BRINDISI – I movimenti di Michele Errico aprono al Pd (Partito Democratico). Le aggregazioni sorte intorno a Errico: “Movimento civico Brindisi virtuosa” e movimento “Brindisi zero”, nonché Socialdem Brindisi hanno reso pubbliche le loro determinazioni in relazioni alle scelte politiche ed amministrative che i cittadini di Brindisi sono chiamati a fare. Tutti hanno valutato con molto interesse gli intenti espressi dalle varie componenti del centrosinistra e la discontinuità con la quale si presenta il Pd brindisino con il suo segretario provinciale Rosetta Fusco.
“E su tale discontinuità fondata sull’autonomia decisionale dei livelli di partecipazione popolare brindisina e sulla difesa dei valori espressi dall’art.3 della Costituzione Italiana portati dall’umanesimo liberale, cristiano e sociale, si riporta la seria e maturata partecipazione delle suddette associazioni politiche alle forme costituenti l’aggregazione del centrosinistra brindisino per realizzare il legante necessario dell’uguaglianza delle opportunità conseguente al diritto di libertà individuale” si legge nel comunicato stampa a firma di Damiano Mevoli (presidente Movimento civico Brindisi virtuosa) Raffaele Mauro (coordinatore provinciale S &D Brindisi) Angelo Consoli (responsabile Brindisi zero).
“La città oggi risente gli effetti negativi della profonda crisi strutturale direttamente connessa con il definitivo esaurimento dei tempi organizzati intorno al processo di sviluppo economico degli anni 60. A tutti sono noti i pesanti condizionamenti provocati dalla esistenza di quelle politiche industriali che, pur innescando processi di produzione di ricchezza, hanno di fatto realizzato una corsa con meta finale il livellamento verso il basso della qualità della vita in termini sociali ed ambientali, causando la scomparsa delle unità produttive tradizionali e condizionando pesantemente la formazione democratica della volontà popolare” si legge nella missiva.
“Lo scoppio del P2T, l’8 dicembre del 1977 segna – continuano – una svolta epocale nell’economia brindisina, il ridimensionamento dell’impianto e la conseguente crisi dell’indotto sono il segnale della fine di un epoca. La Cattedrale nel deserto, come molti ironicamente la definivano, bruciava ed entrava in crisi un modello ed un impianto che nei momenti di massima espansione aveva dato lavoro, più tardi scoprimmo drammaticamente anche malattia e morte, ad oltre 7.500 famiglie. Avremmo dovuto comprendere già da allora che la sorte dei grandi impianti altamente inquinanti era segnata, ma nel 1982 a causa della cassa integrazione ancora in atto per la Montedison il comune di Brindisi e la regione puglia approvano il progetto di costruzione di una centrale a carbone nonostante la presenza già di una centrale ad olio combustibile, Brindisi nord, prossima ad essere riconvertita a carbone e solo il referendum antinucleare salvò la città da una centrale nucleare. Il resto è storia recente con gli operai usati come arieti in forza del ricatto occupazionale ed una classe dirigente asservita ai voleri dei poteri forti, quasi fossimo una colonia”.
“Quello che succede a Brindisi così come nel resto del mondo, è che l’economia fossile della seconda rivoluzione industriale che ha ispirato le scelte di pianificazione economica degli anni 50 e 60, è oggi entrata definitivamente in crisi. Si tratta di una crisi irreversibile, che lascia sul territorio desolazione, inquinamento e disoccupazione. Altrettanto succede al “pensiero fossile” quello che non riesce a far vedere un futuro diverso da quello a cui il petrolchimico e il carbone sembrano aver condannato la città”.
“Ma a ben altro è stata predestinata Brindisi dalla sua storia e dalla sua cultura, – si legge ancora nel comunicato stampa – oltre che dalla sua posizione geografica. Significativamente, uno dei momenti più alti del risveglio delle coscienze avviene quando un governo sempre troppo legato all’economia fossile cerca di autorizzare un impianto di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto della British Gas. I cittadini scendono in piazza contro la logica del tanto peggio, dello scempio su scempio, del colpo di grazia a una città ferita. E l’Europa da ragione a chi contestava questo scellerato progetto che avrebbe definitivamente sottratto il porto e la città ad attività turistiche e culturali, condannandolo ad una devastazione industriale e una cementificazione che avrebbe precluso qualsiasi scelta verso modelli di sviluppo più conformi all’identità culturale e alla vocazione storica di Brindisi”.
“Ma il pericolo di una imposizione della logica del tanto peggio a Brindisi, non è affatto scongiurato, mentre i suoi fautori non si riposano mai e ritornano alla carica con sempre nuove idee impattanti sull’ambiente e la salute dei cittadini (che hanno già pagato prezzi altissimi come dimostrano anche le recenti condanne nel processo contro l’ENEL), i sostenitori del modello a vocazione storica, culturale, turistica e naturalistica sono divisi, distratti, forse scoraggiati. Ecco per esempio che qualcuno minaccia di far approdare a Brindisi il gasdotto TAP, aggiungendo impianti su impianti, rischi su rischi, inquinamento su inquinamento, stesse considerazioni che riteniamo imprescindibili anche per il paventato progetto di A2A riguardo alla vecchia centrale di Brindisi nord”.
“Eppure tutto può ancora succedere. Tutto deve ancora accadere. Il destino non è segnato. – continuano – Si può andare verso un futuro digitale, culturalmente elevato, rispettoso della natura e dell’ambiente, o rimanere in un passato fossile fatto di disperazione, disoccupazione, inquinamento e povertà. E’ necessario dare coraggio a una città ferita e disorientata Per farlo bisogna capitalizzare sulle risorse umane, formandole ai mestieri del futuro, ma anche offrendo loro la consapevolezza che solo lo studio approfondito della propria storia e delle proprie origini possono fornire”.
Secondo i movimenti intorno a Errico: “La rinascita di Brindisi comincia dalla cultura dei propri cittadini. Simbolicamente la città che ha pagato il prezzo più alto all’economia fossile può diventare quella in cui si studia e si formano giovani per la nuova economia solare, circolare, empatica, digitale e condivisa. A patto di riuscire a trovare la volontà, le competenze e i luoghi per queste attività formative e di studio verso la cultura del riscatto e della rinascita”.
E ancora: “Attività formative che partendo dallo studio della storia e delle migliori tecniche di disseminazione e comunicazione, ri-orientino le attività economiche della città, dalla seconda alla terza rivoluzione industriale. Dalla dipendenza di scelte pensate e partorite lontano dai bisogni reali del territorio alla consapevolezza che si può costruire il proprio futuro e soprattutto quello delle prossime generazioni”.
“Brindisi ha bisogno di una fase costituente dove non si discuta del colore delle magliette o del numero dei consensi che questo o quel consigliere possono portare alla lista ma delle idee, dei progetti, delle scelte che la città deve fare almeno per i prossimi 20 anni, dove chi ha veramente a cure gli interessi della città abbia la forza e la determinazione di poter portare il proprio contributo, che consenta finalmente alla città di rompere con il recente passato in maniera definitiva.
Già dal 4 novembre con la manifestazione organizzata su territorio zero avevamo espresso pienamente il nostro pensiero che ritroviamo oggi nella parole e nei documenti di Liberi Uguali, Brindisi bene Comune e del Pd brindisino. Da questo bisogna partire per costruire un centro/sinistra che faccia di questi valori e della tutela della capacità di intrapresa del cittadino quale elemento fondamentale dello sviluppo della comunità punti programmatici fondamentali. Siamo ad un bivio fondamentale, da un lato un lento e progressivo decadimento, e la fuga dalla città delle migliori energie giovanili rappresenta un dato avvilente, dall’altro la necessità di anticipare i tempi guardare lontano per non farci trovare impreparati di fronte alle tante opportunità che si stanno sviluppando in questo momento, dalla terza rivoluzione industriale, alla via della seta, alle opportunità che le nuove zone economiche speciali riservano”.
“Si impone, perciò, a tutte le persone di buona volontà di trovare il coraggio di affrontare e vincere le nuove sfide della modernità ed il diffuso senso di sfiducia che ha portato alla scarsa partecipazione dei cittadini”.
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