BRINDISI – ( da il7 Magazine) “Buongiorno saremmo interessati al locale in corso Garibaldi, quanto è il fitto?… Si tratta di 100 metriquadrati, un corridoio e un bagnetto sono 1800 euro al mese”. Questo è solo uno dei tantissimi negozi sfitti lungo il corso principale di Brindisi. Negli ultimi anni le saracinesche abbassate si sono moltiplicate, le attività commerciali rimaste si contano su tre mani. Lo scenario davanti al passante è identico su tutta la via che porta sino ai giardinetti del Lungomare. Sono almeno 12 i locali sfitti in pochi metri. Hanno chiuso bar, agenzie turistiche, negozi di abbigliamento, di scarpe, di accessori. Al posto delle insegne luminose una serie di cartelli affittasi scorrono per tutto il corso, alcuni sono gestiti da agenzie immobiliari, altri direttamente dai privati proprietari. Uno di questi locali è aperto solo durante le campagne elettorali, viene affittato come sede elettorale dei candidati, dopo un mese riappare il cartello. A memoria l’ultimo negozio all’interno sarà stato di scarpe e borse.
Nonostante la crisi del commercio nel centro cittadino, fenomeno diffuso in tantissime aree urbane europee, i canoni di locazione restano comunque alti: un piccolo locale di 35 metriquadrati costa mille euro al mese, se gli spazi aumentano per 80 metriquadrati si arriva sino a 3mila euro, come nel caso di un negozio di abbigliamento che dopo pochi mesi si è trasferito. Ora restano le ampie vetrine vuote e le pareti bianche. Alcuni proprietari per il contratto di fitto chiedono anche la fideiussione bancaria o assicurativa, è proprio indicato sul cartello. Ogni tanto qualche attività commerciale apre, ma poi dopo qualche mese scompare nel silenzio. Ha cessato l’attività anche uno storico negozio di scarpe: in pochi giorni le vetrine sono state svuotate. Lo stesso è accaduto per una nota e vecchia gioielleria, il titolare dopo anni ha deciso di chiudere i battenti, sfiduciato dalle continue lotte con le amministrazioni comunali e continui investimenti. Altri invece hanno deciso di trasferirsi qualche metro più sù, in corso Umberto, proprio quello a traffico limitato, dove la circolazione alle auto è chiusa, a differenza di Corso Garibaldi. Stando alle testimonianze qui gli affitti costano meno, in alcuni casi quasi dimezzati, e qui poi ci sarebbe più affluenza di gente, perché il problema per i commercianti non è l’area a traffico limitata, ma l’assenza di parcheggi in generale.
“Non si può risolvere il problema con il breve tratto di Corso Garibaldi – dicono – e con pochi stalli a mezz’ora e gli ausiliari del traffico e i vigili urbani dietro angolo. Non è una questione di corsi chiusi o aperti”. Teresa Lia, è la proprietaria del negozio di abbigliamento Frida, ha sposato un brindisino e dopo anni a Milano ha deciso di investire qui. Per qualche mese è stata su Corso Garibaldi, in uno dei locali più belli, ma poi dopo la fase di start up ha dovuto fare “i conti della serva”, ed ha trasferito l’attività a pochi metri di distanza, su Corso Umberto. Indubbiamente qui l’affitto è più conveniente, le spese per un’attività commerciale sono tante: oltre al locale bisogna aggiungere le utenze (luce, acqua, internet), e poi la Tari e i dipendenti. Quanto mai dovrebbe costare un pantalone per ammortizzare tutti questi costi ed avere anche un guadagno? Quando era su Corso Garibaldi Teresa Lia era riuscita ad ottenere uno sconto per i primi tre mesi, ma poi da ottobre ha dovuto cambiare. “Mi sono trasferita da un corso all’altro per due ragioni – spiega la donna – la prima, per questione di marketing, perché è evidente che l’area commerciale si concentra da piazza Cairoli a piazza Vittoria, mentre più giù è area turistica e con l’inverno e la tramontana non viene più nessuno; l’altra riguarda il costo dell’immobile, qui pago comunque abbastanza, lì però era insostenibile. Per quanto quel locale fosse bello con delle straordinarie vetrine, ho dovuto fare due conti per garantire la sostenibilità dell’azienda”. La commerciante quel locale lo ha lasciato a malincuore ma non c’erano margini di trattativa. “Bisogna essere realistici – aggiunge – durante l’inverno non abbiamo stranieri, non abbiamo clienti che vengono da fuori e il parcheggio non si trova, a prescindere dal corso aperto o chiuso. A tutto questo bisogna aggiungere che abbiamo tre centri commerciali riconosciuti, più il mercato del giovedì. Noi commercianti dobbiamo mettere del nostro, ma servono anche politiche pubbliche ed interventi da parte delle associazioni di categoria, che aiutino le attività. Nello stesso tempo le amministrazioni dovrebbero obbligare i proprietari degli immobili al decoro dei locali anche se sfitti, forse così adotterebbero strategie diverse e avrebbero un incentivo in più per abbassare i costi ed affittare”.
In realtà, anche se in misura minore, di negozi chiusi e sfitti ce ne sono anche in corso Umberto, in poco tempo hanno abbassato le serrande tre negozi di abbigliamento e uno di accessori. Noti marchi che reggono nei centri commerciali e che nel Centro cittadino non riescono a sopportare i costi. Intanto sta per scadere la cedolare secca prevista dalla precedente finanziaria non solo per gli affitti delle case ma anche dei negozi. Infatti sino al 31 dicembre 2019 i proprietari degli immobili per i canoni di locazione riscossi pagano l’aliquota fissa del 21 per cento, una tassa fissa indipendentemente dall’affitto e che non incide sul reddito. “Sarebbe un utile incentivo – spiega Delfo Provenzano, presidente Federproprietari Brindisi – se questa misura venisse prorogata anche per il prossimo anno, i proprietari sarebbero più incentivati ad affittare gli immobili e lo farebbero a prezzi di mercato che per il Centro di Brindisi dovrebbe variare dalle 700 alle 1000 euro per 100 metri quadrati”.
Lucia Portolano
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