Padre e figlio rinunciano al chiosco di via Vespucci: “Così come è il bando non c’è guadagno”

BRINDISI- (da il7 Magazine) Si erano aggiudicati la concessione di due dei tre chioschi di panini in via Amerigo Vespucci, ma padre e figlio, Elia e Arnaldo Moscatelli, alla fine  hanno rinunciato. Al momento della  sottoscrizione del contratto i due assegnatari hanno deciso di non presentare la documentazione dovuta, decadendo così dall’affidamento. La terza vincitrice del bando era Maria Rosaria Greco, ma anche lei è rimasta fuori per motivi ostativi  legati a suoi rapporti con l’ente comunale.

Via libera quindi per i nuovi assegnatari, il Comune di Brindisi scorre  la graduatoria dei partecipanti al bando.  I primi tre oggi sono Pasquale Greco con un’offerta mensile di 1880 euro al mese, Carmine Coletta con 1820 al mese e Agata Zurlo con 1780. Le offerte si differenziano di poche decine di euro. La famiglia Moscatelli aveva invece proposto 2300 euro per un box e 2050 per l’altro.

Si tratta dei chioschi fronte mare per la somministrazione di cibi e bevande.  Le tre strutture amovibili sono state montante lo scorso settembre sul lungomare del quartiere Casale a due passi dalla Lega navale, uno dei posti più suggestivi della città di Brindisi con affaccio sul porto e sul castello Svevo.

Secondo il bando del Comune i box sarebbero stati assegnati all’offerta più alta, si partiva con una base d’asta di 210 euro al mese. Padre e figlio Moscatelli hanno moltiplicato questa cifra di dieci volte, salvo poi rendersi conto di aver offerto troppo per la tipologia dell’attività. A spiegarlo è lo stesso Elia Moscatelli, già titolare dell’Eden Cafè al quartiere Bozzano, anche suo figlio è gestore di un bar alla Commenda. Sono gente del mestiere e sanno bene come funziona. Subito dopo l’apertura delle buste con l’assegnazione ai Moscatelli in città ci fu qualche polemica.  La vittoria del bando a due componenti di una stessa famiglia aveva fatto storcere il naso a qualcuno. Ma le polemiche dopo qualche giorno si placarono. Ora improvvisamente  sono proprio loro a rinunciare.

“La nostra idea era totalmente diversa – spiega Elia Moscatelli (il padre) – avevamo una proposta di ristorazione per rendere più bello ed elegante il lungomare, ma questa ha trovato il muro della burocrazia. Inoltre quei box secondo noi non sono idonei per preparare alimenti. Sono al massimo delle rivendite”.

Una volta ottenuto il chiosco Moscatelli avrebbe voluto chiedere l’autorizzazione per l’installazione di un dehors, un gazebo esterno chiuso riscaldato, così che potesse essere utilizzato anche d’inverno. Una struttura simile a quella di viale Regina Margherita di proprietà di un altro locale. “Quando siamo andati a fare il sopralluogo poco prima della firma del contratto – racconta il primo assegnatario – ho chiesto all’ingegnere del Comune se questo fosse possibile. Ma lui ha immediatamente bocciato l’iniziativa e mi ha riferito che al massimo avrebbero potuto darmi l’autorizzazione per mettere dei tavoli e ombrelloni. Questa cosa mi è dispiaciuta molto perché speravo di rendere più accogliente ed elegante quel luogo.  E francamente non capisco perchè dall’altra parte del porto si può fare e qui no”.

In realtà sul fattore esterno Moscatelli avrebbe potuto anche sorvolare, alla fine si sarebbe accontentato di qualche tavolino e ombrellone a tema e in armonia con il paesaggio. Ma ciò che lo avrebbe poi convinto ad abbondare ogni idea di gestione del chiosco è stato quando ha visto la parte interna della struttura. “Praticamente si tratta di una rivendita di patatine e panini già confezionati – aggiunge –  perché non c’è lo spazio per preparare gli alimenti sul posto. Dentro c’è un bancone che occupa il 90 per cento dello spazio con una macchinetta a cialde per il caffe. Non c’è alcuna possibilità di manipolare il cibo. Non si può mettere neanche una mensola”.

Insomma il titolare del bar si sarebbe fatto due conti in tasca: la vendita di patatine e panini al prosciutto preconfenzionati non avrebbe portato un gran guadagno. “Non sarei riuscito neanche a coprire le spese – precisa – Ma noi non immaginavamo ci fossero questi limiti”.

Scoraggiato ha comunque provato un ultimo tentativo scrivendo con il proprio avvocato all’ufficio Contratti del Comune in cui ha chiesto la possibilità di rimuovere e custodire il bancone da rimettere poi una volta scaduto il contratto. “Ci sono state una serie di comunicazioni tra il mio legale e il dirigente dell’ufficio Contratti – spiega ancora Elia Moscatelli – per chiedere di togliere e custodire  e rimontare a nostre spese il bancone. Ci è stato detto che non potevano dare una risposta se prima non firmavamo il contratto. Chiaramente io avevo bisogno di rassicurazioni prima.  A questo punto c’era poco da scegliere”.

Il padre ha così convinto il figlio a lasciar perdere, secondo un loro calcolo i guadagni, così come sistemati i box, non avrebbero coperto neanche le spese dell’affitto da loro stessi proposto. “Alla fine abbiamo abbandonato l’idea – conclude – e siamo già in trattativa per aprire un nuovo locale in centro in via Conserva con le stesse caratteristiche in cui avevamo immaginato quello di via Amerigo Vespucci. Con queste limitazioni poste dal Comune ritengo che anche per gli altri assegnatari che hanno proposto affitti intorno alle 1800 euro al mese sia difficile sostenere le spese”.

Il bando pubblico per l’assegnazione delle tre strutture è stato pubblicato ad agosto. Ciascun box è costato  alle casse pubbliche 83mila euro, a ciascun assegnatario viene richiesto un contratto di copertura assicurativa per il valore dell’immobile. La concessione ha durata 6 anni. Un investimento che l’Amministrazione comunale ha inserito nel progetto di recupero e valorizzazione di via Amerigo Vespucci.

 Al posto dei tre chioschi prima c’erano due attività private di vendita di panini, uno dei quali aveva trasformato un pullman in un locale pubblico, con tavoli e sedie in estate. La polizia municipale a settembre ha sgomberato l’area per occupazione abusiva. Uno di questi si è trasferito nel parcheggio adiacente all’ex sede della Santa Teresa all’incrocio del quartiere Casale.

Per ora i box restano chiusi, si attende la decisione dei nuovi assegnatari in graduatoria.

Lucia Portolano

(per il7 Magazine)

 

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