Uno accusato di aver partecipato ad un omicidio, due di appartenere alla Scu, tutti in manette

BRINDISI- Uno è ritenuto partecipe di un omicidio, altri due sono accusati di essere affiliati alla Sacra Corona Unica, scattano le manette per tre brindisini. Ad eseguire il provvedimento nei confronti dei tre è stata la squadra mobile di Brindisi. Si tratta  del 36enne Giuseppe D’Errico, del 74enne  Pasquale D’Errico (padre del Giuseppe) e del 53enne Cosimo Di Tommaso.

Il primo è indiziato di aver partecipato, insieme al fratello  Vitantonio D’Errico, già arrestato dalla Squadra Mobile Brindisina nel 2017 , all’omicidio di Francesco Di Coste avvenuto nel 2004.

Gli altri due,  Pasquale D’Errico e  Cosimo Di Tommaso, secondo quanto indicato nel relativo provvedimento restrittivo eseguito, risultano invece indiziati di appartenere all’organizzazione mafiosa nota come Sacra Corona Unita.

Nel primo pomeriggio di ieri, i tre soggetti sono stati rintracciati ed assoggettati alla misura cautelare emessa su richiesta del pm titolare del  procedimento penale della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

Padre e figlio, Pasquale e Giuseppe D’Errico sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari mentre il  Di Tommaso Cosimo è stato tradotto in Istituto Penitenziario per effetto della custodia cautelare in carcere emessa a suo carico.

Era l’8 Aprile 2004, giovedì, durante la celebrazione del rito dei Sepolcri, quando  il ventinovenne Francesco Di Coste , dopo aver chiuso la sala giochi di pertinenza della sua famiglia, mentre sostava qualche minuto sul marciapiedi antistante l’esercizio di via Roma, veniva raggiunto da un commando che lo affrontava e lo freddava con diversi colpi di pistola e fucile. Consumata l’azione delittuosa, i killers si dileguavano.

Il Di Coste,  già sospettato di appartenere alla S.C.U., secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e le risultanze d’indagine della Squadra Mobile di Brindisi, era parte di un sodalizio che si contendeva il controllo del territorio di Latiano con altro gruppo criminale di riferimento dei D’Errico.

La contesa avrebbe quindi portato alla rappresaglia verso  Di Coste e  Vitantonio D’Errico, già arrestato dalla Mobile brindisina l’11.09.2017, con il fratello Giuseppe avrebbero preso parte al  gravissimo episodio criminoso che costerà la vita al Di Coste  e comporterà altresì il ferimento di un’innocente, ignara passante.

Nonostante gli anni trascorsi, l’azione investigativa della Squadra Mobile brindisina, ed in particolare delle specializzate Sezioni dei Reati Contro la Persona e della Criminalità Organizzata e Catturandi, con il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, non si arrestava e gli elementi raccolti trovavano poi conforto e riscontro nelle dichiarazioni di diversi collaboratori già organici alla compagine criminale mafiosa della Sacra Corona Unita.

Le complessive risultanze d’indagine trovavano quindi la piena condivisione dell’Ufficio della Procura Distrettuale leccese, competente per i delitti di criminalità organizzata e terrorismo, che – nella persona del P.M. titolare del procedimento penale avviato in seguito all’agguato mafioso ai danni del Di  Coste  – richiedeva al Giudice per le Indagini Preliminari di valutare l’emissione di una misura di natura cautelare che, originariamente, veniva emessa solo a carico  di Vitantonio D’Errico.

Ora, a seguito di recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, il provvedimento poteva essere eseguito anche a carico dei tre rimanenti indagati –nell’ambito di quella che, convenzionalmente, è stata definita operazione “The Sequel” – e cioè nei confronti di  Giuseppe D’Errico, per concorso in omicidio e porto illegale in luogo pubblico di armi da fuoco (reati aggravati dal metodo e dalla finalità mafiose) e del  Pasquale D’Errico e del Cosimo Di Tommaso per associazione per delinquere di tipo mafioso.

BrindisiOggi

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