BRINDISI – (da Il7 Magazine) Pilastri che si sgretolano come gesso, lunghe crepe nei muri e cornicioni che si staccano dai balconi, qui in via Egnazia al quartiere Paradiso di Brindisi vi sono ben quattro filari di palazzine popolari completamente dimenticate da quell’unico ente che avrebbe il dovere il occuparsene: il Comune. E per poco non ci scappa il morto. Lunedì scorso, il 18 giugno, una pioggia di calcinacci ha ricoperto la strada, alcuni pezzi sono finiti su di una autovettura rimasta danneggiata, solo per un caso fortuito nessuno si è fatto male. L
a situazione è a dir poco disastrosa al punto tale che l’area dal civico 86 al civico 94 è stata transennata e gli inquilini della palazzina in questione sono stati diffidati dall’utilizzare o anche solo affacciarsi ai balconi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del Comando Provinciale , oltre agli agenti della polizia locale e al geometra dell’ufficio tecnico del Comune. La gente è preoccupata e qualcuno pensa che forse sarebbe il avvenimento fortuito di evacuare l’intero stabile. Costruito nei primi anni degli anni ’60 l’intero complesso popolare non è mai stato sottoposto ad una manutenzione regolare, ad eccezione di qualche intervento di pitturazione. “Abito qui dal ’62 sul Paradiso e non ho mai visto uno scandalo simile- racconta Antonio Di Campi, pensionato, che trascorre le giornate nel garage a fare piccoli lavoretti- Io sono tra quelli che paga di più , pago 100 euro al mese, ma servizi non ne abbiamo mai avuti”. All’interno dello stabile, che comprende due condomini, abitano circa una ventina di famiglie, molte delle quali con figli e altri parenti a carico. Vi sono appartamenti anche con sette , otto persone. Chi abita qui non ha una vita semplice e per questo il canone corrisposto al Comune di Brindisi per occupare gli appartamenti popolari è calcolato in base al reddito. La gestione delle abitazioni, inclusa la manutenzione, è affidata ad Arca Nord che negli anni ha sostituito l’Istituto Autonomo Case Popolari.
La responsabilità, quindi, di ciò che accade in queste abitazioni, relativamente ai lavori di manutenzione è di questi enti che a dire degli inquilini, paganti, non intervengono mai neppure dopo le numerose sollecitazioni. Il crollo di lunedì, tuttavia, ha in qualche modo smosso le acque e i tecnici si sono portati sul posto per fotografare lo stato dei luoghi e redigere i verbali. Nonostante questo per i residenti si tratta di “fumo negli occhi”. “Basta guardare cosa hanno lasciato, oggi avrebbero dovuto pulire e invece non è venuto nessuno- dice Angela Zullino che abita in questo complesso popolare da più di cinquant’anni- Questa mattina ho fatto una marea di telefonate al geometra del Comune, Spagnolo. E’ venuto ieri, ha fatto le foto e poi è sparitoQui è questione di sicurezza , io non dormo la notte, non sono tranquilla, ho paura che da un momento all’altro possa crollare tutto” . I vigili del fuoco avrebbero detto che non ci sono problemi di strutturali, l’evidenza mostra crepe e pezzi di intonaco che si stanno staccando dalla facciata esterna ma che tutto sommato le abitazioni al loro interno ancora mantengono. “Per forza mantengono- dice ancora Angela Zullino- Tutte le riparazioni e i lavori di manutenzione li facciamo noi inquilini. Anche se questo non è giusto”. A memoria d’uomo qualcuno ricorda che un po’ di anni fa il Comune di Brindisi ha eseguito una serie di lavori sul lastrico solare dove è stata smantellata una copertura in cemento sostenuta da alcuni pilastri. “Io abito qui da 23 anni, l’unico lavoro che hanno fatto è stato quello di smantellare la copertura in cemento che c’era sul terrazzo- racconta Cosimo Orfano- Hanno usato il martello pneumatico. Io non so quanto questo è potuto influire. Ma hanno fatto un macello e oggi ci ritroviamo con tutte queste lesioni. Non sono convinto che questo lavoro si potesse fare. Ma quelle che ci fa rabbia è che se li chiami vengono, fanno le foto e poi se ne vanno e nessuno ti fa sapere più nulla”.
Gli inquilini del civico 88 in via Egnazia hanno provato a fare fronte comune per andare direttamente i piazza Matteotti e protestare, ma come spesso accade, mettere insieme “tante teste” non è facile. Qualcuno pensa che bussare alle porte del Comune possa portare guai, qualcun altro è semplicemente sfiduciato ma nonostante questo tra le vecchie mura di queste palazzine vi sono persone pronte ad aprire le porte e a raccontare la loro storia. Nessuno vuol andare via da qui o pretende di avere un’altra abitazione, per molti di loro basterebbe avere la sicurezza di abitare tra mura solide, senza il pericolo che da un attimo all’altro possa crollare qualcosa e accadere l’irreparabile. “Nessuno ha mai fatto storie perché dalle finestre sulle scale entra l’acqua e si allaga tutto- dice Maurizio Specchia- in fin dei conti noi lo paghiamo l’affitto, noi siamo sette in casa. Se è un problema di soldi, facessero un reso conto su chi paga e non. Così vedono come escono i soldi e non avranno più scuse per fare i lavori. Io mi sono trasferito qui da piazza Tommaseo, ho visto costruire queste palazzine con pala e picco. Un tempo quando scavavi qui , già a un metro e mezzo di profondità facevi un pozzo. Era tutta acqua qui sotto. Non so cosa ci sta ancora salvando. Ma se ci spostiamo da qui dove andiamo”. Il crollo di lunedì ha scoperchiato il cosiddetto “vaso di pandora” , ora gli inquilini di queste palazzine popolari chiedono un intervento urgente. Non sarà certo il divieto dell’uso dei balconi a tenerli al sicuro. Le lesioni sono lungo gran parte dei pilastri che sostengono la struttura, intorno ai cornicioni, e lungo l’intera facciata esterna della palazzina. Oggi i danni che si contano sono quelli all’auto della famiglia Destradis sulla quale sono caduti i calcinacci, il parabrezza rotto e qualche colpo alla carrozzeria, domani potrebbe andare peggio.
Lucia Pezzuto
per Il7 Magazine
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