Lgn non si arrende e per il rigassificatore punta al PUG

BRINDISI – Da una parte c’è Brindisi Lng che chiede di non interferire con la realizzazione del rigassificatore, dall’altra Edipower che non accetta “consigli” sulla chiusura della Brindisi Nord. La serie di eccezioni al Piano urbanistico generale arrivate a Palazzo di città comprendono anche quelle dell’Autorità portuale, degli ambientalisti e di alcun associazioni culturali che, al pari di qualche privato, hanno ritenuto di segnalare anomalie già riscontrate nel Documento programmatico preliminare, approvato dal consiglio comunale. Lng, a dispetto della confisca della colmata di Capo Bianco, non ha esitato a far notare al Comune che nel Dpp si esprime “il diniego alla realizzazione del rigassificatore nel porto interno, che non è stato dettato da convinzioni ideologiche ma dalla consapevolezza che non ci può essere vero sviluppo se non si pone un argine all’arroganza degli interessi precostituiti”. Eppure, come ha sottolineato la società inglese, nel Piano regolatore del porto (che però risale al 1975!) non c’è traccia di alcun impedimento alla costruzione del rigassificatore. Dalle osservazioni di Lng si passa a quelle dell’Autorità portuale che, in uno scambio “vigoroso” di vedute con il Comune, ha chiesto esplicitamente di stralciare ogni parte del Pug che riguarda le aree portuali di competenza dell’Authority.

La richiesta è stata esplicita e, secondo l’ente, trova conferma e legittimità nella legge che regola gli spazi dedicati all’attività portuale. “Disporre di spazi flessibili” necessari ad una politica portuale al passo con i tempi ed in una logica trasportistica in continua evoluzione, è necessario: lo ha fatto notare il presidente Hercules Haralambides. Il Comune non ha titolo ad inserire nel Pug aree portuale su cui spetta all’Authority decidere la destinazione futura. Ma anche Edipower non ha esitato a commentare il Pug. “Le considerazioni esposte – hanno scritto dalla dirigenza della Brindisi Nord – evidenziano come lo scenario di chiusura prospettato sia inefficace al conseguimento degli obiettivi strategici del Pug”. Nelle conclusioni si evidenzia anche come le “proposte di chiusura non siano opportunamente sviluppate”. Ma i dati riportati tradiscono, forse, altre intenzioni. Nel documento presentato, infatti, si evidenziano numeri che inequivocabilmente mostrano il graduale disimpegno della società: dalle 440 ore di occupazione del porto nel 2007, si passa ad appena 112 nel 2011.

Francesca Cuomo  

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