BRINDISI- Il 27 Gennaio, nel salone di rappresentanza della Prefettura, si è celebrato il Giorno della Memoria alla presenza delle massime autorità cittadine, a cui hanno contribuito in maniera significativa gli studenti del liceo artistico-musicale Simone-Durano. Gli allievi del musicale hanno aperto la cerimonia con la “Ciaccona” di S. L. Weiss, continuando con altri grandi classici: Jesus belibet meine freude (J. S. Bach), il tema de “La vita è bella” ( N. Piovani) e “Palladio” (Karl Jekins). E’ stata inoltre allestita una mostra con i lavori a tema realizzati dagli alunni dell’artistico. Uno di questi, intitolato “Il Manichino”, china e matita su carta, opera di Mattia Tagliente (3B Figurativo), è stato scelto come locandina dell’evento.
La partecipazione degli artisti nel perpetuare il ricordo di quegli atroci eventi è fondamentale, perché è proprio nell’arte il cardine dell’unità tra gli uomini. Essa trascende confini, razze e ideologie; rappresenta l’ultimo rifugio quando si è perso tutto. Le “Rive di Kizakalesi”, brano inedito di Andrea Siano eseguito alla cerimonia, è una splendida metafora del legame tra popoli e culture. Kizkalesi è un città con un bellissimo isolotto situato vicino la costa meridionale della Turchia, interamente occupato da un castello, chiamato appunto Castello di Kizkalesi. Esso rappresenta un simbolo di unione e collaborazione artistica fra il popolo turco e armeno, quest’ultimo perseguitato brutalmente dai Turchi nel 1915. Ma, con delle semplici tecniche di variazione del tema di Komitas, questa melodia non riporta l’ascoltatore alle famigerate marce della morte, bensì a quelle rive tranquille, dove si specchia ‘il castello della fratellanza’. E anche se il brano è dedicato alle vittime armene, la loro sofferenza non è diversa da quella degli internati di Auschwitz, quanto questa non lo è a sua volta da quella di ogni altro genocidio: l’Ucraina negli anni ‘30, la Cambogia negli anni ‘70, il Rwanda e la Jugoslavia negli anni ’90; e oggi non solo Siria e Iraq, tristemente famose per le stragi perpetuate con metodi medievali da Daesh, ma anche India, Birmania, Donbass, e tante altre terre, in cui il seme dell’Odio germoglia ancora. Ma forse anche quello della speranza.
Tutto ciò a 71 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe dell’Armata Rossa, che svelarono al mondo l’orrore nascosto dai nazisti: milioni di persone considerate “Untermensch”, subumane, furono vittime di un accuratissimo piano di torture e poi sterminio. Tra di esse non vi erano solamente ebrei, bensì rom, omosessuali, oppositori politici, Testimoni di Geova e tantissimi altri. Lo scopo del Giorno della Memoria è dunque proprio questo: far sì che si abbia memoria della nostra umanità.
Come diceva Dante “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Ogni secondo impiegato per dipingere o ammirare un quadro o una qualsiasi opera d’arte, o comporre e suonare una canzone, è una vittoria contro Hitler e quegli uomini che hanno costruito la loro fortuna sull’odio e l’inganno.
Mattia Tagliente
3B Figurativo
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