INTERVENTO/ Normalmente non mi piace rivangare il passato scoprendo tombe di cui non ci sono più nemmeno le ossa.
Ma qualcosa, più di qualcosa, sotto le macerie ancora c’è.
Una “Ville”, definivano Brindisi in epoche passate, con dotazione di “Chateau” e Cittadella “de la Mer” confinante con il “Grande Passo” e il “Piccolo Passo” per l’accesso delle navi. Due tette di riserva, “Fiume Grande” e “Fiume Piccolo”, poderose quanto i seni di Levante e Ponente.
… E pensare che c’è ancora tanto, della Villa sul mare che la natura intese scolpire qui.
Spesso mi accade di pensare a scipite banchine d’asfalto, ad impertinenti dighe e moli di cemento, ad insipidi palazzoni slanciati, a svergognati poli industriali ed a quant’altro dovrebbe corrispondere al progresso e allo sviluppo di una città e del suo popolo. Pierpaolo Pasolini, guardando le città attraverso l’armonia delle loro linee, diceva: “Non è affatto vero che io non credo nel progresso, io credo nel progresso. Non credo nello sviluppo. E nella fattispecie in questo sviluppo. Ed è questo sviluppo che da alla mia natura gaia una svolta tremendamente triste, quasi tragica.”
La mia natura gaia, nonostante tutto, non ha ancora svoltato in tristezza, e se per un attimo immagino una città restata immutata per mille anni, beh, ritengo sarebbe ancora più straordinaria, oltre che fiorente e sviluppata. Attrarrebbe turisti da ogni parte del mondo, che giungerebbero in treno, in barca, in aereo, in auto, in ogni modo, per visitarla per ciò che è, una perla.
Pierpaolo Petrosillo
La Ville, per i francesci vuol dire “Città”, non certo “giardino”. Una perla: le solite esagerazioni. Brindisi merita molta attenzione e desta meraviglia, soprattutto a chi viene dal mare, per il porto. Ma sempre meno, asservito com’è (giusto o no che sia) alle necessità …industriali (sigh!). Per il resto case su case, catrame e cemento… Il nobile progresso calpestato dallo sviluppo.