BRINDISI- Decarbonizzazione entro il 2025, che a Brindisi significa la chiusura della centrale Enel Federico II. I parlamentari locali del Pd Salvatore Tomaselli e Elisa Mariano questa mattina in conferenza stampa hanno illustrato le linee guida della strategia energetica nazionale, cioè il piano del governo italiano sulla gestione del sistema energetico che prevede la fine dell’utilizzo del carbone entro il 2025.
All’orizzonte una lunga vertenza che durerà 8 anni. “ Gli altri hanno utilizzato demagogicamente il tema sulla decarbonizzazione- afferma Tomaselli- noi invece la stiamo facendo. Non sottovalutiamo il fatto che questo per Brindisi significa una serie di emergenza occupazionali, ma il futuro governo di questa città dovrà affrontare la sfida con proposte alternative ed è chiaro che non ci può essere nessuna riconversione della centrale esistente. Al massimo bisogna farne un’altra a gas”.
La Sen, così è stata definita, si regge su tre assi: la competitività del sistema paese (con la diminuzione del costo medio di energia. Oggi in Italia è la più alta d’Europa), la sicurezza e quindi la qualità degli approvvigionamenti e la sostenibilità e quindi la decarbonizzazione.
“Noi ci auguriamo che Enel resti sul territorio – aggiunge Tomaselli – con un progetto nuovo che punti sulle rinnovabili. Ma le centrali a carbone saranno dismesse. Lavoreremo a breve per sottoscrivere una serie di proposte per affrontare il post Cerano”.
La Strategia energetica nazionale prevede lo stanziamento di 175miliardi di euro, 30 mila per l’ammodernamento della rete e le infrastrutture di gas ed elettrico, 35 per fonti rinnovabili, e 110 per l’efficienza energetica.
“Per il sud –spiega Elisa Mariano – è fondamentale l’investimento sulla rete perché sappiamo che questa è poco efficiente soprattutto per l’utilizzo delle rinnovabili”.
Per l’attuazione della Sen sarà costituita una cabina di regia con i rappresentanti dei vari ministeri interessati, ma anche con un delegato della Regione. Il ministro Calenda lo aveva già detto in conferenza stampa che la Strategia è attuabile solo se c’è il convincimento degli enti locali a chiudere il piano infrastrutturale.
E’ chiaro il riferimento anche alla vicenda Tap e all’opposizione fatta dalle comunità locali. Proprio questa notte sono ripartiti i lavori al cantiere del gasdotto a Melendugno.
Per Brindisi questi saranno otto lunghi anni di vertenza. La centrale di Cerano fa campare circa 1200 famiglie, 500 sono i lavoratori diretti. Al futuro governo della città il grosso compito di gestire non solo il periodo di transizione ma anche il dopo Cerano. Servono delle alternative ma anche la bonifica dei luoghi. La storia recente di Brindisi ha mostrato come non sempre siano stati rispettati i termini di queste tematiche, basti vedere la bomba ecologica di Mirocosa, o gli impianti decadenti all’interno del Petrolchimico di ex Dow e Evc.
Una responsabilità che non riguarderà solo coloro che vinceranno l’elezioni ma anche tutta la politica. Proprio in questi giorni nel leccese è stata aperta la “vertenza Salento”, 55 sindaci con il presidente della Provincia Gabellone hanno avanzato delle richieste al governo. Una vertenza nata per la questione Tap ma che ha coinvolto anche il passaggio della decarbonizzazione di Cerano. In questa trattativa per il momento non c’è nessun comune della provincia di Brindisi. L’onorevole Mariano ha sottolineato che questa vertenza non può prescindere dal territorio brindisino. Ma per ora non ci sono voci di questo territorio.
Lucia Portolano
I parlamentari del PD illustrano le linee guida del decreto sulla politica energetica nazionale. Entro il 2025 la decarbonizzazione con la chiusura della centrale di Cerano. Si punta sulle rinnovabili
Nai-post ni Brindisi Oggi noong Lunes, Nobyembre 13, 2017
Strategia energetica nazionale: chiusura della centrale di Cerano entro il 2025. Mariano:"le rinnovabili la chiave di volta, ma senza danneggiare la vocazione del territorio "
Nai-post ni Brindisi Oggi noong Lunes, Nobyembre 13, 2017
Il primo pensiero dei politici e dei sindacati , deve essere quello di ricollocare il personale che lavora in appalto, molti di loro già vivono una situazione poco tranquilla da sempre con le gare d’appalto che hanno una durata media di 2 anni, se oltre a questo si deve arrivare addirittura a perdere il lavoro, magari a 50/60 anni, la beffa è compiuta.
Si deve garantire il posto di lavoro al personale delle ditte in appalto da subito fino al 2025 e anche per gli anni di bonifica.
Solo così molta gente potrà, spero, serenamente arrivare alla pensione o quasi.
Quelli che andranno in pensione dal 2017 al 2025, potrebbero essere sostituiti da giovani, proponendo loro da subito un contratto a tempo.
In questo modo non si avranno 50/60enni senza lavoro e senza la possibilità di essere ricollocati, vista l’età, e nello stesso tempo qualche giovane potrà lavorare per qualche anno.
Brindisi di tutto ha bisogno, tranne che di altri disoccupati che per lavorare, anche loro come i giovani, andranno via dalla città.
La prima cosa che devono fare i politici e i sindacati è quella di prendere i nominativi del personale( qualunque sia la mansione, dall’impiegato al manovale) di tutte le ditte che lavorano attualmente in appalto e garantirgli di dormire sonni tranquilli fino alla chiusura e oltre.