BRINDISI – (da Il7 Magazine) Al posto della vecchia centrale a carbone, la società A2A, proprietaria degli impianti di Brindisi nord, chiede l’autorizzazione per un impianto di produzione di energia con 8 motori alimentati a gas metano, da attivare per coprire la domanda di punta della rete. La società milanese ha presentato istanza per l’avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) per il nuovo progetto. Il tutto in vista della nuova normativa nazionale che prevede la decarbonizzazione delle centrali in Italia entro il 2025. Si deve andare a rinnovabili lo ha chiesto l’Europa, ma il gas resta sempre una fonte fossile. A gas vorrebbe alimentare la sua mega centrale di Cerano anche Enel, che ha avviato l’iter per le autorizzazioni per un impianto turbogas. Il tema energetico torna nel dibattito cittadino, o meglio non è mai andato via. Ma al momento non tutti giocano a carte scoperte, e non ci sono posizioni ufficiali delle istituzioni locali. Il nuovo piano industriale di A2A è stato presentato solo nelle quattro mura di Confindustria alla presenza del sindaco Riccardo Rossi e delle organizzazioni sindacali. Le forze politiche al momento non si sono espresse, nonostante le associazioni ambientaliste abbiano chiesto di fare chiarezza. LO hanno chiesto soprattutto ai gruppi di maggioranza. Le associazioni si sono rivolte proprio Riccardo Rossi, quel sindaco ambientalista che loro stessi hanno sostenuto e votato. Gli attacchi al sindaco non sono stati velati, anche qualche suo vicinissimo ha espresso perplessità sui social, accusando il primo cittadino di non essere molto chiaro sulla vicenda. I più duri sono stati quelli di NO al carbone, del quale in passato faceva parte proprio Rossi. Poi nel corso degli anni c’è stata una separazione per diversità di vedute in tema di sviluppo ambientale. L’ingegnere prese le distanze dalle posizioni troppo radicali dei NO al carbone e fondò Brindisi Bene Comune. “ Siamo passati dal sindaco ambientalista al sindaco pro fossile – scrivono i NO al carbone – la storia è cambiata, ma in peggio”. Dopo qualche giorno sono scese in campo in campo anche le associazioni ambientaliste come Legambiente, WWF, Centro Turistico Giovanile, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Friday for Future Brindisi, Italia Nostra, Salute Pubblica. “Il Comune faccia sapere le sue intenzioni sui progetti di A2A ed Enel”, hanno chiesto. Inoltre, facendo seguito al Documento Programmatico Preliminare, approvato nel 2011 dal consiglio comunale di Brindisi, in cui viene destinata l’area A2A alla retroportualità, chiedono al sindaco se intende cambiare tale destinazione, e se è intendimento presentare al Ministero dell’Ambiente le osservazioni sul progetto della società A2A e, in seguito, sul progetto dell’Enel. Intano l’area in cui insiste la vecchia centrale a carbone è comunque privata ed è di proprietà della società. In qualche maniera nel 2011 si fecero i conti senza l’oste. “Il nostro dubbio – spiega il medico Maurizio Portaluri – riguarda la posizione di quella che potrebbe essere una nuova centrale troppo vicino all’abitato, ai quartieri Perrino e al Centro. Ma al momento non si capisce molto, non c’è una posizione ufficiale del Comune. L’auspicio è che la produzione di energia non avvenga in quella sede”. Pressing sul sindaco, che sulla questione appare in difficoltà. Non è un segreto la posizione favorevole di Michele Emiliano nei confronti della società energetica.
Il progetto di A2A nello specifico consiste nell’utilizzo di 8 motori a gas (potenza totale 145 MWe), per i quali è previsto un funzionamento discontinuo e limitato a circa mille ore all’anno. La centrale è ferma dal dicembre 2012 all’interno continuano a lavorare circa 20 persone. Il decreto del 28 luglio 2000 aveva consentito il proseguimento a carbone per l’esercizio della centrale in assetto transitorio, sino alla trasformazione a ciclo combinato, non oltre il 31 dicembre 2004. Ma nel 2003 le cose sono cambiate, ed è stata autorizzata, senza più vincoli temporali ed assetti transitori, la prosecuzione dell’esercizio a carbone previo adeguamento tecnologico delle sezioni 3 e 4 della centrale. In quella occasione i gruppi 3 e 4 vennero adeguati tecnologicamente con l’installazione di impianto denox, ma la società rinunciò all’utilizzo del gas, perché poco conveniente sul mercato. Questi due gruppi verranno oggi utilizzati per il rifasamento delle rete di terna, per il quale A2A si è aggiudicata la gara d’appalto. Una parte della vecchia centrale è stata smantellata. Per quanto riguarda i gruppi 1 e 2 si è conclusa la demolizione degli impianti retrocaldaia, dei camini, dei sili ceneri leggere e ceneri pesanti, nonché la demolizione del nastro trasportatore del carbone. La Provincia di Brindisi ha rilasciato la certificazione di avvenuta bonifica per le componenti del suolo e del sottosuolo, mentre ancora non si è provveduto alla bonifica per l’inquinamento delle acque di falda. Per questa A2A ha ottenuto dal ministero dell’Ambiente, in applicazione dell’Accordo di programma, lo stralcio delle opere da realizzarsi mediante captazione delle stesse acque sino a quando non verrà realizzata a cura dello Stato la barriera idraulica di confinamento unitamente all’impianto centralizzato di trattamento delle acque di falda. Sul nuovo progetto gli enti locali, Comune compreso, potranno mandare le osservazioni al ministero. Inoltre in merito alla Via richiesta dalla società l’amministrazione civica dovrà inviare il proprio parere. Nei prossimi anni a Brindisi il carbone potrebbe essere sostituito dal gas, mentre proseguono i lavori per il gasdotto Snam che porterà il combustile da Melendugno (dove si sta realizzando il Tap) alla centrale di interconnessione tra le campagne di Brindisi e Mesagne. Tap ha deciso di ubicare proprio a Costa Morena i suoi uffici operativi.
Lucia Portolano
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