VILLA CASTELLI– Chiedevano soldi a nome di una associazione di volontari impegnati ad aiutare una tredicenne affetta da grave patologia alla spina dorsale. Era solo una truffa. I carabinieri di Villa Castelli hanno smascherato l’inganno denunciando 5 persone, tra cui una minorenne, per concorso in truffa, abuso della credulità popolare, possesso ingiustificato di oggetti atti ad offendere. I 5 si presentavano come volontari dell’associazione e, in particolare, tre di loro sono stati sorpresi mentre chiedevano “porta a porta” contributi economici per aiutare la bambina malata.
La «sede» della società era a Taranto, ma i primi accertamenti effettuati in relazione alla locandina plastificata con la scritta “Aiutiamo Michela” (nome di fantasia), nonché alle matrici del blocchetto delle ricevute, facevano emergere un numero di conto corrente non attivo (risultato chiuso a maggio 2102) e un codice fiscale inesistente (da un controllo effettuato telematicamente tramite l’Agenzia delle Entrate). Di esistente, però, c’erano i soldi e tanti: nella sola giornata di ieri sono stati sequestrati complessivamente 800 euro circa in tasca ai tre trovati in giro per Villa Castelli (fra cui la minorenne) e dalle prime indagini è emerso un quadro sconvolgente.
Infatti, per fare luce sulla vicenda, si è partiti dalla identità della minore, risultata reale ed originaria di Ostuni (BR). Convocati i genitori, questi hanno raccontato che effettivamente a gennaio di quest’anno erano stati avvicinati da una delle due donne , risultata fra le promotrici della associazione, che si era offerta di raccogliere denaro in suo favore. Il padre, però, aveva respinto la richiesta visto che aveva già raccolto il denaro necessario grazie al contributo di alcuni benefattori locali e, infatti, pochi giorni dopo, la minore infatti si era recata a Barcellona dove poi era stata operata con successo.
Nonostante questo le due donne originarie di Taranto non si sono date per vinte e, da quanto ricostruito, hanno messo in piedi l’associazione con tanto di locandine, blocchetti per fantomatiche “ricevute” degli oboli versati e una serie di annunci on-line su un noto sito: venivano infatti reclutati “VOLONTARI” a cui veniva promessa una paga mensile di 300€, cosa effettivamente riscontrata.
Il giro di entrate che le due riuscivano a garantirsi con la raccolta fondi si estendeva oltre alla Puglia anche alla Basilicata.
Inoltre, per meglio ricostruire la vicenda, a seguito di alcune perquisizioni effettuate a carico delle due donne, sono emerse altre raccolte fondi oltre a questa “nobile causa”: in passato avrebbero utilizzato come scopo una raccolta fondi per un orfanotrofio in India “per consentire un pasto giornaliero ai piccoli ospiti” della struttura, ma, anche in questo caso, di reale c’erano solo le locandine dato che non vi è traccia né dell’orfanotrofio, né dei versamenti.
L’associazione garantiva bonus a chi raccoglieva più offerte, li trasportava fino al luogo della questua e li riforniva di locandine con fotografie scioccanti (risultate false) della spina dorsale della bambina, blocchetti e cartelline. Dai primi calcoli effettuati, a fronte di 20 “volontari” operanti ogni giorno, per una media di 30 euro a testa, l’associazione era capace di incassare di600,00 euro giornaliere, quindi oltre 15.000,00 euro al mese, calcolando 25 giorni lavorativi. Inoltre le stesse donne, hanno ammesso che le paghe e le spese varie dei volontari venivano pagate direttamente con i soldi delle questue nonostante la finalità della associazione non fosse a scopo di lucro, come detta lo statuto, sottoposto a sequestro. Ultimo dato di rilievo, la minore trovata in giro ad effettuare questue per Villa Castelli (BR) aveva occultato all’interno della borsa un coltello di genere vietato, sottoposto a sequestro. Tutto il materiale sequestrato relativo alla raccolta fondi (locandine, manifesti, cartelline, blocchetti con ricevute, etc) è stato sottoposto a sequestro e il denaro verrà versato su libretto di deposito giudiziale in attesa delle determinazioni della autorità giudiziaria di Brindisi.
BrindisiOggi
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