BRINDISI- ( Da Il7 Magazine) Servizio di assistenza domiciliare: “Paghi o niente”. Da lunedì scorso, 16 gennaio , il Comune di Brindisi ha sospeso il servizio di assistenza domiciliare, sino a questo momento gratuito, a tutti coloro che non pagano il canone previsto, inclusi gli arretrati per l’assistenza goduta nel 2022. Da lunedì decine di famiglie con disabili gravi a carico sono rimaste sole e senza un aiuto. Una di queste è quella di Pasquale Magrì che da sei anni assiste la moglie, Maria Stefania, affetta da atassia cerebellare, malattia neurodegenerativa. Maria Stefania Fersino, 65 anni il 30 gennaio prossimo, non può muoversi, non parla, non può nutrirsi normalmente, è invalida al cento per cento, nonostante questo il Comune di Brindisi le ha sospeso il servizio di assistenza domiciliare che le consentiva di avere per un’ora al giorno un’operatrice sanitaria che si occupava della sua igiene personale. Per quell’ora , sino ad adesso fornita gratuitamente, il Comune esige il pagamento di 10 euro, tutti i giorni, calcolati sulla fascia Isee, più il pagamento di 3782 per i servizi usufruiti nel 2022. “Non siamo in grado di sostenere una simile spesa -dice il marito di Maria Stefania, Pasquale Magrì- ed onestamente non sapevamo neppure di dovere degli arretrati. E’ una decisione che il Comune ha assunto molti mesi dopo che è stato stipulato l’accordo con le famiglie per usufruire di questo servizio”. La situazione è davvero critica e lo si capisce quando si entra in casa di Pasquale. Nella sala principale c’è una sedia a rotelle, pile di medicinali, attrezzi per la fisioterapia e Maria Stefania seduta sul divano con le gambe sollevate, lei che le gambe non le può usare più. Davanti a lei ha il televisore acceso ma i suoi occhi sono chiusi , qualche volta quando Pasquale si avvicina lei muove le mani. E’ il suo modo per comunicare. “Siamo soli- dice Pasquale, rammaricato- da lunedì è stato sospeso il servizio di assistenza domiciliare e l’operatrice sanitaria del Comune che veniva tutte le mattine per darmi una mano con Maria Stefania ora non viene più. Era solo per un’ora ma in quel lasso di tempo si riusciva a lavarla ed aiutarla con la sua igiene personale. Il Comune dice che dobbiamo pagare che vogliamo che sia riattivato il servizio. Dobbiamo pagare 10 euro l’ora, più tutti gli arretrati dello scorso anno a partire dal primo maggio, circa 3mila e 700 euro. Per noi è troppo”. Il servizio di assistenza di cui usufruisce Pasquale per sua moglie è garantito dall’Ambito territoriale che si occupa per l’appunto del servizio Adi e Sad, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, e del Polo Servizi territoriale-polifunzionale. Il primo, in particolare, è finalizzato a sostenere l’autonomia personale degli anziani non autosufficienti, bisognosi di assistenza e delle relative famiglie. Da diversi mesi si discute di questo servizio in quanto nel Piano di riequilibrio finanziario pluriennale del Comune di Brindisi è previsto un notevole taglio. L’amministrazione ha più volte ribadito che l’intenzione sarebbe quella di affidare integralmente l’assistenza domiciliare degli anziani alla Asl, che già ha in essere un servizio equivalente. Il Polo servizi territoriali, invece, si occupa di diverse questioni. Innanzitutto, lo Sportello sociale, il cui scopo è quello di raccogliere elementi informativi sul sistema dei bisogni e delle domande, anche inespresse, da parte delle persone e delle famiglie. Non solo. Presso lo sportello, infatti, è possibile richiedere supporto burocratico per seguire le pratiche connesse alla richiesta ed alla fruizione di servizi sociali. Poi c’è il Centro di ascolto per le famiglie, col servizio di sostegno alla famiglia ed alla genitorialità, e la mediazione familiare. Infine, il servizio di affidamento familiare minori, che incontra famiglie o single interessati all’affido ed esamina le segnalazioni di minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo, offrendo anche sostegno sociale, pedagogico e psicologico sia alle famiglie affidatarie che ai minori. Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare il servizio è svolto dagli operatori della Cooperativa San Bernardo. “Ci hanno detto testualmente che devono risanare il deficit del Comune facendo dei tagli- dice Pasquale- In questo caso facendo pagare questi servizi. Ovviamente le persone che usufruiscono del servizio sono persone che hanno bisogno di tutto. E fare a meno anche di una operatrice che ti aiuta con l’igiene personale fa tanto. Per queste persone tu sei il loro io, senza di te non vanno da nessuna parte. Come si fa a privare la gente dell’assistenza”.
La situazione di Maria Stefania è molto complicata, la donna da 35 anni combatte con tante malattie, operata per tre volte di tumore , è una malata oncologica. Da sei anni poi combatte anche con l’atassia cerebellare. Una malattia neurodegenerativa che sta distruggendo tutti i suoi organi interni, ha intaccato le gambe , soffre di crisi respiratorie e non coordina più le braccia. “E’ una malattia rara che non ha cure- spiega Pasquale- Ed è una malattia che nell’arco dei dieci dalla manifestazione porterà alla morte. A questo si aggiunge che nell’ultima tac che ha fatto risultano due nuove macchioline ai polmoni, abbiamo il fondato timore che il cancro sia tornato”. Pasquale per assistere la moglie ha dovuto lasciare il lavoro e mettersi in pensione anzi tempo.
“Mi occupo a tempo pieno di mia moglie, per farlo ho dovuto lasciare il lavoro , ero impiegato nell’Avio, ero incaricato della sicurezza industriale -dice- Quando è possibile se ne occupa anche mia figlia. Io ho dovuto tagliare i ponti , sono uscito l’ultima volta da lavoro e mi sono chiuso in casa perché mia moglie aveva bisogno di tutto. Nelle sue condizioni necessita di una persona h24. A questi signori che ci hanno tolto l’assistenza, un’ora al giorno per lavarla e accudirla nell’igiene personale, vorrei far trascorrere con me una giornata intera affinchè si rendessero conto di cosa significa . Capisco ci sono casi più gravi del mio , ma anche qui è tanto complicato”.
La giornata di Pasquale è scandita dalle esigenze di Maria Stefania. “Incominciamo dal mattino , da quando apre gli occhi, la sollevo, la siedo sulla sedia a rotelle, la porto in bagno, la lavo, le faccio fare colazione, poi il pranzo- racconta- Cerco di non farla stare troppo stesa in un letto ma la faccio sedere sul divano. Oltre tutto questa malattia sta portando al restringimento del canale respiratorio ed ha difficoltà anche nel deglutire, questa potrebbe essere causa di morte. L’unico aiuto esterno era l’operatrice inviata dal Comune, un’ora per l’igiene personale . Siamo su di una barca che comincia ad andare alla deriva”. Accanto ai problemi assistenziali poi vi sono anche quelli di natura economica , affrontare le spese per una malattia non è cosa da poco. “Il sindaco ci ha detto per consolarci che ci ha anche graziato per quattro anni- dice Pasquale- ma poi scopri e scopri che nel Comune di Mesagne non pagano, nel Comune di San Donaci non pagano. Ma la legge non è uguale per tutti? Ora si vocifera che forse sarà sospeso anche il servizio del pomeriggio fornito dalla Asl. Qualcuno mi dice che prendo la pensione di invalidità. Ebbene sono 289 euro, mi bastano si e no per fare due visite mediche. Siccome molto probabilmente mia moglie ha altre due metastasi ai polmoni , io dovrò andare a pagare la tac, perché avrebbe dovuto farla entro marzo ma la Asl me l’ha prenotata a settembre. A settembre forse non sarà più neppure necessaria, sarà troppo tardi. Così mi hanno detto di andare a farla privatamente. Ovviamente andrò a pagare ma con quali soldi , con quelli della pensione di invalidità o con la mia, dovrò togliere 300 euro. Per non parlare dei soldi che si spendono ogni settimana in integratori perché per questa malattia non ci sono medicinali ma solo integratori, tutti ovviamente a pagamento, io spendo 70 euro a settimana. La salute è un lusso”. Mentre Pasquale racconta tutte le difficoltà guarda con amore Maria Stefania e commosso dice: “Sto male a guardarla così, è sempre stata una donna iperattiva. E sapete qual è il paradosso ? E’ che Maria Stefania era una operatrice sanitaria, ha lavorato negli ospedali , è stata volontaria nella Croce Rossa, ha sempre aiutato gli altri ed ora che lei ha bisogno non c’è nessuno che l’aiuta”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine
Se non proviamo vergogna per il comune di Brindisi cosa altro possiamo dire, Sindaco dimettiti prima di maggio.