BRINDISI – (Da il7 Magazine) Da Melendugno a Brindisi: 55 chilometri di strade e campagne attraversate da un tubo di gas che arriverà in contrada Matagiola, a 3 chilometri dal quartiere Sant’Elia, per smistare il combustibile naturale lungo la rete adriatica. Passerà tre comuni: Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Brindisi. Saranno espiantati 8603 alberi, per la maggior parte ulivi, 400 dei quali monumentali. Secondo il progetto questi saranno poi ripiantati, ma al momento non si conosce dove saranno durante i lavori e dove saranno piantati successivamente. Pur rispettando le distanze di sicurezza previste dalla legge il metanodotto lambirà 10 riserve naturali (tra le quali il Bosco di Cerano e Saline Punta della Contessa) e due aree Sic (sito di interesse comunitario). Nel tubo passerà il gas di Tap (Trans-Adriatic Pipeline), quello che partirà dall’Azerbajan e attraverso il mare Adriatico approderà tra gli ombrelloni della spiaggia di San Basilio a San Foca. Nelle campagne di Brindisi c’è la centrale di interconnessione, dove da anni passano già altri quattro piccoli gasdotti che alimentano i paesi vicini.
Il gas da Melendugno a Matagiola arriverà attraverso il gasdotto Snam (la stessa società che detiene il 20 per cento delle quote di Tap). Il progetto, nonostante il parere negativo espresso nel 2017 dalla Regione Puglia e dal ministero dei Beni Culturali, ha ottenuto il 13 marzo 2018 il via libera da parte della presidenza del Consiglio. Nove giorni dopo le elezioni politiche. Il Mise il 21 maggio 2018 ha firmato il decreto autorizzativo con alcune prescrizioni. La giustificazione adottata dal governo è sempre la stessa, utilizzata anche per Tap: si tratta di opera strategica di preminente interesse nazionale. La Regione Puglia aveva dato parere sfavorevole alla compatibilità ambientale del progetto Snam, in quanto il procedimento di impatto ambientale per questo gasdotto era stato diviso da quello di Tap, “la separazione – aveva scritto il Comitato Via Regione Puglia – non consentirebbe la corretta e piena valutazione di impatto ambientale. Il metanodotto non può essere considerato avulso rispetto al progetto del gasdotto Tap”. Successivamente tra il ministero dello Sviluppo economico, la Regione e Snam è iniziato un rapporto collaborativo che ha permesso di trovare una mediazione su alcuni punti di contrasto, risolti con alcune prescrizioni all’azienda: la previsioni di misure di ristoro ambientale per i territori interessati, l’assunzione dell’impegno di attività di decarbonizzazione dell’area brindisina e l’istanza per il rilascio dell’autorizzazione da parte della Regione per l’espianto e reimpianto degli ulivi. Al momento non esistono ancora azioni concrete o accordi con i territori in merito a questi tre punti. Il parere negativo nel 2017 era arrivato anche dal MiBAC (ministero per Beni e le attività culturali) il quale aveva sollevato perplessità in merito al numero elevato di alberi da espiantare lungo la pista di lavoro delle opere. Si parla di 8603 alberi, di cui 400 ulivi monumentali che apporterebbero un depauperamento del paesaggio locale. La Soprintendenza ha sottolineato la mancanza di certezze sul successo del reimpianto di tali ulivi, “che insieme ai manufatti rurali – scrive – costituiscono peculiarità delle testimonianze stratificate e millenario apporto identitario delle comunità locali, anche in quanto fonte imprescindibile di valorizzazione economica del territorio”. Nonostante gli altri esempi apportati da Snam, come quello dell’espianto di 10mila alberi durante il progetto di Acquedotto Pugliese, la Soprintendenza ha risposto picche dicendo che anche in quel caso non si è avuta certezza sul futuro dopo il reimpianto. La bretella di Snam attraverserà i terreni dei privati, ma allo stato attuale non è stato disposto ancora nessun esproprio, si vocifera solo di alcuni contadini che spontaneamente avrebbero aderito ad una formula di comodato d’uso del proprio terreno per 10 anni. Non esiste però nulla di ufficiale. Secondo il cronoprogramma presentato da Snam al Comune di Brindisi i lavori per il gasdotto sarebbero partiti il 12 gennaio scorso, la fine delle opere è prevista per la primavera del 2020, un mese prima dalla conclusione del gasdotto Tap. La stessa società conferma l’inizio delle opere: “I lavori per la realizzazione del metanodotto Melendugno-Brindisi sono iniziati ufficialmente lo scorso 12 gennaio, come da programma- spiega Davide Ciullo, responsabile comunicazione Snam – In questa fase iniziale sono in corso gli allestimenti delle sedi operative delle imprese di costruzione e della direzione dei lavori e sono state avviate le prime attività propedeutiche”. Per contrada Matagiola il progetto prevede un ampliamento del sito della centrale di interconnessione dove arriverà un tubo dal diametro di 140 cm e il gas passerà a 75 bar di pressione. Da qui partirà per attraversare l’Italia, passando per Massafra, Biccari, Campochiaro, Chieti, Foligno, Sulmona e arrivare a Minervio dove si collegherà all’Europa. Dei 55 chilometri attraversati dal gasdotto, 30 sono della provincia di Brindisi. Monta la protesta dei No Tap Brindisi che insieme ad altri movimenti ambientalisti hanno diffidato Snam a non iniziare i lavori “per lesione certa e irreversibile del diritto umano al clima e connessa responsabilità civile”. I comitati parlano di totale assenza di analisi costi-benefici climatici, violazione dell’obbligo europeo di presa in considerazione dei cosiddetti effetti cumulativi della valutazione di impatto, e di presunte lacune e contraddizioni nella Via (valutazione di impatto ambientale). I NoTap hanno organizzato per il 20 gennaio alle ore 10 un sit-in in contrada Matagiola per spiegare alla cittadinanza le ragioni della propria opposizione al progetto. Intanto da due anni a Costa Morena sulla banchina affittata da Eni, Tap ha depositato i suoi tubi che attendono di essere montanti dopo che la talpa avrà fatto gli scavi a Melendugno. Ma lungo le coste del Salento potrebbero arrivare altri due metanodotti che a sua volta si connetteranno con la centrale di Brindisi. È stato avviato l’iter autorizzativo di due progetti: quello della Poseidon, che poterà il gas da Israele ad Otranto, e quello della Eagle dall’Albania a Lendinuso, nella marina di San Pietro Vernotico. Proprio il 15 gennaio scorso al Cairo erano riuniti i rappresentati di governo di Italia, Egitto, Grecia, Israele, Cipro, Giordania e Autorità palestinese per discutere delle politiche energetiche basate sul gas. Per l’Italia era presente il sottosegretario del Mise Andrea Cioffi ( M5S). I paesi partecipanti hanno deciso di collaborare e costituire un Forum del gas del Mediterraneo orientale per monetizzare le riserve di questo combustibile utilizzando le infrastrutture esistenti e costruendole di nuove. La centrale di interconnessione di Brindisi potrebbe così diventare l’area di smistamento lungo la rete adriatica di tutto il gas che arriverà nel Salento.
Lucia Portolano
(da Il7 Magazine)
il nostro territorio è terra di nessuno?
ancora una volta il nostro territorio viene “SCIACALLATO”. sviluppo turistico,….dove sei?