BRINDISI- Trattamento dei rifiuti, tanti progetti, poca chiarezza. Legambiente chiede alla Regione Puglia maggiore trasparenza sui progetti che riguardano il trattamento dei rifiuti.
“La Giunta Regionale Pugliese ha deliberato la realizzazione di sette impianti di trattamento rifiuti sul territorio pugliese, uno per il trattamento della FORSU (frazione organica del rifiuto solido urbano), uno per il trattamento del percolato, uno per il trattamento ed il recupero dei rifiuti prodotti dallo spazzamento stradale, tre impianti per il trattamento ed il recupero delle frazioni riciclabili e un impianto di trattamento meccanico biologico per recuperare CSS (combustibile solido secondario)- dice Legambiente Brindisi- Per la costruzione di questi impianti la Regione Puglia ha stanziato 16 milioni di euro da prelevare dal Patto per la Puglia. I punti più significativi della deliberazione sono la titolarità pubblica di questi impianti, la loro connessione con una crescente promozione della raccolta differenziata (oggi come affermato dall’Assessore Regionale Caracciolo, assestata mediamente in puglia al 48%) e dell’economia circolare”.
Non solo la Giunta Regionale prevede anche una revisione del Piano regionale rifiuti, approvato dalla Giunta Vendola nel 2013, salvo l’obiettivo di creare impianti di prossimità distribuiti razionalmente nella Regione.
“Brindisi, lo abbiamo riportato più volte, avrebbe dovuto essere una realtà virtuosa per la disponibilità di impianti e per il progressivo avvicinamento agli obiettivi fissati dalla Regione Puglia della raccolta differenziata. In realtà invece la cosiddetta “Cittadella del rifiuto” ha visto sequestrati o non resi fruibili gli impianti che la costituivano, per il mancato adeguamento tecnologico o per gravi rilievi posti dall’Autorità Giudiziaria (si pensi soltanto al fatto che la perforazione del manto impermeabilizzante della discarica di Autigno ed il conseguente inquinamento della falda erano stati evidenziati già nel 2001, senza mai provvedere agli interventi di risanamento necessari- sottolinea Legamabiente Brindisi- Nel mese di ottobre 2014, prima della scellerata decisione di interrompere il rapporto con il gestore del servizio di raccolta RSU di quel periodo, la percentuale di raccolta differenziata era arrivata al 38%, rendendo probabile il raggiungimento di quel 45%, entro giugno 2015 previsto dalla Regione. In seguito, a causa della pessima gestione di altra ditta, la percentuale di raccolta differenziata è precipitata anche sotto il 20% ed oggi faticosamente l’Ekotecnica ha permesso di raggiungere un modesto 29 %”.
“In questo contesto si è inserito l’annuncio di una proposta di A2A della realizzazione, nell’ambito del progetto sostituitivo della Centrale Termoelettrica Brindisi Nord, di un impianto di trattamento (in anaerobiosi/aerobiosi) della FORSU con una capacita di 60.000 t/a di frazione organica e 10.000 t/a di scarti vegetali- aggiunono- L’Assessore Regionale Caracciolo ed il Commissario dell’AGER Grandaliano, lo stesso che aveva mostrato interesse verso la proposta del privato A2A, hanno riaffermato che la delibera della G.R deve avere l’obiettivo di chiudere il ciclo dei rifiuti e di garantire la gestione pubblica. Se ne dovrebbe dedurre che a Brindisi non si intende sostenere la proposta della realizzazione di un impianto per il trattamento della FORSU della società A2A, per cui è indispensabile fare chiarezza. Ci permettiamo di suggerire al Commissario Prefettizio del Comune di Brindisi di chiedere il finanziamento per l’adeguamento tecnologico degli impianti presenti a Brindisi affinché si possa chiudere finalmente il ciclo dei rifiuti”.
Per quel che riguarda il trattamento (in anaerobiosi ed aerobiosi) della FORSU, Legambiente ha sempre espresso parere favorevole per la realizzazione di un “impianto di prossimità” (cioè a filiera corta) che è altra cosa rispetto ad un eventuale unico nuovo impianto regionale.
Ma oggi Legambiente Brindisi chiede maggiore chiarezza soprattutto sullo “strano atteggiamento di A2A, che avrebbe tutto l’interesse a recuperare un’immagine compromessa dalla storia della Centrale Brindisi Nord e dalla presentazione di precedenti inaccettabili progetti (co-combustione di carbone e CSS), ma che al contrario sta avviando lo smantellamento di tutti i gruppi della Centrale e la bonifica del suolo sottostante, dopo quella già realizzata delle aree libere, senza pubblicizzare i lavori in corso e creando perfino equivoci, in assenza di un confronto pubblico ed ufficiale, sulla presentazione dei progetti (vedasi quanto rilevato in merito dalla Commissione Ambiente del Senato)”.
“Tanto più è necessario fare chiarezza nel momento in cui si stanno definendo la perimetrazione della Zona Economica Speciale (ZES) e la destinazione delle aree interne ad essa a ridosso del porto, per cui ai destinatari della presente Legambiente chiede se nella ZES che si sta programmando rientra l’area occupata dalla dimessa Centrale Brindisi Nord, ricordando che la proposta dell’associazione- conclude- trasmessa anche al Ministro per l’Ambiente, di realizzare in quell’area un Parco Tecnologico dell’Energia Rinnovabile (PATER) è assolutamente funzionale alla creazione dell’Area Produttiva Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzata (APPEA) ed allo sviluppo sostenibile del porto e della logistica che si pensa di implementare nella ZES”.
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