SASSARI – Continua la striscia positiva per la Happy casa Brindisi, che vince contro il Banco di Sardegna Sassari con il punteggio di (98-103).
Se occorreva una conferma ai segnali di solidità tecnica e di condotta del team brindisino, allora questa partita dirada le possibili nebbie e rende il quadro più chiaro.
Brindisi alimenta la fiducia nel proprio gioco su entrambi i lati del campo, nega nei possessi offensivi l’approccio egoistico ai singoli in favore di un flusso di gioco che scorre libero e dove le letture dei momenti (i lampi di Walker per dirne uno), sembrano essere frutto di una lunga seduta di autocoscienza che porta al naturale concretizzarsi degli eventi.
Prima della partenza del dream team di basket americano per le Olimpiadi di Barcellona nel 1982, coach Chuck Daly che quella squadra allenava, in una conferenza stampa disse che si augurava di non dover mai chiamare un time-out durante il torneo.
Ai più la cosa sembrò fuori luogo e simbolica di una certa arroganza americana, ma Coach Daly spiegò bene, che il valore di quel team era così alto che i professionisti coinvolti dovevano misurare da soli il loro approccio in campo, nella buona e nella cattiva sorte.
La scelta di assecondare il flusso delle giocate durante la gara si dimostra l’arma migliore per la Happy Casa Brindisi che gioca un basket spavaldo ma contenitivo, di improvvisi scuotimenti offensivi e di grandi giocate difensive (Gaffney prezioso come non mai nella protezione del canestro negli ultimi minuti della gara).
Tutto questo avviene senza un playmaker di ruolo quindi, senza l’uomo che dovrebbe condurre tempi e modi che sono invece dettati dalla lettura delle situazioni degli avversari e da una certa arroganza comportamentale che si solidifica grazie alle vittorie conseguite e alla padronanza e al controllo dell’emotività (Moraschini che ritrova la via del canestro in uno dei momenti topici dell’incontro).
E’ un puzzle di incastri tecnici quello che coach Vitucci sta magistralmente creando, l’anarchia atletica di Brown con la fisicità ostentata dal linguaggio del corpo di Jeremy Chappell, l’irruenza di Moraschini con la musicalità di certe giocate di Banks, il fosforo difensivo di Gaffney e le mani educate di Wojciechowski, poi Walker forward moderno dallo stile antico con un rilascio del pallone pari alla bellezza del tramonto sul Golden Gate.
Più di una favola, la stagione in corso per la Happy Casa Brindisi rappresenta lo strappo necessario contro quanto di brutto ci circonda, per la comunità locale è un piccolo fulmine che arriva a dividere il cielo come scriveva Thomas Pynchon, una ragione in cui credere oppure un motivo di orgoglio, da qualsiasi punto di vista la si osservi, questa è la stagione sportiva del sorriso che non va mai via.
Amedeo Confessore
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