BRINDISI- Il mercato ortofrutticolo, al quartiere Sant’Angelo di Brindisi, infastidisce i residenti e crea disagi al traffico ed all’igiene urbana. Sono sempre più numerose le segnalazioni che ci arrivano dai cittadini stanchi dei rumori alle sei del mattino, quando i venditori allestiscono le bancarelle, o della sporcizia che si crea lungo i marciapiedi. “E’ una questione di rispetto, dicono, ci sono bambini, persone che riposano dopo i turni di lavoro, ed invece siamo costretti a sopportare un incredibile inquinamento acustico”. Ma se i disagi, raccontano, sono alleggeriti durante le ore pomeridiane dal servizio di nettezza urbana che provvede a rimuovere i rifiuto lasciati a fine attività del mercato. Nulla si può fare nelle ore intermedie, quando cioè i pedoni attraversano strade e marciapiedi tra imballaggi e cassette abbandonate o frutta e verdura che marcisce intorno all’area mercatale. Ma i problemi non finiscono qui , ci sono anche i disagi creati dal traffico. Le strade circostanti la piazza sono invase dalle auto in sosta selvaggia. I cittadini lamentano di trovarsi la porta di casa sbarrata dalle auto parcheggiate sui marciapiedi, una situazione questa che negli anni è andata peggiorando man mano che il mercato si ingrandiva e diventava punto di riferimento della città sostituendo quello del centro storico , oggi in gran parte desertificato. In verità una soluzione alla congestione del traffico o ai disagi, in generale, creati dal mercato ortofrutticolo e tanto lamentati dai cittadini ci sarebbe . Qualche anno fa Giampiero Epifani, commissario cittadino UDC, lanciò una proposta , quella di spostare il mercato nell’edificio, in disuso, ex IPAI alle spalle di Viale Aldo Moro. Oggi questa proposta potrebbe essere una possibilità concreta. L’edificio è stato dato dalla Regione al Comune di Brindisi con un contratto di locazione, il Comune a sua volta, proprio in questi giorni, ha affidato i lavori di ristrutturazione ad una ditta. In questi locali abbandonati potrebbe presto nascere il nuovo mercato coperto.
Lucia Pezzuto
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