INTERVENTO / Abbiamo scelto di attendere alcuni giorni prima di scrivere perché, com’è avvenuto nella città e nella Provincia di Brindisi, l’uccisione del diciannovenne Giampiero Carvone ci ha scioccati, lasciandoci nell’amarezza e nella rabbia, ma anche perché volevamo darci la possibilità di riflettere maggiormente e
non fare solo un commento a caldo. Quanto accaduto il 10 settembre nel quartiere Perrino ci mostra che ci sono tanti problemi, relativi non solo alla sicurezza e al disagio sociale, ma anche a ciò che i sistemi, istituzionali e non, di formazione, lavoro e supporto sociale sono in grado di fare per prevenire tali eventi e per garantire pari opportunità e uno sviluppo migliore a chiunque nelle nostre città. E il punto, forse, è proprio questo: concederci più tempo e attenzione per approfondire e riflettere, non solo nell’immediato e in modo superficiale, su ciò che accade da anni, non da mesi, nella nostra città – ma anche nel resto della regione e in altre città del paese. Purtroppo Brindisi e la sua Provincia si trovano ai primi posti in Italia per dispersione scolastica e disagio giovanile: è una situazione che va avanti da anni e che non si può risolvere con semplici o ripetuti commenti. Quanto conosciamo davvero queste realtà come cittadine e cittadini e come istituzioni? Quanto ci siamo interessati ad esse in questi anni? Solo negli ultimi anni abbiamo visto nel capoluogo gambizzazioni, incendi, un’esplosione in pieno centro, aggressioni di bande di giovani (talvolta anche a sfondo razziale) e ultimamente anche applausi in piazza per adolescenti autori di reato, sequestri di ragazzi, vendette e violenza (talvolta brutale anche per futili motivi), rapine, sparatorie, non solo in periferia ma talvolta anche nelle strade affollate di ragazze e ragazzi nel centro storico. Tante volte come cittadinanza abbiamo taciuto ed evitato di parlare di questi fenomeni, in altri casi non ci siamo soffermati abbastanza su di essi o ce ne siamo dimenticati (o abbiamo voluto farlo?) in fretta. Queste non sono emergenze temporanee, è arrivato il momento di rafforzare, allargare e continuare i nostri sforzi di educazione, prevenzione e risoluzione di tali situazioni stringendo le maglie delle nostre reti e lavorando più in sinergia, in prossimità, accanto. Perché dobbiamo ascoltarci e ascoltarli tutti, questi giovani; perché, come il Magistrato Raffaele Casto (che tra l’altro sta seguendo queste indagini) ha detto ai partecipanti al campo E!State Liberi di Mesagne il 30 luglio, non dobbiamo perderne nemmeno uno: “dobbiamo prenderli, recuperarli tutti”. Allora aiutiamoci, raccontiamo ciò che sappiamo e vediamo, e mettiamoci al lavoro, insieme e ad ogni livello di responsabilità e di ruoli. Mettiamoci al lavoro con generosità, intelligenza, impegno, professionalità, continuità e lungimiranza, per dare ad ogni ragazza, ad ogni ragazzo, ad ogni persona che vive a Brindisi e nel resto del territorio libertà, verità e giustizia, che deve essere anche giustizia sociale.
Valerio D’Amici
Referente del Presidio Libera di Brindisi “Antonio ‘Tony’ Sottile e Alberto De Falco”
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