Da Palazzo Litta a Nervegna, a Natale in mostra la collezione confiscata da 4milioni di euro

BRINDISI – (da IL7 Magazine) Tinteggiate le pareti, sgombrati gli uffici e ripristinata l’illuminazione. Il secondo piano di palazzo Nervegna, quello che prima ospitava l’ufficio del sindaco e del suo staff, è stato ripulito e messo a nuovo. Diventato  negli ultimi due anni un deposito di carte con documenti e faldoni accatastati per terra, muffa sulle pareti e tende rotte, finalmente il piano superiore del palazzo è stato recuperato. È uno dei beni monumentali più importanti della città che l’ex sindaco Domenico Mennitti volle come sede di rappresentanza. E per diversi anni lo è stato, sino a quando l’ex sindaca Angela Carluccio non riportò gli  uffici a palazzo di città. La sua fine è arrivata con la gestione commissariale. Qualcosa però finalmente si è mossa. L’antico palazzo della famiglia Granafei Nervegna diventerà un centro museale, questa la decisione dell’attuale amministrazione comunale. Nelle stanze del secondo piano dal 15 novembre sarà la mostra SpaziLiberi ideata dal coreografo brindisino Vito Alfarano e curata da Ilaria Caravaglio. Il racconto attraverso le foto e i video di come la musica e  la danza sono entrati in luoghi prima estranei all’arte. Nel corso degli ultimi due anni il coreografo ha sviluppato dei progetti con i detenuti del carcere di Brindisi portando nelle celle persino il tango argentino, ma anche con i ragazzi del Cara di Restinco, e con il Rems (dove ci sono detenuti incompatibile con regime carcerario). Non solo, i progetti artistici hanno coinvolto anche i ragazzi dell’associazione italiana down. L’arte come libertà e come stimolo per un percorso interiore che permette di esprimere le proprie emozioni. Ma questa non sarà l’unica collezione in mostra. Il primo piano di Nervegna sta per ospitare una delle più prestigiose collezioni d’arte dell’età contemporanea. Da Palazzo Litta di Milano arriverà a Brindisi la mostra “Arte Liberata”. Si tratta di 69 opere dal valore di quasi 4 milioni di euro confiscate in Lombardia a seguito di un’inchiesta  contro i cosiddetti colletti bianchi. Opere ritrovate nella casa di un uomo dell’alta finanza lombarda, acquistate molto probabilmente con i proventi di attività illecita, e in ogni caso con fondi di cui non è stato possibile tracciare la legittima provenienza. La confisca è avvenuta nel 2008 ed ora sono a disposizione del grande pubblico. Uno stimatore dell’arte contemporanea che custodiva questo immenso tesoro nella sua abitazione. Ancora oggi pare si rechi a palazzo Litta ad ammirare le sue ex opere.  Gli operatori del palazzo raccontano di averlo visto più volte.  Si tratta di opere autentiche e di grande pregio, dotate tutte di documentazione d’acquisto o provenienza. La mostra potrebbe arrivare in città a metà dicembre, resterà a Nervegna sino a febbraio e poi sarà trasferita a Napoli. In queste settimane sono in corso degli accordi tra il sindaco Riccardo Rossi e Beatrice Bentivoglio Ravasio, del sottosegretariato regionale del ministero per i Beni culturali e le attività culturali in Lombardia. La rappresentante del Ministero verrà a Brindisi per occuparsi personalmente dell’allestimento. A breve quando sarà tutto pronto ci sarà il passaggio di consegne. Il Comune di Brindisi si occuperà di pagare il trasporto e l’assicurazione sulla collezione. Si tratta di opere pittoriche, ma anche sculture e installazioni tipiche dell’arte contemporanea. Tra le più famose si potrà ammirare il ritratto di Giorgio Armani di Andy Warhol, ma anche l’installazione dei cuscini di Pablo Reinoso, le opere di Arnaldo Pomodoro con il famoso Christo “impacchettato” e l’installazione di Chen Zhen. “Entrambe le mostre –spiega Riccardo Rossi – contengono il tema della liberazione che si intreccia con la nostra idea di liberare gli spazi e restituirli alla città. Con Arte liberata le opere vengono liberate dalla criminalità ed esposte al pubblico, così come palazzo Nervegna viene liberato dall’incuria e restituito alla comunità. Così stiamo cercando di fare anche per altri contenitori culturali della città. I beni sono dei cittadini e delle cittadine e meritano di essere vissuti. Abbiamo ricevuto in eredità una situazione non facile, sia per la scarsità di risorse che per lo stato di abbandono di molti spazi”.

Lucia Portolano

per Il7 Magazine

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