“Giusta la tassa di soggiorno, ma che ci siano i servizi”

INTERVENTO/ Siamo davvero una città molto strana, tutti ad indignarsi per la eventuale applicazione della “tassa di soggiorno” (un importa tra le € 2 e € 5 per persona per notte che pagherebbe chi viene a soggiornare a Brindisi in strutture ricettive), addirittura c’è chi minaccia le “barricate” . Fa specie che, tanta voglia di “resistenza” non sia stata espressa in occasione delle salatissime tasse locali (che paghiamo noi brindisini). Forse è tempo di finirla con l’interpretare l’accoglienza come una manifestazione di “gratitudine” che porta all’inconsueto concetto che tutto deve essere dato gratis o a prezzi irrisori. Cosa dire poi di talune estemporaneità che scivolano in atti di servilismo, una triste similitudine con quando si accoglievano festanti i “liberatori” con la speranza di ricevere una tavoletta di cioccolato. Siamo stati capaci di farci ridere dietro da mezzo mondo, preti, nani e ballerine ad accogliere i “croceristi”, folle entusiaste alla ricerca del selfie con lo sfondo della nave, neanche nei paesi del più retrogrado e sottosviluppato angolo del pianeta si assiste più a tali scene.

La tassa di soggiorno è già da tempo una realtà in moltissimi comuni e spesso convive con un’altra tassa, quella del check point obbligatorio a cui sono sottoposti i pullman turistici e state tranquilli, il più delle volte a queste tasse corrispondono servizi ancora peggiori di quelli che Brindisi offre.

Essere “ospitali” è un dovere, ma tale dovere è un qualcosa di ben differente e molto lontano dall’essere servili.

Che Brindisi non abbia una progettualità “turistica” è un fatto già tristemente noto, che i servizi in città siano carenti è altrettanto noto, ma l’imposizione della tassa di soggiorno non aggiunge e non toglie nulla a tutto ciò, ma se può rappresentare un mezzo attraverso cui attingere risorse da destinare al turismo perché mai non farlo ??

E’ ovvio che se per manifestazioni e promozioni turistiche continuiamo a intendere la “sagra della braciola” e simili, non andremo mai da nessuna parte, resteremo quel che siamo e il bello è che in molti sono pure felici di esserlo.

Chi viene a Brindisi è giusto e corretto che paghi come altrove, non si comprendono le ragioni per cui qui dobbiamo dare tutto gratis o a prezzi stracciati quasi che fossimo una zona franca, una sorta di Eden o di nulla facenti o imbroglioni, in cui noi non paghiamo tasse, luce, telefoni, affitti, dipendenti e quant’altro. Chissà perché da noi gli “ospiti” hanno la convinzione che tutto deve “costare meno” ed è fantastico che qualcuno li voglia sostenere in tale convinzione.

Noi dobbiamo preoccuparci di dare “buoni servizi”, di essere “professionali”, nessuno può dimenticare che la Qualità, qui come altrove, ha un costo e se vuoi la qualità la devi pagare o quanto meno devi essere cosciente che l’affare il più delle volte non lo fai se trovi il prezzo più basso, ma bensì se trovi il miglior rapporto Qualità/Prezzo.

Per portare da costo a reddito le nostre risorse culturali, monumentali, paesaggistiche occorrono progettualità e conseguentemente risorse . Tenere in manutenzione monumenti , chiese, musei, castelli, richiede ingenti investimenti, il problema non è tanto la loro “ristrutturazione” a quello ci puoi arrivare attraverso i finanziamenti nazionali ed europei, il vero problema è il “come tenerli aperti e fruibili” e qui entra in gioco il fattore che fare pagare per visitarli o in ogni caso per utilizzarli quali centri di eventi , è un qualcosa di cui non si può fare a meno. Molti poli culturali oggi da costo sono diventati un reddito, hanno portato alla nascita di molti posti di lavoro, ma per fare ciò, appunto, producono reddito attraverso non solo il Ticketing, ma anche attraverso forme sempre più avanzate di Merchandising con utilizzo delle nuove tecnologie, altro che il dare tutto e gratis.

La ventilata tassa di soggiorno colpirebbe indistintamente tutti coloro che per qualsivoglia ragione soggiornassero a Brindisi, orbene qualcuno dovrebbe distinguere il traffico “turistico-vacanziero” da quello più propriamente “business – di lavoro” , se lo si facesse ci accorgeremmo che il “traffico turistico vacanziero” rappresenta una netta minoranza, quindi non si comprende in quale maniera questa ventilata tassa di soggiorno possa inficiare il “turismo”, atteso che il “turismo” a Brindisi è tutto da progettare e al momento di fatto inesistente (quanto meno se vogliamo paragonarci a flussi turistici degni di nota).

A chi ama disquisire di turismo rammento che, Il viaggio in realtà è composto da 3 parti, il viaggio sognato, il viaggio vissuto, il viaggio raccontato, vale a dire che l’esperienza del viaggio non è solo limitata alla sua materiale effettuazione ma va ben oltre sia nel prima e sia nel dopo.

Il viaggio sognato inizia nel momento in cui si incomincia a pensare al “viaggio”, se discute in famiglia, con gli amici, si fanno progetti, ricerche on line alla ricerca di percorsi, ritrovi, hotel ristoranti, mezzi d trasporto e quanto d’altro di utile. Il viaggio vissuto è quello materialmente effettuato, se vogliamo è il più breve tra i tre segmenti prima indicati. Il viaggio raccontato non ha limiti di tempo, è racconto, memoria, narrazione, ricordi che ci accompagneranno per sempre .

Quindi un territorio che ambisce ad essere “turistico” deve essere in grado di suscitare aspettative (politiche di marketing territoriale – promozione del territorio), deve offrire servizi in linea con le aspettative che ha suscitato, se avremo rispettato i primi due punti , il terzo (viaggio raccontato) verrà di conseguenza e sarà il miglior “testimonial” della valenza del nostro territorio.

Il disporre di un patrimonio storico / paesaggistico / artistico archeologico/naturalistico pur se premessa fondamentale non è sufficiente per lo sviluppo di una industria turistica chiamata a competere sul mercato globale e sempre più settoriale. Quando parlo di vari tipi di turismo mi riferisco a: vacanze balneari, tour culturali, turismo religioso, sociale, sportivo, terza età, scolastico, congressuale, fieristico, d’affari, all’aria aperta, naturalistico, gastronomico, nautico, crocieristico, solo per citarne alcuni. Un tipo di turismo non esclude l’altro, tutti possono e anzi devono convivere se vi vuole essere “sistema turistico” e poter contare quindi su una offerta che copra tutti i mesi dell’anno (solo così si crea vera economia ed occupazione). Solo se si diventa “sistema turistico” si possono realizzare economie di scala e fare crescere le professionalità legate a tutto il sistema della ospitalità (trasporti-hotel-guide-ristoranti-musei- parchi a tema e molto altro) .

E’ sin troppo ovvio l’affermare (come ora faccio io) che, per intercettare i vari tipi di turismo prima citati, è necessario che il territorio sia dotato di idonee infrastrutture . Ad esempio, vediamo il caso Brindisi, sarà ben difficile intercettare turismo congressuale senza disporre di un centro congressi, o un turismo Culturale o Religioso con le principali Chiese sbarrate , i 2 Castelli non usufruibili, le stradine del centro storico sporche e invase dalle auto.

Un politica turistica parte dalla tutela del territorio, dal dare ai propri cittadini una quotidiana e normale vivibilità (di conseguenza l’avranno anche i turisti), quindi piani urbanistici, sicurezza, trasporti, servizi di igiene urbana, usufruibilità dei luoghi e dei siti di interesse turistico e non solo.

Una ultima annotazione, se il mondo dell’impresa (troppo spesso legato a interessi clientelari con la politica) riacquistasse la propria funzione sociale con un impegno diretto e costante nella società (non solo quindi proteso ad ottenere prebende)  forse le cose andrebbero meglio.

 

Antonio Carito

Operatore turistico

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