LATIANO – Il carnevale è ormai finito e la Quaremma fa ritorno nella strade di Latiano per dare avvio alla Quaresima. Una vecchia tradizione diventa ormai per tutti una vivace curiosità.
La Quaremma è nota nella tradizione popolare come la moglie di ‘Carniali’ (Carnevale), ormai morto dopo essersi ingozzato di cibo il Martedì grasso. Il fantoccio di pezza vestito a lutto è appeso per le vie del paese nei quaranta giorni di penitenza che precedono la Pasqua e dato alle fiamme proprio durante il giorno di festa, in segno di purificazione dell’anima.
La donna, frutto della fantasia popolare, è descritta di solito come una brutta vecchia con in mano ‘lu fusu’ e ‘la macennula’. Il fuso e l’arcolaio sono strumenti di lavoro che rappresentano la laboriosità e lo scorrere del tempo, un elemento figurativo che richiama la leggenda classica di Cloto, una delle tre Parche. Il suo nome, dal greco Klothes, significa “io filo”, tanto che nel racconto mitologico gli è attribuito proprio il compito di tessere il filo della vita degli uomini.
La storia della Quaremma, però, non è associata solo ai riti pagani, ma si estendere ai riti cristiani simboleggiando i giorni di moderazione e privazione che precedono la redenzione. Il pentimento religioso vissuto durante il periodo quaresimale è quindi il significato mistico attribuito alla figura della Quaremma.
Quest’anno per valorizzare e meglio conoscere le tradizioni popolari i giovani della ProLoco di Latiano hanno pensato di impegnare la Quaremma nelle abituali faccende domestiche. Tutte le scenette saranno poi accompagnate da alcuni proverbi della tradizione latianese. Tra questi “Ci no fili e no tiessi di do essunu sti gnuemmuri cruessi”, (se non fili e non intessi, da dove escono questi gomitoli grossi); “A vulutu la bicicletta e moh pitala” (Hai voluto la bicicletta e ora pedala); “Li uai ti la pignata li sapi la cucchiara” (I guai della pignatta, li conosce il cucchiaio).
L’obiettivo è quello di promuovere in modo originale gli usi e i costumi tradizionali, con lo scopo di nutrire e coltivare la cultura locale, mirando ad esaltare e tutelare l’identità della società passata.
BrindisiOggi
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