BRINDISI – Lunedì 30 dicembre alle 20,30 nella Chiesa di San Benedetto a Brindisi il secondo appuntamento della Rassegna internazionale nelle chiese dell’Arcidiocesi di Brindisi–Ostuni de I suoni della Devozione diretta da Roberto Caroppo. L’interazione tra il liuto e gli strumenti a tastiera è ampiamente documentata nelle fonti tardo-medievali ma è tuttavia raro ascoltare questa combinazione in concerto, specialmente in forma di duo strumentale: questo programma si propone di ricostruire, immaginandola, una prassi esecutiva perduta in cui il liuto a plettro e il clavisymbalum si intrecciano in intavolature, diminuzioni ed improvvisazioni sui temi di alcuni capolavori della musica precedente il Rinascimento.
L’interconnessione tra i repertori liutistici e tastieristici del XV secolo trova la sua più chiara espressione nella biografia di Conrad Paumann (c.1410 – 1473): cieco dalla nascita, Paumann fu virtuoso del liuto e dell’organo, supervisionò la compilazione di raccolte di repertorio organistico nel cruciale momento della storia della musica occidentale in cui emerse la pratica dell’intavolatura.
L’intavolatura era un sistema per scrivere la musica molto usato per gli strumenti polifonici a pizzico e a tastiera dei secoli XVI e XVII; questo metodo, anziché indicare l’altezza del suono, illustrava la posizione delle dita del suonatore sulla tastiera.
La trascrizione di musiche proprie e altrui, fatta dagli esecutori o dagli stessi compositori, è arte assai antica, affonda le sue radici nel tardo Medio Evo – e prende il nome di intavolatura.
Riportando sulla tastiera dell’organo o del liuto (strumenti prediletti tra XV e XVI secolo) composizioni vocali o nate per la danza l’ “intavolatore” usava una propria notazione: in tal modo, il termine “intavolatura” viene ad indicare da un lato la trascrizione, dall’altro la notazione utilizzata. E questa notazione non solo si differenzia da strumento a strumento ma anche a seconda delle zone di redazione. Un’intavolatura italiana per liuto differisce da una francese come da una tedesca; e un’intavolatura napoletana per clavicembalo si differenzia da quella utilizzatenelle edizioni stampate a Venezia o a Roma. In questa variegata serie di notazioni e di forme intavolate, si rintraccia però un comune denominatore: organisti, clavicembalisti, liutisti formano e trasformano il linguaggio e le forme strumentali trascrivendo repertori altrui, finché gradatamente abbandonano l’arte della pura trascrizione per esercitare quella della composizione o della variazione.
Il programma del concerto esplora l’interazione tra strumenti intavolatori nell’interpretazione dei repertori del XIV e XV secolo, presentando esempi tratti dalla letteratura organistica medievale italiana e mitteleuropea e adattamenti originali di repertorio vocale e strumentale coevo nel tentativo di recuperare la pratica compositiva al fianco di quella esecutiva.
La rassegna è organizzata dall’associazione Adriatic Music Culture con l’importante sostegno del Comune di Brindisi, Enel, Regione Puglia, #WeareinPuglia, del Teatro Pubblico Pugliese della Fondazione nuovo Teatro Verdi, STP Brindisi, il patrocinio dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, con il prezioso contributo dell’Unità pastorale del Centro Storico di Brindisi coordinato da don Domenico Roma della Società di Storia Patria per la Puglia, del FAI delegazione di Brindisi e dell’Inner Wheel Club di Brindisi.
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