INTERVENTO/ Brindisi è una città condannata alla mediocrità. Mille incompiute e nessun passo avanti; molti, moltissimi passi indietro. Come quello che si “sforza” di fare la sindaca quando, alla nuova proposta dell’A2A che indica di riconvertire la vecchia centrale Brindisi Nord in una centrale di solare termodinamico, risponde: “Abbiamo ascoltato con attenzione la descrizione del progetto e ora svolgeremo i dovuti approfondimenti”
Dimenticando che il DPP, Documento programmatico preliminare del Pug, approvato nel 2011, prevede che l’area sia restituita alla città, magari previa bonifica.
E’ fermo il PUG; ed oggi scopriamo che il prof. Karrer ci saluta dicendo che: “ Non c’era più il clima per proseguire nella redazione del Pug: la cosa migliore da fare, per me e per lo stesso Comune di Brindisi, era fermarsi. E l’ho fatto mesi fa rinunciando all’incarico in maniera serena com’è nelle mie abitudini, per cui l’Amministrazione ora potrà adottare le scelte di lungo periodo che ritiene più adatte per lo sviluppo della città”.
Quindi la sindaca sapeva; ma alla faccia della trasparenza, di cui aveva fatto uno dei suoi cinque temi cardine (“riconquistare il senso di appartenenza dei cittadini alla città, la fiducia nel futuro, ascoltare di più per decidere meglio, trasparenza dentro e fuori il Palazzo di Città”, così si leggeva nel suo programma) la notizia viene fuori dopo mesi. Magari nessuno l’aveva informata.
Tutto è fermo. Come è fermo ai blocchi di partenza il bilancio del 2015 della Brindisi Multiservizi. Ci si domanda: e quello del 2016??? che dovrebbe essere approvato entro il 30 aprile??
Della commedia grottesca inscenata con la BMS (immobile si – immobile no tanto, giusto per fare un esempio) l’unico dato certo ed incontrovertibile è che la BMS è in perdita dal 2011; quindi in base al decreto Madia (quella della tesi di laurea) la società dovrebbe essere chiusa.
Ad oggi è stata ventilata una soluzione “furba”: annettere per fusione la BMS, sulla soglia del fallimento, alla Energeko srl, l’altra società interamente partecipata dal Comune.
Quello che la sindaca non ci dice, alla faccia della trasparenza, è che anche la Energeko dovrebbe chiudere in base al decreto Madia che prevede la chiusura delle partecipate che abbiano un fatturato medio minore di un milione di euro nell’ultimo triennio. Per l’appunto il caso dell’Energeko.
Ricordo quando, circa un anno fa, in occasione di un direttivo del PD cittadino, peroravo proprio questa soluzione, all’epoca percorribile perché ancora la normativa lo permetteva; ma due degli allora consiglieri del PD, molto più preparati di me, si scandalizzarono sostenendo che non era possibile che una società più piccola (Energeko) incorporasse una società più grande (BMS).
Oggi quegli stessi consiglieri, espulsi nel frattempo dal PD, sostengono la medesima soluzione ormai non più percorribile.
Ma, ad oggi, ancora non sanno che pesci prendere e soprattutto che risposta dare a circa 200 famiglie.
Come detto, la sindaca aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla trasparenza dell’azione amministrativa. Ma sino ad oggi la sua azione si è contraddistinta per l’opacità iniziando dalla cessione gratuita dei terreni dell’ex zona nafta all’ASI .
Magari sarebbe stato cortese da parte sua, nei confronti dei brindisini, spiegare perché ha preso un pezzo di città e ne ha fatto regalo senza contropartita.
E magari sarebbe cortese se ci spiegasse cosa è successo veramente a proposito dei 200 mila euro di compensi per i componenti dell’ARO.
La città ha sperato che, dopo l’ennesima crisi culminata con la piroetta del 17° uomo (il consigliere Damiano Flores), un principe azzurro svegliasse dal suo sonno imbarazzante la bella sindaca addormentata. Ma non l’hanno svegliata neanche le cannonate di una città perennemente sommersa da sporcizia ed immondizia e nell’emergenza del disagio sociale e lavorativo.
Ed invece siamo costretti ad assistere all’ennesimo spettacolo circense di cui Brindisi non sentiva alcun bisogno. L’ennesima crisi minacciata da chi ha in mente solo di alzare la posta.
Come non si sentiva alcun bisogno dell’ennesimo macigno, relativo all’affidamento del parcheggio di Santa Maria del Casale alla Multiservizi, che si è abbattuto su questa disastrata amministrazione e che vede coinvolto, tra gli altri, il capo dello staff della sindaca.
È ora che mediocri, voltagabbana ed opportunisti lascino la scena senza aspettare l’applauso.
Anche dalla politica ci si può congedare soprattutto da quella fatta di favori e di pacchi di pasta elemosinati ai disperati .
Brindisi non merita questo e soprattutto non può più permetterselo.
Non è più possibile che la vita di una città ed il suo futuro siano condizionati da politici che si sono contraddistinti, nel migliore dei casi, per l’irrilevanza.
Brindisi ha bisogno di uno scatto d’orgoglio che passi attraverso la scelta di rappresentanti politici capaci di costruire un disegno di sviluppo per questa città martoriata da anni di mala gestio.
Il Movimento Articolo Uno si candida a Brindisi, come nel resto del territorio nazionale, ad essere fucina di idee e valori per ricostruire un centrosinistra demolito dal PD renziano, da cui ripartire per un programma innovativo ed inclusivo di rigenerazione del tessuto sociale e lavorativo di una città che il lavoro lo sta perdendo in uno stillicidio inesorabile.
Per questo motivo il Movimento Articolo Uno non sarà mai ricettacolo di trasformisti e non si presterà mai a manovre che non siano ispirate alla creazione di un centrosinistra coeso e garante di partecipazione aperta e democratica.
Se la sindaca vuole che la città abbia di lei un buon ricordo faccia l’unica cosa che possa restituirle dignità recuperando i mesi di insipiente azione politica, si dimetta e metta fine a questo teatrino di guitti incapaci.
Di questo potremmo esserle grati.
Cristiano D’Errico
Componente Gruppo Promotore
Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista
Commenta per primo