Veduta del porto di Brindisi di Mayer resta a palazzo Nervegna nella sala della colonna

BRINDISI – Rappresenta il luogo simbolo della città di Brindisi con l’affaccio sul mare.  Il dipinto “Veduta del porto di Brindisi”, un olio su tela di cm 45,72 x 66,04, entra a far parte delle collezioni d’arte della comunità brindisina. A dipingerla fu Luigi Mayer (Roma 1750/555- Londra 1803), artista italo-tedesco, uno dei primi e più importanti pittori europei, della fine del XVIII secolo, dell’Impero Ottomano. Il dipinto, concesso in comodato al Comune ed accettato dal Commissario Straordinario dott. Giuffrè, dai coniugi Giuseppe e Maria Pia Vescina, è datato 1776, ed è, come scrive la studiosa Clara Gelao: “comparso per la prima volta ad un’asta Christie’s a New York nel 1993″. Rappresenta il luogo-simbolo dell’antica Brindisi, dove sorgevano le colonne romane, dominando dall’alto e descrivendo dal vero l’imbocco del porto e le costruzioni intorno, compresa la casa che si dice accolse gli ultimi momenti di Virgilio. Trasferitosi da Roma a Londra, Mayer divenne amico intimo del 1° Baronetto Sir Robert Ainslie, ambasciatore britannico in Turchia tra il 1776 e il 1792, che seguì a Istanbul, al servizio come pittore vedutista e documentalista, fornendo una preziosa visione del Medio Oriente di quel periodo. Nei suoi viaggi nell’Impero Ottomano, tra il 1776 e il 1794, è divenuto famoso per i suoi schizzi e dipinti di paesaggi panoramici di siti antichi e rovine monumentali, dei Balcani, delle isole greche, di Turchia ed Egitto. Molte sue opere, già nella collezione di Ainslie, sono passate al British Museum di Londra. Il dipinto di Mayer “apporta un notevole contributo all’iconografia della città e delle colonne romane”, osserva Clara Gelao, direttrice della pinacoteca della città Metropolitana di Bari, “sia per il prestigio della firma che, pur molto nota all’estero, è pressoché sconosciuta in Italia, sia per l’alta epoca della rappresentazione, da considerarsi una vera e propria rarità”. Proprio per aver ravvisato il notevole prestigio storico-artistico dell’opera, la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, ha indicato di collocarla degnamente nella ex Corte d’Assise, presso palazzo Granafei-Nervegna, nella sala del Capitello della colonna per la stretta relazione storica e iconografica.

BrindisiOggi

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