BRINDISI- Circa un mese fa l’associazione Sviluppo e Lavoro aveva inviato una lettere a associazioni e a partiti politici invitandoli a costituire un tavolo di confronto per tracciare insieme un percorso comune. L’associazione di Giovanni Brigante, vecchio Ds, oggi consigliere regionale nella lista di Vendola, aveva richiamato le forze di sinistra divise e frammentante sul territorio brindisino per intraprendere una strada condivisa. Una proposta presentata dopo lo scarso risultato elettorale del centrosinistra a Brindisi nelle elezioni politiche. Trascorso mese da quell’invito non ha risposto concretamente nessuno. E oggi Brigante interviene nuovamente dopo le vicissitudini nazionali del partito democratico, diviso, spaccato, con un dimissionario segretario nazionale Pierluigi Bersani che non è riuscito a trovare sostegno per costituire un governo che guidasse l’Italia. Il consigliere regionale attacca il partito democratico, chiede ai vecchi uomini di farsi da parte, perchè è convinto che esiste il modo di ricominciare.
Riceviamo e pubblichiamo integralmente il suo intervento
C’è scoramento e tristezza nei volti e nei cuori di tutti coloro che, come noi, sono cresciuti coltivando ideali di democrazia e di progresso. Quando nel 2009 nacque il Partito Democratico ci sembrò che quella fosse l’evoluzione più matura e più efficace delle idee e delle esperienze che avevano attraversato gli ultimi trent’anni del ‘900. Anche noi, come tanti, pensammo che si potesse concretizzare la speranza di superare le vecchie ideologie settarie e inconcludenti, per approdare ad un partito moderno, riformista, attento ai cambiamenti della società , difensore dei diritti dei più deboli ed essere la risposta etica alla deriva del berlusconismo.
In realtà la nuova creatura diventò subito la terra di conquista per nuovi “arrampicatori “ in cerca di facili inserimenti nei posti di potere e /o per vecchi uomini di apparato, decisi a conservare a tutti i costi le posizioni di rendita già acquisite. Probabilmente il peccato d’origine della fusione a freddo tra la Margherita e i DS ha prodotto un coacervo di interessi particolari e correntizi, mai sfociati in un organismo dialetticamente coeso, ma piuttosto ha esaltato difetti e limiti di entrambe le formazioni, contagiando le giovani leve, prive di guida morale, ideologica e politica.
Sulla crisi del PD si stanno esercitando molti politologi e acuti osservatori e avremo modo e tempo per riflettere sulle analisi più o meno condivisibili, ma oggi è prioritario mantenere la lucidità e interrogarsi su quali siano le strade per riprendere un percorso che viene da lontano, che è stato tracciato da migliaia di donne e uomini semplici e autentici, che hanno creduto e lottato per migliorare le condizioni di vita di un intero popolo.
E’ un partito diviso, smarrito e profondamente ferito quello che esce da queste vicende : gli errori e i tentennamenti dei dirigenti e della segreteria in primo luogo sono sotto gli occhi di tutti, ma proprio adesso che sarebbe così facile infierire nei confronti dei responsabili e sentenziare “noi l’avevamo detto“, sentiamo forte come non mai il senso di appartenenza a quel popolo della sinistra, che con orgoglio custodisce il ricordo e l’esempio di Enrico Berlinguer e di Sandro Pertini (per citare i più grandi , ma non gli unici!) .
Non ci riconosciamo nella folla che si eccita per il Masaniello di turno, crediamo oggi più che mai nella necessità di organizzazioni partitiche solide, che consentano il dibattito, che favoriscano la partecipazione, che premino il merito e siano palestra per formare le nuove generazioni, foriere di energie inesauribili , di valori autentici e di saperi e competenze nuove.
Questo si chiedeva al PD del 2009 e se questo non è accaduto la colpa non è da ricercare nell’ idea che fu alla base della sua nascita , ma negli uomini che ne presero allora il comando e che oggi devono farsi da parte, sia a livello centrale che periferico, dove spesso la mediocrità e il provincialismo hanno determinato uno scollamento ancora più profondo tra il Partito e i cittadini elettori.
Circa un mese fa la nostra Associazione lanciava un appello a tutte le forze sane della sinistra brindisina per avviare insieme un percorso di rinnovamento reale : “è tempo di accorgersi che il mondo è andato avanti molto più velocemente della politica e che, se non vogliamo essere definitivamente cancellati da movimenti che strumentalizzano il disagio sociale e che risultano ideologicamente contraddittori e pericolosi per la democrazia, è opportuno incontrarsi e parlarsi senza pregiudizi e senza rancori, nel comune intento di andare incontro al cambiamento, che appare ormai indifferibile. E’ quanto mai opportuno aprire un canale di comunicazione con i cittadini, che vogliono sentirsi riconosciuti nei propri bisogni, costruire prospettive e sperimentare nuove piste sui versanti del lavoro, della salute, delle politiche sociali ed ambientali per ridare speranza alle nuove generazioni. “
Constatiamo amaramente che tale invito non ha trovato ad oggi alcun riscontro e questo non depone bene sul piano della vere intenzioni di ripensamento e di apertura sbandierate dai dirigenti locali, che pure affermano di mirare all’unità della sinistra e al recupero del rapporto con la società reale.
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