“L’itinerario sbagliato…di un cavaliere”, nel foyer del Verdi la mostra dei ragazzi del Durano

BRINDISI- «L’itinerario sbagliato… di un cavaliere errante», la mostra degli studenti del «Simone-Durano». È stata presentata e inaugurata questa mattina nel foyer del Teatro Verdi di Brindisi la mostra fotografica «L’itinerario sbagliato… di un cavaliere errante», allestimento che conclude il percorso di alternanza scuola-lavoro che ha visto impegnati dallo scorso novembre gli studenti delle classi 4ª A e 4ª B del liceo artistico-musicale «Simone-Durano» di Brindisi. Tema dell’esperienza formativa lo spirito visionario e fantasioso del «Don Chisciotte» di Cervantes. Un entusiasmante programma di lavoro, tra incontri, approfondimenti, conversazioni, lezioni in teatro e in classe, infine l’allestimento dell’esposizione nel foyer. La mostra tratteggia, attraverso le prospettive dei ragazzi, un itinerario nel cuore della città. Un punto di vista originale che offre dei luoghi un’apparenza distorta, visionaria, a tratti surreale, sfrondata della percezione superficiale e affrettata che spesso ci impedisce di coglierne il senso e la bellezza. Con il progetto, i ragazzi hanno “indossato” per una volta gli occhi di Don Chisciotte per entrare nei luoghi, nei palazzi, nei muri scrostati, presentando la città nel suo aspetto meno scontato e rivelando le sue continue meraviglie. Una road map che attraversa il culto del bello, della poesia, del potere salvifico dell’immaginazione.

 Sbagliando itinerario, il cavaliere errante scopre un verso esclusivo, si sposta dal comune punto di osservazione per svelare la bellezza e la potenza della visione, ciò che serve per riconnettere la città con il suo futuro. «Visionario è colui che riesce a vedere una via nuova, ne immagina il percorso o lo comunica come se fosse già reale». La mostra si può spiegare semplicemente così. Le visioni Don Chisciotte le congiunge alla follia e alla ragione: i luoghi di importanza storica appaiono deformati mentre i luoghi abbandonati si mostrano nella loro dolente bellezza. Così come quando, nella storia narrata, il personaggio raggiunge la locanda che ai suoi occhi si presenta come un castello. Da questa associazione, tra percezioni reali e irreali, nasce l’interpretazione fotografica delle visioni del personaggio. Attraverso gli occhi di Don Chisciotte la mostra racconta le emozioni di smarrimento iniziale per procedere con passaggi che spaziano dalla quiete al turbamento, dall’incanto alla noia, dalla meraviglia alla confusione. «Il teatro entra nella città anche attraverso la scuola – ha detto il presidente della Fondazione Nuovo Teatro Verdi Santi Giuffrè – e la fotografia è uno strumento che cattura e a volte amplifica il fascino delle cose. La Fondazione fa propria ogni iniziativa capace di promuovere il protagonismo dei ragazzi, gli spunti e le loro idee innovative, perché anche il teatro non può rinunciare all’energia vitale dei giovani. Questa mostra non è un punto di arrivo ma un passaggio rafforzativo che deve guardare ad altre e auspicabili iniziative, a partire dall’immediato. La verginità creativa dei ragazzi è senz’altro una risorsa sulla quale occorre investire».  «Siamo felici che i ragazzi abbiano vissuto appieno questa esperienza formativa – ha aggiunto il dirigente scolastico Carmen Taurino -. È molto importante che i ragazzi comincino a sondare, sperimentando e scoprendo scenari insospettati della propria città. Don Chisciotte ci insegna che è nell’errare, a volte nel prendere una strada sbagliata, che si possono fare le scoperte migliori e cogliere nella realtà immagini e storie che altri non vedono, presi della frenesia del quotidiano, dalla pigrizia creativa e immaginifica. È esattamente quello che chiediamo ai nostri ragazzi, di essere dei piccoli don Chisciotte alla conquista della Città, di trasformare la bellezza in opportunità, i luoghi comuni in itinerari, non importa se sbagliati. Il futuro ha solo queste strade per arrivarci. Da parte nostra il compito di plasmare l’alternanza curvandola sui linguaggi del territorio e della comunità. Sarebbe bello fare di questa mostra una tappa di visita per i crocieristi». L’organizzazione delle attività è stata curata e seguita dai tutor aziendali, Valentina Marolo (supervisione) e Roberto Romeo (comunicazione), assieme ai tutor scolastici, Barbara Arrigo(fotografia) e Gregorio Filieri (allestimento). Così, oltre allo studio della tecnica fotografica, i ragazzi hanno affrontato gli aspetti progettuali dell’allestimento espositivo seguendo le successive fasi, dall’ideazione del progetto alla realizzazione delle strutture, pensate in funzione delle esigenze comunicative della mostra. «La Fondazione ha assecondato con entusiasmo l’occasione formativa – ha sottolineato il dirigente alla Cultura Nicola Zizzi – perché si tratta di un progetto che si ispira all’idea di contaminare scuola e lavoro, di mettere in circolo un’energia che motiva e contagia tutti. Si tratta di una modalità interessante se si riesce a realizzare un incastro tra scuola e lavoro aderente al territorio. L’alternanza offre una nuova visione della formazione, a scuola fuori della scuola, una realtà con cui studenti, famiglie e docenti devono confrontarsi per modificare l’organizzazione dei tempi e la condivisione degli obiettivi». «Il teatro è un luogo sensibile all’entusiasmo dei ragazzi – ha concluso la docente Barbara Arrigo – ed è capace di ripagarli dotandoli di strumenti nuovi. La fotografia è un modo per avvicinarli perché offre una prospettiva della città che può stimolare riflessioni interessanti. I ragazzi si sono dedicati con passione e curiosità, segno che anche la cultura ha nei giovani le gambe più forti e più veloci».

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