare il pd, e nei prossimi giorni ci sarà un momento di riflessione. Attendiamo di conoscere anche le novità annunciate da Zingaretti e le ricadute sul territorio”.
Ritenete di aver commesso degli errori in provincia di Brindisi?
“C’è un partito che viene da un momento lungo di non attivismo. È innegabile che ci sono problemi di carattere organizzativo. Il dato della partecipazione di Brindisi è in linea con le altre provincia. Dobbiamo rimettere insieme un’iniziativa politica che segni un percorso di confronto per il futuro sviluppo economico di questo territorio. La produzione dell’economia della provincia in questi anni cambierà, e il partito democratico dovrà avere un ruolo da protagonista.
La composizione delle liste delle regionali saranno influenzate dai risultati delle primarie?
“Non utilizzeremo il manuale Cencelli, piuttosto valuteremo i criteri e decideremo anche se aprire alla società e all’esterno. Il 31 gennaio ci sarà la direzione regionale, i primo giorni di febbraio il quadro sarà completo”.
Il capoluogo rivendica una sua candidatura. Ci sarà?
“Ragioneremo con tutti e il capoluogo dovrà fare la sua parte”.
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