BRINDISI- (Da IL7 Magazine )Un’intera vetrina espositiva con reperti di una tomba messapica trasferita nel museo comunale di Francavilla Fontana, la prossima primavera, invece, ventidue pezzi della sala dei bronzi finiranno a Trieste, il Museo provinciale Ribezzo di Brindisi svuotato dei reperti più significativi per arricchire altre sale in altri comuni. Un saccheggio legalizzato grazie ad un accordo firmato qualche anno fa, correva il 2012, tra la Sopraintendenza ai beni culturali e la vecchia gestione museale, guidata dalla direttrice Angela Marinazzo, che consentiva il prestito dei beni statali lasciati in deposito presso il Ribezzo. Con questa modalità molti pezzi antichi, di grande pregio storico e culturale hanno lasciato le sale del Ribezzo che ad oggi restano sguarnite. Tanta è l’amarezza della attuale direttrice, Emilia Mannozzi, che coordina l’intero polo biblomuseale di Brindisi.
“Si fa presente che questa Sopraintendenza si riserva di poter concedere in prestito per esposizioni in Italia e all’estero quei reperti di proprietà statale quei reperti in deposito temporaneo che potrebbero essere richiesti da enti o da istituzioni”così recita la clausola inserita nell’accordo che di fatto consente il prestito dei reperti.
“In questo museo abbiamo reperti eterogenei, alcuni sono di nostra proprietà, altri appartengono allo Stato- spiega la direttrice- e questi ultimi fanno parte di un deposito temporaneo quinquennale rinnovabile. Su questi è stata impropriamente applicata la clausola alla quale io mi devo attenere”.
In base a questa disposizione la scorsa settimana un’intera vetrina con reperti recuperati da una tomba messapica è stata trasferita a Francavilla Fontana che in questo modo ha potuto inaugurare l’apertura di un museo comunale. Anche qui si tratterebbe di un prestito, un prestito, tuttavia, che non ha una scadenza precisa.
“I reperti di Francavilla all’inizio mi hanno detto che dovevano essere dati in prestito ma questo è coinciso con il rinnovo del deposito per cui sono stati lasciati la e mai più riportati- spiega Emilia Mannozzi- Sono reperti statali, per legge lo possono fare, ma se sia condivisibile o meno è un altro discorso. Erano reperti esposti al pubblico, perché facevano parte integrante della nostra sezione messapica, vasellame rinveniente da una tomba. Quindi aveva una logica tenerli qui, perchè questo è un museo sovra comunale e territoriale, per tanto è anche giusto che ci sia una testimonianza del territorio di Francavilla e purtroppo non è stato così. Stanno smembrando un museo, assurdo perché la frammentazione culturale è controtendenza. E’ illogico, però la legge l’ha permesso”.
Oggi avere una sala espositiva o un museo può essere anche fonte di ricchezza e non solo culturale, per intenderci, la presenza di reperti archeologici da l’opportunità a chi li gestisce di poter accedere a dei finanziamenti che in altro modo non sarebbe possibile avere. La direttrice del Museo Ribezzo non esclude che molti prestiti siano finalizzati proprio a questo scopo.
“Non tutti sono musei, spesso sono sale espositive, nascono per accedere ai finanziamenti, poco dopo però muoiono- dice la direttrice- Per lungo tempo siamo stati terra di nessuno e figli di nessuno, in molti hanno provato a saccheggiare per poter accedere a questi finanziamenti. Alcuni Comuni hanno provato e io ho dovuto lottare per non cedere reperti che sicuramente non sarebbero tornati indietro e che magari chissà dove sarebbero finiti”.
Ora il museo di Trieste ha chiesto in prestito ventidue pezzi della sala dei bronzi, tra questi anche Lucio Emilio Paolo.
“Mi hanno chiesto questi bronzi per una mostra, questi bronzi sono il fiore all’occhiello del nostro museo, sono tra quelli più rappresentativi- dice la direttrice Mannozzi- tra questi anche il busto di Lucio Emilio Paolo che sta messo davvero male, me lo aveva chiesto anche gli Uffizi ma non l’abbiamo dato perché era rischioso spostarlo. Senza considerare che questo prestito coinciderà con il periodo delle crociere. Ora mi chiedo cosa vedranno i turisti che visiteranno le nostre sale? Un museo vuoto. Immaginate che danno anche per la città che attraverso questi reperti valorizza la sua storia”.
Ma la mancanza dei reperti non è l’unico problema con cui si deve scontrare Emilia Mannozzi nel gestire il museo, le sale sono al buio e le vetrine sono impolverate.
“Da mesi andiamo avanti così- si sfoga- mancano le lampade per illuminare le vetrine e le pulizie le fanno gli stessi dipendenti. Tutto questo perché non ci sono risorse. Prima la Provincia , con i tagli, non ha più garantito i servizi di manutenzione ordinaria, ora con la firma della convenzione del 16 ottobre scorso è passato tutto nelle mai della Regione e i tempi tecnici sono quelli che sono. Noi speriamo che al più presto la situazione si possa risolvere, nel frattempo ci affidiamo alle donazioni e alla buona volontà di chi lavora qui nel museo”.
Lucia Pezzuto per IL7 Magazine
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