BRINDISI – L’attesa era tanta per “La scuola”, la commedia diretta da Daniele Luchetti portata in scena presso il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi 21 anni dopo l’omonimo film che rappresentò il mondo dell’istruzione italiana come allo sbando, eppure ancora una volta con la voglia di credere in un salto in avanti, oltre le brutture e oltre le difficoltà del quotidiano vivere in classe. E i brindisini non si sono fatti attendere: gremito il foyer del Teatro Verdi, anche da molti giovani, in attesa dell’apertura.
Martedì 15 marzo uno strepitoso Silvio Orlando ha riunito attorno a sé un cast di attori popolari: Marina Massironi, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Vittorio Ciorcarlo, Roberto Citran, Maria Laura Rondanini.
Attori capaci di rendere sul palco personaggi brillanti, rimasti nel cuore del pubblico: il prof. Cozzolino, insegnante di lettere idealista e appassionato, la professoressa Baccalauro, sempre dalla parte dei ragazzi, il reazionario professor Mortillaro, convinto che «c’è chi è nato per zappare», e il doppiolavorista Cirotta, interessato solo a corteggiare le studentesse.
Fermamente convinti nel perorare la causa di Cardini, un allievo che esprime il suo disagio adolescenziale interpretando, nel bel mezzo delle lezioni, una mosca e le sue peripezie, Cozzolino e Baccalauro, interpretati da Silvio Orlando e Marina Massironi. La loro visione del ruolo della scuola e dell’alunno si scontrano con quelle del prof. Mortillaro (Roberto Nobile) e del prof. Cirotta (Antonio Petrocelli), duri e ben lontani da un approccio più comprensivo con gli studenti, considerati “beduini” e incapaci di comprendere le poesie di Baudelaire e gli scritti di Céline.
È durante gli scrutini della 4aD di un disastrato istituto tecnico romano che si svolge la pièce. Una palestra con i lavori in corso è la quintessenza di un sistema scolastico precario, che vede nel suo spazio angusto i professori prigionieri dello stesso sistema per il quale lavorano e che, paradossalmente, sembra essere rimasto invariato nel corso degli ultimi 20 anni.
E tra una cicatrice ricavata in uno scontro in piazza nel ’75 e le dicerie del corpo docente nei confronti dei propri colleghi, lo spettacolo scorre amabilmente, tanto che è quasi un peccato fermarsi per il break, che comunque non riesce ad abbassare la soglia dell’attenzione del pubblico.
La speranza, neppure tanto velata, per i professori è quella di riuscire ad insegnare in un istituto privato, pur di fuggire dalle difficoltà del sistema d’istruzione pubblica, che mai è riuscita a migliorarsi, a dare quello scatto di reni tale da poterla considerare inclusiva, ambita. Una speranza che nemmeno Silvio Orlando ha abbandonato. “Ho molta nostalgia della migliore scuola pubblica italiana – ha dichiarato, motivando il ritorno sulle scene con “La scuola” – Ma facciamo ancora lo spettacolo per guardare avanti”.
BrindisiOggi
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