BRINDISI- In cambio auto, denaro, lavori a casa e assegni in alcuni casi spesi dalle mogli, cinque funzionari dell’Enel dipendenti presso la centrale di Brindisi sono stati arrestati per corruzione. Tangenti in cambio di appalti presso la centrale Federico II. Quattro dipendenti che si occupavano del controllo dei lavori appaltati sono finiti ai domiciliari, in carcere invece Carlo Depunzio mesagnese di 47 anni, responsabilee dell’area Funzione salute, sicurezza e ambiente. Disposti i domiciliari invece per Domenico Iaboni, di Roma (59 anni), Fabiano Attanasio (54 anni) di San Martino delle Battaglie; Vito Gloria (62 anni) di Brindisi e Nicola Tamburrano (54 ani) di Torre Santa Susanna (Brindisi). Iaboni era stato da poco licenziato.
La denuncia è partita da un imprenditore di Monteroni, titolare di una ditta appaltatrice dell’Enel che ha segnalato di aver pagato tangenti per ottenere degli appalti e lavorare per la centrale. Alla stessa si è aggiunta una querela sporta dalla società elettrica, una volta riferite dall’imprenditore le vicende accadute. Lo stesso imprenditore qualche mese fa aveva minacciato il suicidio salendo sul nastro trasportatore. L’uomo, oggi indagato a piede libero, ha deciso di raccontare tutto dopo che i dirigenti Enel avevano bloccato con la sua ditta ogni rapporto economico, avendogli contestato lavori eseguiti male o alcuni proprio non realizzati. Ad un certo punto la direzione di Enel si rende conto che qualcosa non quadrava con le opere pagate.
Secondo quanto emerso dall’indagine condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Brindisi a capo del colonnello Tiziana Lagrua, e coordinati dai pm Milto De Nozza e Francesco Carluccio, i cinque dipendenti Enel con le proprie condotte avrebbero favorito l’impresa amica nell’aggiudicazione di diverse gare d’appalto, rivelando i valori da indicare nelle offerte da presentare, attestato falsi stati di avanzamento dei lavori, liquidato fatture per lavori mai eseguiti. Nei confronti dei 5 dipendenti Enel son stati anche eseguiti sequestri preventivi per 230mila euro.
Sono accusati di corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio.
A quanto raccontato agli investigatori dall’imprenditore sarebbero stati i funzionari dell’Enel ad avvicinarlo. “Abbiamo avuto una sensazione si trattasse di un sistema- ha detto il procuratore Marco Dinapoli nella sua ultima conferenza stampa prima della pensione- L’imprenditore non ha preso l’iniziativa di pagare le tangenti, è stato avvicinato. Sono quindi necessari approfondimenti su altre ditte e su altri funzionari. E’ logico pensare che ci siano altre persone che hanno partecipato a questo sistema”. Le indagini sono ancora in corso, a quanto specificato dal colonnello della guardia di finanza, Tiziano Lagrua. Il gip Stefania De Angelis ha disposto gli arresti.
Secondo quanto emerso sarebbe stato chiesto il 5 per cento in termini di tangenti, in cambio di rivelazioni dei requisiti per partecipare ad appalti edili. L’imprenditore che ha denunciato i fatti prima all’Enel, poi alla procura, è Giuseppe Luigi Palma, di Monteroni di Lecce.
A quanto rilevato alcuni dei lavori edili non sarebbero mai stati eseguiti. Fra questi un muro di contenimento contro il pericolo di esondazioni.
“Enel ha denunciato e ha fornito documentazione che ci ha dato riscontro della falsità delle certificazione degli stati di avanzamento dei lavori- ha spiegato il procuratore Marco Dinapoli- la società si è comportante della maniera giusta. E’ così che si dovrebbe fare sempre. Chi subisce l’atteggiamento da parte di dipendenti infedeli, deve rivolgersi all’inquirente perché si accerti la rilevanza penale dei fatti accertati”.
Sarebbe stato lo stesso imprenditore a raccontare tutto ai dirigenti Enel ignari di quello che accadeva nella centrale di Brindisi. Una volta registrate le dichiarazioni sono state depositate ad un notaio. Poi l’inchiesta che parte a gennaio e si è conclusa con gli arresti di questa mattina.
In un caso era stata “regalata” un’auto ad uno dei funzionari, una Peugeot 308, nel quale passaggio di proprietà di leggeva venduta per poche centinaia di euro, quando il suo valore si aggira a 30mila euro. Ma risultavano anche fatti lavori di edilizia a casa di qualche dipendente da ditte che avevano dichiarato di essere state commissionate dall’imprenditore denunciante. Così come sono apparsi assegni nelle disponibilità di qualche moglie dei dipendenti, della quale matrice era ancora conservata dall’imprenditore.
Carlo Depunzio è figurata nota a Brindisi, firmatario dei comunicati stampa del movimento Energia Ambiente e Territorio, presente a quasi tutte le manifestazioni cittadine sponsorizzate da Enel.
BrindisiOggi
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