BRINDISI- La politica brindisina si interroga sull’inceneritore da riattivare alla zona industriale. Deve fare i conti con due diverse posizioni, il fronte del no, quello dei movimenti ambientalisti, e quello del si, rappresentato dai 20 dipendenti di Termomeccanica in cassa integrazione da 4 anni che chiedono un confronto pubblico sul progetto, affinchè non siano assunte decisioni senza entrare realmente nel merito.
I partiti di centrodestra che sono all’opposizione al Comune di Brindisi annunciano che avvieranno una serie di incontri di approfondimento e di ascolto prima di assumere una posizione. “Come preannunciato sulla vicenda Termomeccanica non trascureremo nulla e abbiamo deciso di svolgere una serie di incontri con tutti i soggetti interessati in modo da ottenere le informazioni complete ed esprimere il nostro parere con la maggiore responsabilità possibile- afferma Mauro D’Attis capogruppo del PdL al Comune di Brindisi- vogliamo conoscere ogni aspetto sia economico sia, soprattutto ambientale”.
I gruppi consiliari di Pdl, Puglia prima di Tutto, Movimento Regione Salento, Brindisi Avanti Veloce e Fli incontreranno prima le ‘mamme no al carbone”, che avevano chiesto un intervento dei consiglieri per promuovere un’azione di opposizione al progetto. Poi il centrosinistra chiederà un incontro a Confindustria, ai sindacati e alle associazioni ambientaliste. “Nel frattempo – precisa D’Attis- avremo necessità di incontrare anche l’Asi, ed infine ci confronteremo con l’Amministrazione comunale”
Brindisioggi
Al di là di tutti i confronti e le audizioni che la frangia di opposizione vuole giustamente fare, ricordo che comunque l’ attività della Piattaforma è stata deliberata 4 anni fa con un verbale di accordo da parte del sig. Prefetto di Brindisi, con le firme della Regione, di Confindustria, dei Sindacati e del Consorzio ASI stesso. Quindi il Comune dovrebbe sapere che mettendosi contro una decisione ufficiale del massimo esponente delle cariche pubbliche in città, si assume responsabilità enormi, soprattutto nei confronti dei lavoratori che da quel verbale venivano tutelati in maniera massiccia. Non credo che l’ amministraziohne comunale voglia caricarsi altri 30 individui, visto che è già in una notevole crisi di liquidità!
Mi sono informato, sono previsti 28 dipendenti diretti (questo è scritto nel bando di gara)
Dalla parte del si non ci sono “solo” 20 dipendenti (comunque sono 30); c’ è qualcosa di più profondo. C’ è la consapevolezza di compiere il proprio dovere di città responsabile. Se un territorio produce scarti tramite le proprie aziende, su quale criterio decide di fregarsene di tali scarti? Questi scarti li deve pur smaltire, in quanto non sono differenziabili, per evitare di far mangiare altri impianti o discariche all’ estero (o di far mangiare la camorra). Ci fosse stato un solo ambientalista vero o di convenienza che abbia spiegato questo fatto. Come ci si può alzare la mattina e decidere di sospendere un’ attività che nei dieci anni in cui è esistita, secondo i numeri, ha operato nel pieno rispetto delle leggi ambientali? Se si decidesse di chiudere quest impianto, allora cosa si dovrebbe fare con il Petrolchimico o con Cerano? Un impianto che in teoria tratta 30000 tonnellate l’ anno di rifiuti (in realtà sono molte meno)sono una miseria se confrontate con le portate di qualsiasi altro termovalorizzatore! I difensori dell ambiente noteranno che in un qualunque impianto di smaltimento si trattano mediamente dalle 270000 alle 750000 tonnellate all anno. NUmeri di un altro pianeta, che con questa piattaforma non c entrano un fico secco! Credo che dalla parte del si ci stiano come minimo 200 lavoratori che presteranno l opera e decine e decine di ditte locali che beneficeranno dei lavori di revamping. Con 50 milioni per il territorio e numerose agevolazioni per le aziende del luogo, il si è di gran lunga superiore!
Gli stessi dipendenti dicono di essere 20, se avete informazioni diverse confrontatevi con loro