BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Sono trascorsi otto anni da quando Vito Teodoro Libardo ha perso la sua casa venduta all’asta per la metà del suo valore. Quando ne parla, questo uomo di 80 anni, uno dei primi imprenditori brindisini, un tempo titolare della “Surgel Sud”, piange e si commuove pensando ai sacrifici di una vita andati in frantumi, ma la sua angoscia cresce quando pensa che forse in quella vendita bandita dal Tribunale di Brindisi qualcosa non sia andato per il verso giusto e che lui potrebbe essere l’ennesima vittima di un sistema messo in piedi da alcuni soggetti che la scorsa settimana sono stati arrestati dalla Squadra Mobile di Brindisi. Libardo si riconosce nel sistema adottato da questi soggetti per far pressione sulle aste giudiziarie ed accaparrarsi appartamenti che poi sarebbero stati rivenduti a terzi attraverso la compiacenza di una agenzia immobiliare. Nella rete della Squadra Mobile di Brindisi sono finiti Diego Fimmanò, 47 anni, Luigi Patisso, 33 anni, destinatari di un provvedimento di restrizione in carcere, Salvatore De Giorgi, 58 anni, Cosimo Giosa, 57 anni, restrizione ai domiciliari, e Pasquale Marangio, 57 anni, sottoposto all’obbligo di firma. Estorsione e turbativa d’asta sono state le accuse formulate dal pm. I cinque, secondo le risultanze investigative, si erano insinuati nel giro delle vendite immobiliari all’asta minacciando tutti coloro che erano interessati a partecipare. L’attività della polizia, infatti, nasce un anno fa seguito di alcune segnalazioni da parte di cittadini che lamentavano un certo interesse da parte degli indagati sulle vendite immobiliari. Questi soggetti ponevano in essere delle vere proprie minacce nei confronti di questi cittadini che erano interessati alle aste giudiziarie. Loro in particolare non si limitavano ad avere dei metodi speculativi , non solo erano interessati ad entrare nella cultura dell’asta e quindi riuscendo ad accaparrarsi un immobile per poi rivenderlo ad un prezzo maggioritario. Ma tendevano ad avvicinare in particolare i debitori esecutati, i primi proprietari, soggetti deboli che hanno come unico interesse rientrare in possesso del bene immobile, ed estorcevano denaro con la promessa di allontanare altri soggetti interessati all’acquisto del’immobile. Le indagini sono durate un anno, quindici i casi documentati dalla polizia. Ma secondo gli inquirenti le vittime potrebbero essere state molte di più. Per questo motivo, la scorsa settimana, la dirigente della Squadra Mobile di Brindisi, Rita Sverdigliozzi, presentando i risultati di questa operazione denominata “Incanto”, ha lanciato un appello invitando chiunque avesse avuto in qualche modo a che fare con i soggetti arrestati e si sentisse parte lesa di denunciare i fatti.
“Quando ho letto l’articolo sono rimasto scioccato- racconta Vito Libardo- soprattutto quando ho letto un nome in particolare. Tutto il dolore e la rabbia per aver perso la mia casa è riaffiorato. Ho cominciato a pensare che forse quello che mi era accaduto non era un caso”.
Vito Teodoro Libardo oggi ha 80 anni, è nato e cresciuto a Brindisi , la sua famiglia aveva una flotta di pescherecci, un’attività che Libardo riesce negli anni a condurre e far crescere tanto da dar vita ad una delle prime imprese di surgelati la “Surgel Sud”. Per varie vicissitudini, dopo un percorso fatto di successi, Libardo si ritrova circa dieci anni fa in difficoltà economiche e il Tribunale di Brindisi gli pignora la casa per poi metterla all’asta.
“Amavo quella casa- dice l’uomo- abitavamo a Parco Risanamento Napoli, al quartiere Bozzano. Era una casa a piano terra con il giardino davanti e dietro. Io e mia moglie l’avevamo fatta a misura nostra e delle nostre figlie. Avevamo piantato gli alberi di frutta, avevamo anche una piscina e un campo da tennis condominiale. Una casa costruita con i sacrifici di una vita”. Libardo quando descrive la sua casa ad un certo punto di blocca, le parole si fermano in gola e gli occhi si fanno lucidi.
“Sono sempre stata una persona onesta e ho fatto del bene anche agli altri e poi mi sono ritrovato senza nulla- dice- ho perso tutto. Ma quello che mi fa più male in questo momento è il dubbio che la mia casa sia finita in mani sbagliate, che forse non doveva andare così”.
E’ l’uno agosto del 2011 quando la casa di Vito Teodoro Libardo viene messa all’asta dal Tribunale di Brindisi e venduta ad un giovane che all’epoca ha solo 18 anni.
“La casa , da perizia catastale, valeva oltre 200mila euro ma viene venduta esattamente alla metà. In quel giorno la stessa persona che si aggiudica il mio appartamento riesce ad aggiudicarsene altri due, tutti dello stesso valore- racconta- non mi sono mai spiegato come mai avesse tutta quella disponibilità economica. Dopo la vendita la famiglia del giovane è venuta diverse volte a casa per intimarmi di andare via il prima possibile. A volta anche con modi discutibili. Io mi sentivo perso in quel periodo ma dopo neppure un mese con la mia famiglia ci siamo trasferiti in una casa in affitto”.
Sino a quel momento Libardo dice di non aver pensato nulla di male se non aver giudicato discutibili i modi di quella famiglia nell’invitare lui e sua moglie a lasciare la casa.
“In questi anni sono passato tante volte a vedere cosa ne era stato della mia casa- dice Libardo- dopo la mia famiglia non è stata mai abitata, è rimasta abbandonata. Ho saputo che dopo l’asta la casa è stata rivenduta ad una agenzia immobiliare e poi ancora ad una terza persona. Poi la settimana scorsa ho letto l’articolo sugli arresti e ho riconosciuto uno dei cognomi degli indagati e li la testa ha cominciato a frullarmi”.
Il 15 luglio la Squadra Mobile esegue gli arresti e Libardo scopre che la stessa persona che ha acquistato la sua casa all’asta altri non è che un congiunto di uno degli indagati. Nell’articolo si descrive il modus operandi: l’acquisto del bene immobile all’asta, il ruolo della agenzia immobiliare, la capacità economica degli indagati, anche tramite terzi, di acquistare le unità immobiliari facendo terra bruciata intorno a se attraverso presunte minacce ed estorsioni.
“Avevo sentito anche l’appello della polizia- dice Libardo- ed ho pensato che forse anche quello che è accaduto a me possa in qualche modo essere collegato a questo sistema delle pressioni sulle aste, per questo ho sentito il dovere di andare in questura e raccontare la mia storia. E’ vero nessuno mi restituirà la mia casa ma chissà che non possa rendermi utile affinchè si faccia chiarezza”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Io sto nelle stesse condizioni il valore di trecento mila euro venduta a trentamila euro
Daranno conto a Dio
Approfittare dei guai degli altri, che pagassero a vita con la stessa moneta, vergognatevi!