BRINDISI – (da Il7 Magazine) Da oltre due settimane i lavori sono fermi, non si vede neanche più un mezzo a Cala Materdomini sulla ex spiaggia degli ufficiali. L’apertura di quella che sarà la prima spiaggia comunale libera è slittata al prossimo anno, ma questo era stato già ampiamente previsto. L’area è un grande cantiere dove sono stati riposti i massi che dovrebbero fare da protezione contro le mareggiate, il tutto sarà ricoperto da sabbia. Ma non basta la recinzione del cantiere e la pericolosità dei luoghi a fermare i bagnanti, qualcuno ha posizionato l’ombrellone proprio sotto le dune di terra in piena zona dei lavori. Famiglie intere fanno il bagno e stazionano nel cantiere. D’altronde sino a qualche mese fa il Comune è stato costretto a murare diverse volte l’accesso alla spiaggia dove c’erano le strutture fatiscenti e pericolose del vecchio stabilimento ex Ufficiali. In tanti accedevano a quell’area nonostante il divieto e il pericolo di crollo.
I lavori sono stati sospesi il 20 luglio scorso. La ditta Carparelli costruzioni, che ha vinto l’appalto per quasi 1milione e 300mila euro, ha dovuto fermare le opere in attesa che il ministero dell’Ambiente e l’ISPRA si esprimano sul piano di caratterizzazione dell’area e sulla compatibilità della sabbia che si intende utilizzare per il ripascimento della spiaggia. Non si hanno tempi precisi.
Cala Materdomini rientra nella confine della zona SIN (sito d’interesse nazionale) quindi soggetta a vincoli di caratterizzazione. Secondo la vecchia mappa di caratterizzazione che incluse gran parte del territorio della città di Brindisi l’area sottostante potrebbe essere inquinata ed è per questo che è soggetta a particolari operazioni. Dal Comune si difendono e fanno sapere che già a dicembre 2015 dopo un lungo iter il ministero ha approvato il piano di caratterizzazione e la deroga ad alcuni adempimenti per l’area Sin, ma sono tuttora in corso i campionamenti dei sedimenti che si trovano sulla spiaggia e quindi contestualmente si intende verificare la compatibilità con la sabbia scelta per il ripascimento. Ma serve del tempo. Le operazioni di caratterizzazione e quindi di campionamento richiedono analisi specifiche in laboratori attrezzati. Il tutto è a carico della ditta. “Prima non era possibile farlo – spiega il responsabile del procedimento l’architetto Giuseppe Casuccio – ad aprile scorso abbiamo anche mandato tutti i dati che avevamo a nostra disposizione sulla situazione dell’area circostante a Cala Materdomini che dimostrano che non vi è inquinamento. Il Comune comunque già nel 2015 aveva attuato il procedimento”. Ma questo non sarebbe l’unico problema, ci sarebbe anche una difficoltà di comunicazione tra l’ente comunale e l’ISPRA. Quest’ultimo comunica solo con il ministero.
La ditta ha individuato come sabbia compatibile quella di una cava di Ginosa proveniente da un fiume della zona del tarantino. Servono almeno 16mila metricubi di sabbia per il ripascimento. Considerando che un camion ne può trasportare solo 20 metricubi alla volta sono necessari almeno 600 viaggi. Per questo motivo – spiegano i tecnici – non è possibile continuare con i lavori previsti nel progetto con la realizzazione degli impianti e dei camminamenti perché con il passaggio dei camion si danneggerebbero le opere.
Le operazioni di ripascimento dovrebbero essere fatta prima dell’arrivo dell’inverno, perché con le mareggiate e il cattivo tempo le difficoltà aumentano. Resta sempre il problema dell’erosione. Il progetto sulla carta prevede che possano essere recuperati 15 metri di spiaggia, ma è tutto in fase di sperimentazione e resta l’interrogativo su quanto arenile realmente potrà esserci negli anni. Non si ha alcune certezza neanche sul metodo utilizzato per bloccare l’erosione delle mareggiate quale il posizionamento dei massi al piede della falesia che oggi sono visibili ad occhio nudo. Si tratta degli stessi interventi fatti per le altre spiagge libere del litorale nord dove allo stato attuale non si può certamente dire che abbiano funzionato.
Per ora l’ISPRA ha chiesto ulteriori approfondimenti circa il materiale da utilizzare per il ripascimento e in merito si terrà un incontro tecnico presso ARPA Puglia per il coordinamento di tutte le attività propedeutiche alla caratterizzazione e compatibilità dei sedimenti.
Nel contratto d’appalto restano da realizzare le lavorazioni relative ai camminamenti, agli impianti (elettrici, fognari, idrici, videosorveglianza, pubblica illuminazione), la posa in opera dei box in legno per attività di ristoro, servizi (wc e docce), piattaforma galleggiante (solarium), la realizzazione della staccionata in legno per la recinzione dell’area e delle aree a verde, potranno essere effettuate solo dopo l’avvenuto ripascimento dell’arenile che richiede l’impiego di mezzi pesanti. In merito alla durata complessiva dei lavori prevista in cento giorni, il Capitolato speciale di appalto esclude dal conteggio le operazioni di caratterizzazione e compatibilità dei sedimenti da utilizzare per il ripascimento, poiché legato all’intervento di enti terzi.
Lucia Portolano
per Il7 Magazine
invece di chiedere un tavolo tecnico di approfondimenti per la caratterizzazione e compatibilità ambientale, dato che ISPRA e ARPA sono poste a protezione ambientale e avendo al loro interno fior di tecnici competenti, non sarebbe stato più opportuno che avessero suggerito alla ditta Carparelli quali sono le criticità? o no?
Le solite cose….quando si tratta di stabilimenti o di nuove spiaggia a Brindisi .Tutto si blocca e non si va piu avanti.I brindisini poi….Non li fermano nessuno piazzano l ombrellone dove si trovano.La falesia?????Non è un problema figuriamoci “si danno autorizzazioni e concessioni a Lidi che sorgono sulla falesi.”””Lettini e ombrelloni sotto la falesia.Che vergogna