INTERVENTO/ A seguito della lettera ai giornali, del 01 gennaio 2018, in merito alla “possibilità” che si celebri una messa presso la sala consiliare del Comune della nostra città, nel giorno 3 gennaio , ci sentiamo in dovere di manifestare pubblicamente le stesse perplessità esposte da Maurizio Portaluri, ipotizzando, per altro, la violazione del principio di laicità recitato dalla Costituzione Italiana agli Articoli 2,3,7,8,19 e 22. Principio ritenuto “Supremo” dalla sentenza della Corte costituzionale n° 203 del 1989.
Pur non essendo citato espressamente, il principio di laicità e tra i quelli fondanti della nostra Costituzione, esso si contrappone ad uno Stato “Clericale” vincolante dei suoi precetti, optando in una ottica di morale “religiosa” pluralista e liberale. In particolare, nell’Art. 7, si stabilisce la “separazione tra ordine religioso e ordine temporale”. Già come accaduto in passato, questo principio è stato più volte violato, ricordiamo per esempio, gli interventi in occasione delle indicazioni di voto ai parlamentari della Chiesa cattolica o “l’invito” all’astensione sul referendum della legge 40 sulla “fecondazione assistita”, violazioni riprese da diverse sentenze della Corte costituzionale. E ancora, nell’Art. 8, che riprendiamo per l’occasione, si stabilisce il principio di “ Eguaglianza delle religioni fra di loro” e di Libertà di Culto. Questo prevede che tutte le religioni abbiano uguale “spazio” ed uguali diritti, garantendo la parità delle diverse confessioni e mantenendo “Integri” i luoghi Istituzionali e Laici. Non possiamo non tener conto del giorno scelto per questo “evento”, giorno del: Santissimo Nome di Gesù; che non può che indicarci una volontà “Gesuita”, in linea con la “politica” intrapresa dal Santo Padre, papa Francesco. Già definito il papa politico.
Non è nostra intenzione interferire sugli aspetti religiosi o “augurali” che vengono richiesti al S.E. Mons. Domenico Caliandro, tantomeno è nostra intenzione manifestare alcun dissenso per le “ore di religione” nelle scuole o dell’affissione dei “simboli cristiani” nei luoghi pubblici, già discutibili ma che preferiamo rimettere alla Corte costituzionale li dove se ne vedrebbe la necessità. Interessante sarebbe, invece, conoscere chi ha partorito questa “santa idea”, senza tener conto della Nostra Costituzione e senza averla divulgata pubblicamente come si conviene ad ogni Evento Pubblico di rispetto.
In proposito “dell’Agape”, chiamata “cena eucaristica”, che seguirebbe la cerimonia, rimaniamo alquanto sconcertati proprio per il fatto che la Chiesa cattolica non prevede alcune “cene rituali” se non in quella dell’Eucarestia dove il significato religioso e ben lontano da quello conviviale e “profano”, concetto sacralizzato ed ampiamente espresso in: “Matteo 26,17-20; Marco 14,12-17; Luca 22,7-14;”. Sulla base di una Profonda conoscenza della materia, ci permettiamo di “attenzionare” l’Intera vicenda, proprio al Mons. D. Caliandro, sottolineando il rischio di cristianizzare cerimonie “profane”, ottenendo un risultato opposto, ovvero quello di poter “profanizzare” il cristianesimo. Pur comprendendo la più assoluta, Sua, “buona fede”.
Riteniamo che una semplice benedizione sarebbe bastata a dare speranza ai fedeli e magari sarebbe stato inteso come gesto purificatore da parte dei laici, che non sdegnano un “Grosso Risciacquo” della politica locale e Nazionale che si appresta al compimento.
Chiediamo per tanto, espressamente al Commissario Dott. Santi Giuffrè, garante pro tempore della nostra Costituzione, di valutare con discernimento questa proposta, tenendo conto dell’espressione del libero pensiero e dell’uguaglianza tra le confessioni religiose ma soprattutto della “sacralità” Laica dei Luoghi Istituzionali, proponendo di optare ad una “trasferta” dei nostri amministratori, estesa a tutti i cittadini di fede Cristiana, nei luoghi sacri già storicamente presenti sul territorio, promettendo, se gradita, anche la Nostra “eccezionale” partecipazione.
Stefano E. Erario
presidente dell’Associazione VIRGILIO di Brindisi
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