BRINDISI – (Da IL7 Magazine) Un lungo inseguimento, oltre due tonnellate di droga che finiscono in mare e un militare della guardia di finanza ferito. E’ la cronaca di un ordinario sabato pomeriggio lungo la costa brindisina. La droga, qui, arriva a tutte le ore, tanto di notte quanto di giorno. Erano le 16 di sabato scorso quando una motovedetta della guardia di finanza di Brindisi ha intercettato un potente gommone ad 80miglia a largo di Brindisi. Sulle spiagge c’era ancora tanta gente, i lidi erano affollati, difficile anche solo immaginare che dei trafficanti di droga fossero in cerca di un anfratto o una insenatura sicura dove scaricare alla luce del solo il loro carico di droga. Ne è nato subito un inseguimento e dopo aver dato l’allarme alla sala operativa, sul posto, a supporto della prima motovedetta, giungevano altri tre natanti veloci e una nave più grande. Durante la corsa sfrenata del gommone per sfuggire all’arresto, i trafficanti, per alleggerire il natante, hanno cominciato a gettare le balle di droga in acqua. I finanzieri non si sono lasciati distrarre ed hanno proseguito nell’inseguimento. Con una velocità di 50 nodi anche le motovedette delle fiamme gialle si sono trasformate in bolidi, un testa a testa con il potente natante dei trafficati reso anche più leggero dal carico finito in acqua. Ma proprio durante la folle corsa, dopo una virata improvvisa, uno dei militari è stato scaraventato giù dal suo seggiolino, ha perso la presa ed è finito sul fondo del natante. L’impatto è stato violentissimo, l’uomo ha sbattuto la testa procurandosi una profonda ferita alla base della nuca, un taglio esteso che ha cominciato a sanguinare copiosamente. Un suo collega ha cercato subito di tamponare la ferita mentre il militare restava immobile ma cosciente. Non solo, il finanziere cadendo ha anche riportato un taglio sul sopraciglio e diverse contusioni al bacino e al fianco sinistro. Tutto questo mentre la motovedetta proseguiva nell’inseguimento dei trafficanti di droga. L’operazione della guardia di finanza si è conclusa con il recupero di due tonnellate e mezzo di marijuana, il carico è stato lanciato in acqua dai trafficanti, mentre il gommone con i malviventi è riuscito a dileguarsi prendendo il largo verso le coste albanesi. Il militare ferito è stato soccorso in prima battuta dai colleghi che lo hanno trasbordato dalla motovedetta all’imbarcazione più grande che era giunta a supporto. Qui il ferito è stato accolto dal capitano Matteo Maggio che a sua volta durante l’inseguimento ha riportato anche lui stesso un piccolo trauma al ginocchio. Una volta raggiunta la terra ferma il finanziere ferito è stato trasportato in ospedale dove i medici lo hanno sottoposto alle cure del caso. L’uomo ha ricevuto diversi punti di sutura alla base della testa e altri sul sopraciglio. Per le contusioni all’addome dovrà osservare assoluto riposo per i prossimi trenta giorni. La disavventura sulla motovedetta per lo sfortunato militare fa parte dei rischi del mestiere, un mestiere che negli ultimi tempi è diventato sempre più pericoloso. Sono, infatti, sempre più frequenti gli sbarchi di droga sulle nostre coste. Nell’ultimo anno diverse tonnellate di marijuana sono state recuperate dalla guardia di finanza e molte di queste in mare. Gli scafisti per sfuggire all’arresto preferiscono gettare in acqua il carico pensando non solo di alleggerire i natanti ma anche di distrarre i militari che hanno alle spalle. Gli inseguimenti in mare diventano delle trappole mortali considerata la velocità e le manovre azzardate che spesso i militari si ritrovano a fare pur di acciuffare i malviventi. Sorprendente, inoltre, come i trafficati tentino di sfruttare ogni condizione meteo favorevole che sia di notte ma anche che sia giorno. I carichi intercettati dalle forze dell’ordine sono sempre una minima parte di ciò che arriva sulle nostre coste, per ogni tonnellata gettata in mare e sacrificata per distrarre i militari ve ne sono almeno dieci che invece raggiungono la costa senza problemi. Tra l’altro una volta che la droga raggiunge le nostre sponde viene presa in consegna dalla malavita locale che in cambio di una fetta del guadagno la custodisce in attesa di trasferirla verso altre destinazioni. I recenti sequestri in garage e casolari alla periferia della città di Brindisi dimostrano come i trafficati albanesi si appoggino alla criminalità brindisina per meglio articolare le operazioni di trasferimento della droga. Lo spaccio della droga è un mercato fiorente che ha sostituito negli anni quello dei tabacchi lavorati esteri che pur restano sul mercato clandestino sebbene in forma minore. Quasi mai le partite di droga che sbarcano a Brindisi restano a Brindisi, difficilmente servono ad alimentare il mercato locale. L’Albania produce e sostiene i mercati esteri ma Brindisi resta nella maggior parte dei casi una terra di transito. Spesso però insieme alla droga arrivano anche le armi, armi clandestine che a differenza della marijuana restano qui e finiscono nelle mani dei criminali locali. Nei recenti sequestri effettuati anche dagli agenti della polizia di Brindisi le armi, più che altro pistole automatiche e mitragliette, sono di manifattura estera. E’ stato dimostrato che spesso queste armi vengono utilizzate per compiere rapine o sparatorie proprio qui in città, un esempio per tutti le ultime sparatorie consumatesi durante lo scorso autunno.
Lucia Pezzuto
(per IL7 Magazine)
foto repertorio
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