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BRINDISI- Indagine epidemiologica a Brindisi , il consiglio comunale ha votato un emendamento al bilancio con il quale sono stati stanziati 64mila nel documento economico- finanziario 2013 e l’impegno di 100mila euro sul bilancio del 2014. Nel mese di dicembre il Cnr di Lecce con il ricercatore Emilio Gianicolo ha consegnato al sindaco di Brindisi Mimmo Consales una proposta concreta di indagine epidemiologica, ma al momento la richiesta è rimasta nel cassetto. Il sindaco non si è ancora espresso. Il programma di studi del Cnr prevede per l’indagine una spesa di circa 100 mila euro. Ancora tutto tace.
Intanto qualcuno a livello nazionale sollecita la Regione Puglia a finanziaria un’indagine epidemiologica anche per Brindisi. A chiederlo è il portavoce nazionale dei Verdi Paolo Bonelli. “Chiedo a Vendola che è presidente della Regione Puglia dal 2005- afferma Bonelli- le ragioni per cui non ha ordinato un’indagine epidemiologica per stabilire la relazione tra inquinamento e mortalità. Recuperi l’ingiustificabile tempo perduto e finanzi l’indagine a Brindisi, utilizzando i fondi della presidenza”. Bonelli interviene sulla questione dopo le dichiarazioni del procuratore capo di Savona che in merito all’inchiesta sulla centrale a carbone di Vado Ligure ha parlato di 400 decessi dal 2000 al 2007. Affermazioni shock che fanno eco in questo lembo di terrà del sud Italia.
Bonelli ricorda a Vendola la raccolta firme presentata dai cittadini brindisini per ottenere un’indagine epidemiologica. Una richiesta che non mai avuto seguito. “Ancora una volta- afferma Bonelli- in Italia i magistrati fanno quello che avrebbero dovuto fare le istituzioni a partire dalle regioni e del governo
nazionale “.
A sostegno della richiesta dell’indagine epidemiologica per Brindisi si sono mosse diverse associazioni ambientaliste locali, ma anche e soprattutto medici con dati raccolti e ricerche scientifiche, come quella del gruppo di scienziati del Cnr di Lecce con la collaborazione del primario della Neonatologia dell’ospedale Perrino di Brindisi Giuseppe Latini. A queste si aggiungono le relazioni con la raccolta di dati empirici stilate dal medico radiologo Maurizio Portaluri. Quest’ultimo durante la prima seduta del consiglio comunale monotematico sull’energia, tenutosi a Brindisi tre settimane fa, ha descritto la situazione nel capoluogo in termini ambientali con ripercussioni sanitarie.
“Sin dagli anni ’80 la mortalità degli uomini Brindisi- ha spiegato in assise Portaluri- risulta superiore rispetto alla media regionale. Nel trentennio 1980-2010 i decessi in più sono stati non meno di 400”.
Nel 2004 è stato pubblicato uno studio di popolazione intorno al Petrolchimico che rilevava negli anni 1996-1997 un eccesso di mortalità nei primi due chilometri dallo stabilimento per tumori del polmone, del sistema linfoematopoietico e della vescica. Successivamente nel 2011 alcuni ricercatori hanno pubblicato dati relativi al periodo 1999-2001 che mostrano come nel primo chilometro di distanza dall’area industriale si sia verificato un rischio doppio di tumori al polmone ed alla vescica. Anche il rischio di Linfomi non Hodgkin e leucemie è aumentato al decrescere della distanza.
Mentre sulle nuove generazioni pesano come un macigno i dati emersi dagli studi del gruppo di ricercatori del CNR di Lecce e della ASL di Brindisi, con il dottor Giuseppe Latini dove si apprende che nell’arco di dieci anni (2001-2010) le malformazioni congenite nella città di Brindisi sono il 17% in più di quanto previsto dal registro europeo delle malformazioni, il 48% in più per le sole malformazioni cardiache. In particolare dal 2001 al 2010 sono nati 189 bambini con malformazioni congenite, 3 in più ogni anno rispetto alla media europea. “Ma c’è di più- spiega ancora Portaluri nella sua relazione- Lo stesso gruppo di ricercatori ha dimostrato che nelle settimane di gravidanza in cui le malformazioni si generano, le mamme dei bambini malformati hanno respirato, sulla base dei dati delle centraline per il monitoraggio dell’aria, una concentrazione di SO2 superiore a quella respirata dalle mamme che hanno partorito bambini sani. l’ARPA certifica che il 90% della SO2 emessa a Brindisi proviene dalla produzione di energia”.
A questi numeri si aggiungerebbero quelli sull’aumento dei ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie. Recentemente uno studio nazionale ha stimato l’impatto sulla salute della popolazione adulta dell’inquinamento atmosferico in 23 città italiane tra cui Brindisi dal 2006 al 2009 rilevando in questa città un decesso all’anno attribuibile alle emissioni di PM10.
Basterà tutto questo per avere finalmente dei dati empirici su mortalità, malattie e dati ambientali nella città che ospita tre centrali termoelettriche, l’ex Petrolchimico, e che rientra nel sito di interesse nazionale perché gran parte dei suoi terreni della zona industriale sono inquinati?
Lucia Portolano
No,non penso che tutto questo sia sufficiente in una città che nella stragrande maggioranza della sua popolazione è priva di valori morali e di senso civico.Una città dove da una parte il popolino si ritiene soddisfatto dall’essere un soggetto passivo,di rimanere nell’ombra al riparo da possibili ritorsioni e dall’altra, i cosiddetti “colletti bianchi”,muovere “foglia” solo se c’è un proprio tornaconto.Fino a quando i brindisini non si sentiranno parte attiva,co-creatori di questa città,non rimane,e mi dispiace dirlo,augurare loro quello che altri hanno già amaramente provato.